Intervista su il Manifesto a Samuele Lodi a firma di Riccardo Chiari
Samuele Lodi, dopo le dimissioni di Carlos Tavares da Stellantis il ministro Urso ha sentito John Elkann. E' stato confermato l'incontro al ministero il 17 dicembre, al posto di Tavares ci sarà lo Jean Philippe Imparato, responsabile per l'Europa della casa automobilistica. Senza Elkann, a quanto è dato capire. Come la vede, dal suo osservatorio di responsabile automotive e segretario nazionale Fiom Cgil?
“E' chiaro che noi rimaniamo 'sul punto': vogliamo anche la convocazione di Elkann, massimo dirigente di Stellantis, e la vogliamo da parte della presidenza del Consiglio, come hanno ribadito a più riprese anche i segretari generali di Fim, Fiom, Uilm. E' evidente che se non ci sarà una risposta positiva alla nostra richiesta, decideremo la data in cui autoconvocarci a Palazzo Chigi. Se non ci saranno novità, lo faremo. Altrimenti non ne usciamo”.
Per certo l'addio di Tavares sembra aver accelerato il ricambio ai vertici di Stellantis, che era annunciato a fine 2025. Ora invece è stato comunicato dallo stesso Elkann, a capo di un comitato esecutivo che ha 'ereditato' le deleghe di Tavares. che il nuovo ad arriverà entro sei mesi. A giudizio degli analisti, prima viene annunciato meglio è.
“Questo è evidente. Elkann in questi anni non ha ricoperto un ruolo esecutivo, è c'è la necessità di qualcuno che invece sappia come muoversi bene e velocemente. Anch'io auspico che il successore di Tavares arrivi in tempi molto brevi. Nel mondo Stellantis ha problemi soprattutto in nord America. Ma c'è un estremo bisogno di un piano industriale per l'Italia, perché fino ad oggi ci sono stati solo annunci. Un piano industriale che specifichi le produzioni, in particolare di modelli mass-market, quelli che trainano il mercato. Ad esempio, della nuova Panda, peccato che sarà prodotta in Serbia...In parallelo abbiamo bisogno di garanzie occupazionali, negli ultimi anni sono usciti migliaia di lavoratori, che sono stati incentivati ad andarsene e non sono stati sostituiti”.
Quest'anno Stellantis ha visto un crollo delle vendite in Italia. L'intero settore è stato asfittico, ma il -13,5% segnato dalla casa automobilistica è emblematico. E le promesse di Tavares di un milione di autoveicoli nelle fabbriche della penisola si scontrano con una realtà ben diversa. Dicono sia il peggior dato dal 1957. E gli stabilimenti si fermano, hanno avuto un calo produttivo superiore al 30% rispetto al 2023.
“Non si arriverà a 500mila veicoli prodotti, un livello bassissimo. E' essenziale tornare a produrre in Italia volumi importanti, così non si va avanti. Prova né il fatto che è ulteriormente aumentata la cassa integrazione. C'è addirittura chi è in cig da più di dieci anni e prende poco più di mille euro al mese, così diventa impossibile andare avanti. Gli ammortizzatori sociali riguardano 2.700 dipendenti di Cassino in solidarietà fino al 31 dicembre, come altri 3.187 a Mirafiori, 220 a Modena e 5.361 a Melfi, questi ultimi fino a giugno 2025. Anche a Pomigliano, Atessa e Termoli si alternano periodi di attività a settimane e settimane di cassa”.
E l'indotto, se possibile, va ancora peggio?
“Lì la situazione è ancora più grave, non hanno più nemmeno gli ammortizzatori sociali. E' per questo che c'è bisogno del governo, del ministero del Lavoro, perché proroghi questi strumenti, pena un disastro sociale. Oggi hanno protestato e scioperato i lavoratori di Trasnova, azienda della logistica e dei trasporti, impiegati negli stabilimenti Stellantis, Un centinaio di loro, a Pomigliano, rischiano il licenziamento, se non saranno rinnovate le commesse”.
Di fronte a un azionariato Stellantis in prevalenza statunitense e francese, quali sono i margini di manovra del governo italiano?
“Quello delle multinazionali che se ne vanno dall'Italia è un problema generale, vedi la Beko. Ma mi colpiscono le parole del ministro Urso, che si vanta di non aver chiuso un'azienda. Che Stellantis abbia delle responsabilità è indubbio, è la casa automobilistica che perde di più, in Italia e in Europa. Ma responsabilità le ha anche il governo: non solo non ha fatto nulla, ha addirittura tagliato di 4,5 miliardi il fondo automotive. Un governo che chiede l'intervento dell'Ue per il settore, mentre taglia in Italia. Tornando a Stellantis, non conosco tutte le vere ragioni dell'addio di Tavares, le si possono immaginare. Per certo il suo piano industriale per l'Italia è stato disastroso. Non è semplicemente una questione di crollo in borsa e di risultati finanziari negativi. Nel senso che questi, evidentemente, solo la ripercussione del disastro industriale del gruppo. Infine, auspico che le cronache non ci raccontino di laute buonuscite per Tavares: sarebbe oltraggioso per le migliaia di lavoratrici e lavoratori.