Domenica, 22 Dicembre 2024

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Ilva, subito le risorse per le manutenzioni.

Intervista a Michele De Palma su La Gazzetta del Mezzogiorno

Michele De Palma, segretario generale Fiom, oggi sara’ a Bari alla Bosch per una assemblea con gli operai. Il lavoro e’ una priorita’ per il Sud. Che cosa non si e’ fatto finora?
“E’ una emergenza perche’ non ci sono state politiche industriali condivise tra sistema-imprese, governo a tutti i livelli e mondo sindacale. L’assenza di visione industriale sta alimentando - in particolare in Puglia e a Bari - casi complessi: da Leonardo a Grottaglie all’Ilva passando per l’automotive nel Barese”.
 
Il tema si affronta partendo dalle risorse a disposizione.
“Il Paese ha avuto una grande occasione, con il Pnrr, per realizzare e consolidare una strutturazione stabile dell’industria, a partire dal Sud. Noi però discutiamo ancora e soprattutto di cassa integrazione e non di crescita e investimenti”.
 
Come si affrontano le crisi connesse alla transizione ecologica nell’automotive?
“Si possono gestire se ci sono politiche che accorciano le filiere nel territorio nazionale. La transizione ecologica e digitale ha come punto centrale il luogo degli investimenti. Su questo vogliamo discutere con Bosch e con i grandi investitori in Italia”.
 
Per fare che tipo di produzioni?
“Avremo bisogno di meno ingranaggi per la transizione green della mobilità ma ci vorrà altro: semiconduttori o software per le auto di aiuto alla guida. C’e’ il tempo per guidare la transizione ma ci vogliono due fattori: l’impresa deve allocare nel Sud nuove produzioni perche’ il territorio non sia messo fuori gioco, e poi ci vuole un piano di investimenti istituzionali”.
 
Cosa ci vuole passando sul concreto?
“Le multinazionali in questa fase, con un quadro europeo complesso, decidono dove allocare le produzioni dopo una interlocuzione tra il Ministero del Made in Italy e il livello regionale. Non vedo allo stato il necessario gioco di squadre”.
 
Quali le politiche messe in campo dal governo?
“E’ stata allargata la Zes a tutto il Meridione ma allargare non ha implementato gli investimenti. Il nodo sono le politiche verticali su settori strategici come l’automotive e la siderurgia, senza le quali non siamo più un paese industriale”.
 
Con Adolfo Urso come va la dialettica?
“Al ministro ho obiettato che mette un miliardo sull’acquisto delle auto elettriche non risolverà il problema della produzione delle auto. Vanno stanziate risorse dove si realizza occupazione e valore economico”.
 
Il voto delle europee avra’ un peso in questo senso?
“Qui si discute tra chi vuole una transizione green più veloce e chi la reclama più lenta. Manca la visione, ovvero la politica: non abbiamo fatto gli investimenti necessari ne’ puntato sui nostri talenti e sui giovani per sviluppare le innovazioni che determinano la filiera”.
 
Tornando a Bruxelles…
“La partita vera si gioca a Washington con le presidenziali Usa: le nostre difficoltà europee sono determinate dalle politiche americane per riportare negli States le produzioni. Bisogna comprendere se l’Ue e’ un vaso di coccio tra giganti come Usa e Cina che hanno già programmato la transizione. Quale sarebbe la politica Ue sul questo dossier?”.
 
La questione Ilva?
“Andiamo troppo lenti. Servono i soldi. Abbiamo dato ai commissari un elenco di punti critici dell’azienda, in questi anni e’ stato fatto un disastro. I commissari hanno fatto un loro piano di ripartenza. Ora servono immediatamente risorse per intervenire in fretta sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie, garantendo il tessuto produttivo che c’e’. Poi ci vuole una riflessione sulla prospettiva: prima di avviare i forni elettrici e il piano di decarbonizzazione bisogna programmare e garantire una rete elettrica idonea e fonti di alimentazioni di energia elettrica che ad oggi non ci sono. Anche la transizione ecologica ha bisogno di investimenti per salvaguardare subito l’equilibro tra lavoro e ambiente”.
 
Il dibattito sul salario minimo?
“Parliamo di salario. I metalmeccanici hanno presentato una piattaforma per rinnovare il contratto nazionale. Il nostro contratto ha difeso il potere d’acquisto degli operai, aumentando i salari: il quinto livello ha registrato un aumento di 123 euro per recuperare potere d’acquisto. L’Italia ha bisogno di un salario minimo negoziale, come in Germania, dove il governo, con imprese e sindacati negozia il salario minimo. Dobbiamo prendere esempio da Berlino”.
 
Il referendum Cgil contro il Jobs act?
“Oggi Renzi e’ a Bari: avrebbe la possibilità di un ravvedimento operoso, venendo anche lui con noi a firmare contro la sua riforma del lavoro che ha fallito. Tutte le cose che ci ha raccontato - più occupazione e investimenti - non si sono verificate. Si e’ solo impoverito il potere contrattuale dei lavoratori. Il referendum serve a restituire dignita’ alle persone che lavorano”.

 

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La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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