“Napoli ha bisogno di costruire valore: producendo. Invece assistiamo a un turismo mordi e fuggi che consuma il territorio e non dà diritti alle persone che ci lavorano. Abbiamo bisogno di investire nell’industria. La premier Meloni si deve prendere la responsabilità di costruire politiche strategiche per il Sud”. Michele De Palma, 48 anni, nato a Terlizzi, segretario generale della Fiom, ha riunito ieri la sua organizzazione da Foqus, ai Quartieri Spagnoli, in vista della manifestazione di oggi della Cgil in difesa della Costituzione: “La Via Maestra”. “Uniti per la dignità” è il titolo della assemblea di ieri dei metalmeccanici.
Uno slogan calato in un Paese che sembra invece diviso...
“Faremo di tutto per impedirlo. L’Autonomia differenziata manda in frantumi l’Italia. Dovremmo capire come mettere insieme i paesi dell’Europa, non come dividere le nostre singole Regioni. Noi qui vogliamo unire: lavoratori precari con quelli a tempo indeterminato, migranti con lavoratori autoctoni. Questo è il senso profondo delle rivendicazioni del rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici che dal 30 maggio entra nel vivo. Ed è la strada che ci porta anche alla manifestazione di oggi”.
In piazza nella capitale di un Sud dimenticato dal Governo...
“Il Mezzogiorno non è una questione centrale del Paese da moltissimi anni. La mancanza di interventi per il meridione sta determinando una crisi complessiva del Paese. Nel 2080 qui si corre rischio di essere la parte più vecchia dell’Italia. Eppure una volta i giovani al Sud erano tanti, perché si vedeva una speranza di futuro. Ora va fermata l’emigrazione delle giovani generazioni. L’errore è stato pensare che l’industria non fosse un veicolo di cambiamento e miglioramento del Mezzogiorno”.
Non bastano B&b e pizzetterie?
“Tutti credono che il Pil di Firenze sia determinato dal turismo: invece il grosso la fa l’industria. Se un giorno le compagnie di volo decidessero di portare le persone altrove e non più a Napoli, si aprirebbe una voragine economico e sociale per questa città. Vogliamo dirlo che quello è lavoro non tracciato? Lo possiamo chiamare anche lavoro nero. Il part time involontario al Sud ha cifre assurde. Sono quelli che non decidono di lavorare parzialmente, ma la verità è che sono costretti a ricevere una parte del salario fuori busta paga”.
Come puntare sull’industria?
“In Campania abbiamo già una struttura industriale che se potenziata sarebbe pazzesca: avionica, informatica, Fincantieri, Leonardo, Stellantis, l’elettronica, ferroviario, abbiamo tutte le condizioni di partenza per fare investimenti. Vanno attratti. Non sta succedendo.
E poi abbiamo vertenze come la ex Whirlpool di Napoli, una fabbrica che è stata tenuta aperta grazie alla lotta dei lavoratori. È ora con Italian Green Factory si sta procedendo con la reindustrializzazione e l'assunzione di tutti i 294 lavoratori e che opererà nel campo della green economy".
E intanto si muore di lavoro, l’ultima tragedia di un operaio nel cantiere della metro di Capodichino...
“Vedo due responsabilità: da un lato le istituzioni, dall’altro le imprese. Ci vogliono investimenti sulla prevenzione e per fare controlli. È l’unico modo per impedire che si muoia sul posto di lavoro. Qui c’è un lavoro che è sotto una coltre di mancanza di legalità, di mancanza di contrattazione. E questo aumenta i rischi per i lavoratori”.
Si ritorna a parlare del futuro di Bagnoli. Ecco, quello era uno dei luoghi dove una volta c’era la fabbrica...
“È la più grande opera d’arte alla domanda che mi sto facendo: l’Italia e il Sud sono in una fase di transizione industriale o di dismissione? Il punto è che i metalmeccanici non sono più solo quelli con la tuta blu. Dobbiamo immaginare le fabbriche come i luoghi dove oggi si realizzano i software per l’intelligenza artificiale, i prodotti elettromedicali. Sto dicendo che possiamo costruire una ipotesi di investimento industriale che non è più quello della ciminiera”.
Intervista di Alessio Gemma a Michele De Palma pubblicata su Repubblica Napoli del 25 maggio 2024