Mentre in Parlamento si discutono e si approvano leggi che, fatte passare come “rivoluzionarie per il paese”, nella realtà aumentano la precarietà, i lavoratori vengono licenziati e le multinazionali in Italia dismettono i siti produttivi.
L’ultimo, ennesimo, annuncio di apertura della procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività lo ha fatto la Sapa di Fossanova (Latina) che, nella mattinata di oggi, ha consegnato alle organizzazioni sindacali e alla Rsu aziendale l'avvio del provvedimento per 136 licenziamenti.
Sapa spa è diventata leader mondiale della produzione di estrusi in alluminio a seguito della fusione dei due grandi gruppi mondiali del settore, Norsk Hydro e Sapa Group, in una joint venture con il 50% di proprietà ciascuno, in un processo iniziato a ottobre 2012 e formalmente concluso a settembre 2013, dopo l’ok dell'autorità mondiali per l’antitrust. L’operazione ha coinvolto in Italia, oltre allo stabilimento di Fossanova, i siti produttivi di Feltre (Bl), Ornago (Mb), Atessa (Ch) e, fino allo scorso mese, quello di Bolzano, stabilimento venduto ad una società di investimenti del Gruppo Almax Invest, nei quali sono coinvolti oltre 600 dipendenti.
Abbastanza pretestuose le motivazioni con le quali si giustifica la scelta di chiudere il sito di Fossanova – “a causa delle forti perdite economiche” –, come a non sapere in quali condizioni naviga il mercato di riferimento degli estrusi, in modo particolare quello del serramento legato all’edilizia.
Ma ciò crea stupore e che fa più rabbia ai lavoratori – comunque consapevoli del rischio di ristrutturazione o delocalizzazione delle produzioni – è stato apprendere questa notizia dopo che non più di dieci giorni fa la direzione aziendale aveva dato rassicurazioni alle segreterie territoriali e alle Rsu rispetto agli ordinativi e al proseguimento delle attività, tanto da scongiurare il ricorso alla cassa integrazione guadagni.
Le segreterie provinciali di Fim, Fiom, Uilm e la Rsu aziendale hanno immediatamente convocato un’assemblea con i lavoratori proclamando lo stato di agitazione.
Nei prossimi giorni si svolgerà il primo incontro nella sede di Unindustria Latina riguardo la procedura di mobilità nel quale le organizzazioni sindacali chiederanno l’attivazione di un tavolo ministeriale.
Fiom-Cgil di Latina
Latina, 5 maggio 2014