Gianni Venturi (Fiom) incontra la redazione di Rassegna.
La vicenda ArcelorMittal va inserita in un contesto globale. La via giudiziaria non basta, bisogna salvare l'impianto con scelte strategiche. Produrre acciaio rispettando ambiente e salute si può
“Ci sono alcuni primi timidi segnali che possono far pensare alla possibilità di riprendere una trattativa, ma è ancora molto poco per raddrizzare il piano inclinato su cui è stata messa la vicenda dell'ex Ilva in ragione di un atteggiamento in qualche modo contraddittorio e incauto del governo”. Questo, a oggi, il giudizio di Gianni Venturi, segretario nazionale della Fiom e responsabile siderurgia, sulla vicenda impervia e infinita che riguarda l’ArcelorMittal. Venturi ha incontrato la redazione di Rassegna Sindacale per discutere la situazione tarantina, mettendola però in relazione a quanto avviene su scala globale nel settore dell’acciaio. “Da questo punto di vista – spiega – non possiamo tralasciare un fatto fondamentale: in queste ore ArcelorMittal ha appena concluso, in joint-ventures con Nippon Steel, l'acquisizione di una grande acciaieria come Essar Steel India. Si tratta di una coincidenza quantomeno singolare col fatto che il governo indiano ha appena annunciato che il paese farà un investimento di 1,4 trilioni di dollari in infrastrutture, il 60 per cento delle quali è rappresentato da ponti d'acciaio”.
Insomma, la questione ArcelorMittal, al di là dei risvolti giudiziari, non si può comprendere se non la si colloca in uno scenario globale. Il gruppo prova a disinvestire in Italia per spostare le sue risorse su altri mercati più ricchi...
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