Nei mesi scorsi avevamo ricevuto numerose segnalazioni da parte di molti lavoratori riguardo la pratica di segnare sulla commessa un numero inferiore di ore rispetto a quelle effettivamente impiegate nel progetto operativo, facendo imputare come unbilled (ma anche su altre casistiche similari e sempre improduttive) le altre ore rimanenti su commessa.
Come FIOM denunciammo immediatamente tutto ai vertici dell’azienda e in particolare all’AD Monia Ferrari durante l’informativa dello scorso luglio. Ci risulta che oggi, dopo una serie di iniziative e avvicendamenti aziendali, che questa pratica sia diminuita.
Le rimostranze fatte alla Direzione Aziendale nel richiedere se era a conoscenza di questa modalità scorretta di gestire le commesse e i lavoratori, offendendo la professionalità di tanti, ha prodotto un cambiamento e, sembra, sortito gli effetti auspicati.
L’azienda tra le criticità che annuncia rispetto alle performance aziendali, mette proprio gli unbilled ma i dati su cui basa la sua analisi sono evidentemente “drogati” da questa pratica che scarica verso l’alto la più bassa marginalità e che dichiara persone in esubero quando invece in realtà mancano sui progetti (e chi ci lavora è costretto invece a fare orari inaccettabili).
Riteniamo però opportuno monitorare fortemente la situazione e per questo invitiamo tutti i colleghi a segnalare alla Rsu gli eventuali casi ancora presenti, al fine di ottenere una comprensione accurata delle dimensioni di questo fenomeno. È importante sottolineare che ciò influisce direttamente sulle valutazioni delle performance individuali, compromettendo il raggiungimento degli obiettivi sia a livello individuale che collettivo.
Le lavoratrici e i lavoratori costruiscono il successo aziendale lavorando anche più delle otto ore previste, mantenendo altissima la professionalità.
A questo proposito riteniamo grave che l’azienda chieda ai lavoratori che hanno finito l’attività sui progetti loro assegnati e dopo aver fatto in molte situazioni nottate e interi week end di lavoro, chieda loro di ritornare in sede per almeno 3 giorni a settimana a fare dei corsi on-line, creando disagio massimo a tutti e specialmente a quelli che vivono lontano dalle sedi loro assegnate.
Il rispolverare motivazioni come “l’opportunità di una nuova allocazione aumenta solo davanti alla macchinetta del caffè o facendo corsi on line in una postazione di lavoro della propria sede”, le riteniamo anacronistiche e poco innovative che per nulla si addicono ad un’azienda come Capgemini, soprattutto se i colleghi che vengono fatti rientrare si trovano poi a fare colloqui e corsi on line con altre sedi!
Rsu Fiom Capgemini Roma
Fiom-Cgil nazionale
Roma, 6 febbraio 2025