I soggetti, istituzionali e non solo, entusiasti della proposta francese sulla creazione di una nuova società con la divisione delle attività civili da quelle militari di Fincantieri, come mossa per uscire dall'impasse su Stx France – peraltro creata ad arte dai francesi – dovrebbero riflettere e valutare attentamente la proposta dei “cugini” d'oltralpe.
Macron, infatti, vorrebbe costituire due società, una con le attività civili per l’Italia e l’altra con le attività militari per la Francia. Ora, se guardiamo alla marginalità delle attività non c'è dubbio della strategicità del settore militare, coperto da programmi istituzionali, mentre sul settore civile la concorrenza è molto più forte, con conseguenze dirette sul risultato economico, in particolare per quanto riguarda la prima nave costruita.
Il tema quindi non si risolve mettendo al tavolo Leonardo/Finmeccanica, ma facendo attenzione a non lasciare alla Francia i programmi istituzionali (finanziati peraltro dai cittadini italiani) cioè la parte più performante e sicura del mercato. Oggi nel bilancio di Fincantieri la costruzione di navi non distingue tra militari e civili e, se guardiamo alla performance economica, è evidente dove si concentra la marginalità. Dividere le attività quindi rischia di togliere alla parte italiana quella marginalità, quella capacità di investimento e quella ricerca e sviluppo finanziata che dal settore militare viene poi tradotta in soluzioni avanzate per il settore civile.
Siamo convinti quindi che gli escamotage possono servire a salvare la forma e la faccia ma la sostanza della proposta francese deve essere valutata con attenzione, e se dovesse essere confermata per quello che emerge dalle anticipazioni dei media, deve essere rifiutata. Come Fiom-Cgil siamo contrari a soluzioni dannose per l'Italia e per i lavoratori italiani. La maggioranza di Stx l'avevamo già conquistata acquisendo la società francese dal tribunale fallimentare, oggi ci danno quello che avevamo già prendendosi il settore militare e dovremo ritenerlo un successo?
Lo abbiamo già detto prima dell'estate: se l'operazione sarà utile a creare una grande azienda europea della cantieristica navale in grado di competere con i produttori asiatici siamo favorevoli, ma a condizione che si facciano investimenti forti nei bacini italiani per renderli competitivi, in caso contrario non è necessaria a tutti i costi come ci viene detto. L’eventuale società che dovesse nascere dovrà essere unica e tenere insieme i due settori, a quel punto la maggioranza italiana può essere un vantaggio per il paese.
O Fincantieri e gli interessi italiani sono tutelati, attraverso un accordo equo con i francesi, oppure non ha senso continuare su una proposta che potrebbe danneggiare il paese, le sue prospettive industriali e il futuro dei lavoratori della cantieristica italiana.
Fabrizio Potetti, responsabile Fiom-Cgil per Fincantieri
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 21 settembre 2017