Nonostante le insistenti richieste delle Organizzazioni e delle Rappresentanze sindacali in TBSit, come del resto è avvenuto nelle altre società di GPI, società del settore ICT di circa 6 mila dipendenti che ne ha acquisito una parte del pacchetto azionario e, di fatto, il controllo, l’Azienda non anticiperà il trattamento di CIGO Covid19 scaricando così sui propri dipendenti l’incertezza sui tempi di pagamento diretto ai lavoratori da parte dell’INPS.
Certo, a differenza dalla Cassa integrazione “normale”, dove l’anticipo è la norma e il pagamento diretto da parte dell’INPS, l’eccezione da motivare con una grave crisi finanziaria, la normativa specifica CIGO Covid19 non dispone l’obbligo di anticipo del trattamento a carico delle Aziende, ma nelle discussioni con le imprese del settore ITC, pur avendo dovuto insistere, il Sindacato è riuscito ad ottenerlo, con l’unica eccezione, tra le società di rilievo per dimensione e fatturato, del Gruppo GPI compresa la sua partecipata TBSit.
La Delegazione sindacale aveva inoltre proposto di garantire a tutti i dipendenti un 50% di attività lavorativa nell’arco del mese: in questo modo si sarebbe percepito almeno metà retribuzione e maturato i ratei di ferie e di tredicesima. Poteva essere un’alternativa accettabile al mancato anticipo della CIGO.
Ma anche in questo caso la risposta è stata negativa, nel senso che la risposta aziendale è stata di garantire il 50% come media su tutti i lavoratori e la disponibilità a fornire ai lavoratori che ne avrebbero fatto richiesta, la sola anticipazione dei ratei di tredicesima maturati (3 mensilità) o eventualmente dell'elemento perequativo, ovvero di soldi dei lavoratori e per importi comunque insufficienti per quanti saranno sospesi in CIGO a zero ore.
Questo in una situazione in cui le commesse continuano a essere svolte e remunerate.
Così non si danno le giuste risposte ai dipendenti che con lo stipendio mensile sostengono le spese quotidiane e che in questa situazione rischiano di avere gravi difficoltà finanziarie.
Così non si costruisce – anche in un momento difficile come questo – quell’attaccamento all’Azienda che – secondo le logiche imprenditoriali più moderne la rende competitiva ed efficiente e così non si costruiscono neppure quelle relazioni industriali mature che – anch’esse – sono un elemento di competitività e di efficienza.
Le Organizzazioni e le Rappresentanze sindacali – forti di queste ragioni – continueranno a insistere con la Direzione aziendale perché cambiare idea, a volte è una buona idea.
Fiom e Uilm Nazionali
Roma, 24 aprile 2020