«Ci sono le competenze, gli impianti e le condizioni, ad iniziare dai fondi Pnrr per sostenere lo sviluppo dei settori industriali strategici. Peccato che il governo e una parte dell’industria non riescano a fare sviluppo. Solo i lavoratori stanno difendendo gli asset strategici: telecomunicazioni, automotive, acciaio ed energia». Michele De Palma, numero uno della Fiom-Cgil, è con i lavoratori Gkn. Il giorno prima era a Flumeri per Industria Italiana Autobus.
Per l’Industria Italiana Autobus c’è un’offerta sul tavolo della Seri Industrial. Perché non vi convince?
«Anche noi pensiamo che la presenza pubblica si possa ridurre, ma solo se si trova un soggetto industriale che abbia un know-how nel settore dello sviluppo, produzione e commercializzazione degli autobus. È necessario un salto di qualità. Seri, per la storia che ha, non ha le caratteristiche per rilanciare IIA. Rincorrere altri pericolosi cavalieri bianchi sarebbe un problema anche per Urso».
Il ministro non vuole spendere soldi pubblici. Cosa replica?
«Che i manager in questi anni sono stati scelti dal pubblico, dalla maggioranza pubblica composta da Leonardo e Invitalia. I soldi c’erano come gli impianti e le competenze ed anche il potenziale mercato. Se il ministro pensa invece a un grande Hub della mobilità tra gli stabilimenti di Bologna e Flumeri, facendo atterrare grandi gruppi industriali internazionali, noi ci siamo. È una prospettiva interessante, ma non penso che si possa passare da Seri».
Bisogna favorire l’arrivo di gruppi cinesi, asiatici o altri…?
«Io sono favorevole che si aprano trattative, a patto che si valuti la credibilità dell’azienda e del progetto e che ci sia una salita occupazionale. Se una parte della classe imprenditoriale italiana non è capace a sfruttare la situazione, allora meglio rivolgersi all’estero».
Una frecciatina a Confindustria?
«Confindustria è la grande assente. Io non l’ho mai vista ai tavoli di confronto. Non ne faccio una questione personale, ma il giudizio sulla guida di Bonomi non può che essere negativo. Il tema industria è sparito, auspico che con il nuovo presidente ritorni al centro».
Qual è la situazione dei tavoli con Stellantis al ministero di Urso?
«Ad ogni riunione del tavolo e ad ogni annuncio di Stellantis, la situazione poi peggiora. Qualcosa non funziona. C’è sempre più cassa integrazione e la notizia che più mi preoccupa è il ridimensionamento e la chiusura dell’Innovation Lab a Modena, dove si è sviluppata la piattaforma Giorgio. È sempre più urgente un tavolo a Palazzo Chigi».
Meloni non vuole concederlo. Cosa farete?
«Noi non rinunciamo alla possibilità di confrontarci e trattare, anche se ci viene negata. Vuol dire che andremo a conquistarci lo spazio. A Torino con lo sciopero unitario dell'automotive abbiamo detto, che se non ci sarà il tavolo a Palazzo Chigi, faremo uno sciopero nazionale del settore».
Il 24 maggio a Napoli sarete in assemblea nei quartieri spagnoli. Perché?
«L’Europa si sta rompendo e l’Italia tra Nord e Sud si sta spezzando. A pagare sono i lavoratori. Siamo impegnati in una campagna referendaria e contrattuale perché vogliamo prenderci la dignità che ci stanno togliendo. Vogliamo ricomporre, con la solidarietà e gli investimenti tassando i ricchi, le rendite e gli extraprofitti. Non si può accettare la politica del governo con l’autonomia differenziata e la differenziazione salariale. Saremo in piazza il 25 maggio per tenere unita la Repubblica e perchè il Nord sarebbe più debole in una competizione sempre più continentale».