Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla vigilia del Primo Maggio è tornato a denunciare «lo stillicidio» delle morti sul lavoro e ha lanciato l’allarme sugli effetti nefasti di un ulteriore allargamento delle disuguaglianze sociali ed economiche tra Nord e Sud. Appelli che non possono non coinvolgere anche ruolo e responsabilità del sindacato.
«Assolutamente sì - dice Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, il sindacato dei metalmeccanici - e in una fase come l’attuale, nella quale dobbiamo addirittura lottare per il semplice riconoscimento del nostro ruolo, occorre tornare ai fondamentali. Dunque negoziare senza tregua per contratti, salari e orari di lavoro dignitosi. Sono appena tornato da Chicago dove si respira un nuovo, incoraggiante vento di sindacalizzazione, che dobbiamo far spirare anche qui».
Quel vento non sembra aver nemmeno sfiorato Palazzo Chigi: il governo ancora una volta ha convocato i sindacati alla vigilia del Primo Maggio proponendo ben poca cosa...
«Anche la politica dovrebbe tornare ai fondamentali di fronte all’enorme astensione elettorale. E se mancano le risorse per finanziare vere politiche sociali, le recuperi tassando chi ha le risorse patrimoniali. Il capitalismo si è mangiato il lavoro e si sta mangiando il pianeta».
D’accordo i fondamentali, ma come fare se le controparti si sottraggono al confronto con il sindacato, di fatto deligittimandolo?
«Se non sei riconosciuto, se ti negano il tavolo negoziale, non resta che la lotta nel nome di chi rappresenti. Ecco perchè questo Primo Maggio non può essere solo una ricorrenza, quanto piuttosto la riaffermazione del ruolo dei lavoratori davanti a imprese e governo».
Torniamo alle istanze di Mattarella: la sicurezza del lavoro...
«Il governo riconosce il lavoro solo come fattore economico e non come elemento umano. Non a caso parla di nazione invece che di repubblica. Nell’era dell’intelligenza artificiale, dell’industria 4.0 e 5.0, si continua a morire come cinquanta anni fa...ma un tempo tecnologia e scienza servivano a migliorare le condizioni di lavoro, ora soltanto all’efficientamento. Quindi appalti e subappalti, scelte legislative che premiano flessibilità o, meglio, precarietà e taglio dei costi».
In Sicilia, come nel resto del Sud, si muore di più sul lavoro.
«Nel Mezzogiorno sono meno gli appalti diretti e c'è una minore presenza di contrattazione di secondo livello, così il lavoro è più rischioso e in alcuni casi più povero. Inoltre, c'è un importante fenomeno di desertificazione industriale».
Nell’Isola è ancora irrisolta la questione della ex Fiat di Termini Imerese. Un vero scandalo.
«Ecco cosa intendo quando dico di tornare ai fondamentali. Quanti ministri sono sfilati nei decenni a Termini Imerese senza che si trovasse una soluzione? Senza che si sanasse una volta per tutte il torto, non solo alla Sicilia, della chiusura di Fiat? Dopo oltre 12 anni di ammortizzatori sociali e con l’amministrazione straordinaria che scadrà a novembre, noi intanto continuiamo a parlare con gli stessi operai e a chiedere a governo e Regione un intervento che garantisca la continuità dell’occupazione nel tempo, non soltanto nella fase di riqualificazione dell’area: In Sicilia c’è l’esempio virtuoso della Stm, ma possibile che non si trovino investimenti per Termini. Dove sono i grandi gruppi pubblici e privati?».
Ad indossare la maglietta di Fratelli d’Italia nell’evento elettorale del partito...
«Quella foto è un oltraggio alla fatica dei lavoratori e delle industrie stesse. Quei manager dovrebbero indossare ogni giorno la maglia intrisa di sudore dei loro operai. Non può accadere che il lavoro giornaliero di migliaia di lavoratori e lavoratrici venga messo a disposizione di iniziative propagandistiche in vista delle elezioni».
Sul Ponte caro a Salvini la domanda non può che essere secca: lei è favorevole o contrario?
«Pensiamo a quanto lavoro stabile e non legato all’estemporaneità di un cantiere, si potrebbe avere in Sicilia investendo nella mobilità urbana e extra-urbana, nelle ferrovie, nei bus, nel trasporto elettrico. Le infrastrutture materiali e immateriali porterebbero posti di lavoro e migliorerebbero la vita dei siciliani. Ma evidentemente ancora esistono persone che credono di essere onnipotenti e di lasciare ai posteri opere paragonabili alle piramidi di Cheope o alla Mole Adriana. È una patologia, è questa voglia di delegare e credere nell’uomo o nella donna della provvidenza».
In questo senso l’autonomia differenziata e la riforma costituzionale verso il premierato, sembrano far parte dello stesso disegno. Sono prospettive che la preoccupano?
«Sì, ma credo anche che la democrazia costituzionale fornisca gli strumenti di tutela, come i referendum e gli scioperi. Si tratta di riconsegnare nelle mani delle persone il potere di partecipare alle decisioni».
Intanto, però, gli italiani che rinunciano al voto sono sempre di più.
«Ma le persone si possono riabituare alla partecipazione democratica, a patto che lo si faccia partendo dalle loro condizioni concrete. Mi riferisco soprattutto ai giovani. Si parla tanto e giustamente di antifascismo, e allora vorrei ricordare che quel movimento reagiva alle sofferenze della guerra e voleva una società diversa. Insomma si trattava di pane e rose. Quando la premier Meloni afferma che le guerre non si fermano con le bandierine, sbaglia: le manifestazioni, le mobilitazioni, possono determinare le scelte della politica».
Intervista di Marco Patucchi a Michele De Palma pubblicata su Repubblica Palermo del 1° maggio 2024