Fincantieri è una delle più importanti imprese navalmeccaniche del mondo, erede della grande tradizione della cantieristica italiana, con stabilimenti che hanno una storia centenaria e professionalità riconosciute nel mondo. È leader mondiale nella costruzione delle navi da crociera, ha una forte presenza nel settore militare e nel 2012 ha acquisito il gruppo coreano Osv specializzato nel settore off shore.
Il gruppo ha la sua sede centrale a Trieste, è quotato in borsa ma è controllato dallo Stato attraverso Fintecna – finanziaria del ministero dell’Economia - che possiede il 70% delle azioni. Pertanto si tratta di un’azienda pubblica con partecipazione di privati.
Nel mondo possiede 21 cantieri distribuiti in 4 continenti e in 13 paesi con un’occupazione che si aggira attorno ai 20.400 occupati. In Italia i cantieri sono 8 (Genova Sestri, Riva Trigoso e Muggiano presso La Spezia, Castellamare di Stabia, Palermo, Ancona, Mestre-Marghera, Monfalcone). Con le controllate, in Italia occupa circa 7.400 lavoratori.
L’ultima crisi – nella storia di questo settore sono ricorrenti e sono state sempre affrontate con un importante intervento pubblico – è datata 2008, ha avuto caratteristiche mondiali ed è stata affrontata ricorrendo agli ammortizzatori sociali, con cassa integrazione straordinaria e mobilità attraverso appositi accordi sindacali. Ciò ha comportato una riduzione dell’occupazione di circa 1.500 unità distribuite in tutti i cantieri. Contemporaneamente è però aumentato il lavoro dato in appalto e l’utilizzo del subappalto soprattutto nel settore delle navi da crociera. Creando così “filiere” sempre più lunghe e sempre più fuori controllo nella distribuzione delle commesse e nell’organizzazione produttiva, con rilevanti ripercussioni sulle condizioni lavorative, sulla regolarità degli appalti e sconfinamenti nell’illegalità.
Oggi si può affermare che la crisi è finita: le commesse in tutti i comparti o aree strategiche di prodotto sono garantite fino e oltre il 2020.
Occupazione
In questa situazione di mercato, potendo contare su importanti professionalità da non disperdere e tenendo conto delle recenti perdite occupazionali, crediamo sia fondamentale mantenere l’integrità e l’unità di tutti i cantieri italiani, delle sedi e delle controllate, non solo per ragioni sociali – considerata la situazione complessiva del paese ancora segnata da gravi difficoltà – ma anche per tutelare la qualità del gruppo e la sua stessa capacità competitiva.
Noi crediamo sia possibile incrementare l’occupazione nei siti italiani in una misura che – in relazione alle produzioni attivate e previste – possiamo stimare nella misura complessiva di 1.700 unità, distribuendo equamente i carichi di lavoro e investendo sulle infrastrutture. A questo proposito assumono una notevole rilevanza il rilancio dei bacini di carenaggio a Palermo e Castellammare di Stabia, la realizzazione del ribaltamento a mare a Sestri Ponente, Riva Trigoso, Muggiano, per potenziare questi cantieri e renderli più competitivi.
Al contrario l’azienda sembra volersi muovere su una strada diversa, ventilando delocalizzazioni di produzioni verso i suoi cantieri non italiani, o perseguendo l'aumento degli appalti, incrementando così la parte già rilevante di lavorazioni non svolte da personale Fincantieri e persino arrivando a ipotizzare apertamente lo scorporo delle attività di scafo che da sempre costituiscono la parte industrialmente e professionalmente più rilevante delle produzioni navali.
Chiediamo quindi di intervenire sull'azienda affinché siano evitate delocalizzazioni delle attività del Gruppo e ne venga mantenuta l'integrità, procedendo alle assunzioni nei cantieri italiani di Fincantieri.
Appalti
In ogni cantiere il rapporto tra lavoratori Fincantieri e dipendenti di ditte in appalto o subappalto è di uno a tre nel migliore dei casi. Il lavoro in appalto è tradizionalmente presente nei cantieri navali, ma nel corso degli ultimi anni ha assunto dimensioni inedite e persino abnormi. Si tratta di una situazione fuori controllo, perché quello degli appalti è diventato terreno di attività illegali, con presenza di lavoro nero, sotto-salari, paghe globali illegali, evasione fiscale, rischi per la sicurezza.
Queste gravi affermazioni sono facilmente riscontrabili anche attraverso le indagini della magistratura in corso in alcuni cantieri e si possono verificare senza troppi sforzi con una semplice ricognizione diretta nei cantieri e nei territori circostanti. Come sindacato abbiamo proposto all’azienda di convenire su regole di controllo congiunte e contrattuali bene esplicitate nella piattaforma, prendendo spunto da accordi – che hanno dimostrato una rilevante efficacia – sottoscritti tra sindacati, aziende e ministeri degli Interni in altri cantieri europei. Ma nei fatti, al di là delle dichiarazioni di principio, Fincantieri rifiuta purtroppo di confrontarsi su queste tematiche, proponendo dei palliativi inefficaci.
Ci sembra, questa, una situazione intollerabile che abbiamo ritenuto importante portare a vostra conoscenza, e chiediamo per questo a Parlamento e Governo di intervenire sul sistema degli appalti.
Ringraziandovi per l’attenzione, desideriamo confermarvi la massima disponibilità della Fiom per qualsivoglia approfondimento riteniate necessario e alleghiamo a questa sintesi le nostre richieste e proposte.