Bruno Papignani, coordinatore nazionale Fiom-Cgil per Fincantieri, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
Sabato prossimo a Monfalcone sarà una giornata di festa per la presentazione della “Britannia” di Fincantieri.
Come sempre i politici saranno in prima fila, se non altro per fiuto propagandistico. Nessuno mette in discussione l’evento, tuttavia occorrerebbe che proprio le istituzioni e la politica ponessero a Fincantieri alcuni problemi che il sindacato sta affrontando nella trattativa per il rinnovo dell’integrativo aziendale che ha preso il via da qualche giorno.
Innanzitutto la necessità che, di fronte a nuovi ordini, Fincantieri crei occupazione nel nostro paese, salvaguardando l’integrità del gruppo in tutti i suoi cantieri e sedi, mentre siamo sempre più convinti che stia studiando “uno spezzatino” per costituire diverse società controllate.
Inoltre, riguardo al fatto che servono nuove infrastrutture per dare un futuro ai cantieri di Castellammare, Palermo, Genova e altri ancora. Quello che serve sono investimenti in macchinari, invece di pensare di ritirarsi dalla meccanica di Riva Trigoso o dall’Isotta Fraschini di Bari.
Ma soprattutto è necessario che Fincantieri diventi un'azienda “normale” per quanto riguarda l’esecuzione delle commesse oggi svolte in una giungla di appalti e subappalti, che diventano anche luoghi di illegalità, di evasione fiscale, di mancanza di diritti, con lavoro che quando va bene è sottopagato e insicuro.
Riguardo questo, in questi giorni invieremo richieste di incontro alle forze politiche nazionali, alle commissioni parlamentari e al Governo per spiegare perché l'argomento degli appalti è al centro della nostra piattaforma rivendicativa e sul quale chiediamo regole precise che per essere efficaci necessitano di interventi legislativi che prima di tutto assegnino al committente la responsabilità sul funzionamento e la gestione degli appalti.
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 17 febbraio 2015