Le notizie che si sono alternate sul futuro di Fca con un susseguirsi di indiscrezioni – dalla vendita di tutto o parte del gruppo, allo scorporo del “polo del lusso” o del solo marchio Jeep – hanno visto da un lato raddoppiare il valore finanziario ma dall'altro stanno provocando preoccupazione e incertezza tra i lavoratori. La proprietà sta raggiungendo l'obiettivo della riduzione del debito; questo risultato sta incontrando il favore degli azionisti e delle agenzie di raiting, ma negli stabilimenti produttivi permangono i problemi per i lavoratori sull'occupazione, visto che ad oggi, fatta eccezione per lo stabilimento di Cassino, non solo non sono risolti i problemi occupazionali e produttivi per Mirafiori e Pomigliano, come in prospettiva su Modena, ma vi è un aumento dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali a Melfi e questo potrebbe avere effetti negativi anche sui lavoratori impegnati nelle aziende che fanno componenti. Inoltre, in Sevel mentre ai lavoratori sono imposti straordinari per rispondere ai volumi del veicolo commerciale leggero prodotto sia per Fca che per Psa, nessun confronto o informazione è stata data sulla possibile decisione di Fca di acquisire completamente la Sevel, oggi in comproprietà con Psa.
Oggi c'è una Fca che fa profitti, nonostante il mercato dell'auto negli Usa sia in calo, ma tengono quello europeo e italiano, mentre per i lavoratori negli stabilimenti italiani ci sono una paga base inferiore agli altri metalmeccanici e l'assenza di un confronto sul futuro produttivo e occupazionale.
La Fiom ritiene le ipotesi circolate di “spezzatino” un danno per il futuro dei lavoratori.
La Fiom propone un confronto con l'azienda e le altre organizzazioni sindacali che metta al centro l'innovazione: l'intesa di collaborazione raggiunta con Bmw e Intel sulla guida autonoma e il lancio della produzione dei primi motori ibridi ed elettrici per il mercato Usa sono due passi in controtendenza rispetto al passato, ma c'è la necessita di un confronto per una “rivoluzione verde e sicura della mobilità” visto l'orientamento del mercato dell'auto e le scelte dell'Unione europea sulle emissioni. Proponiamo un confronto che preveda l'implementazione dei modelli negli stabilimenti che non hanno ancora una missione produttiva per occupare tutti i lavoratori e cessare gli ammortizzatori sociali.
Per la Fiom è necessario che sia sui modelli di auto in produzione, che su quelli che saranno lanciati con il nuovo piano industriale, siano previste motorizzazioni ibride ed elettriche la cui produzione per tutti i mercati siano allocate in Italia.
È indispensabile il rilancio dei centri di ricerca e sviluppo dagli enti centrali di Mirafiori e Pomigliano, anche attraverso investimenti pubblici e privati e partenariati con le università. L'innovazione di prodotto e di processo (di cui si occupa il centro ricerca di Melfi) può essere finanziata con le risorse pubbliche di Industria 4.0 ma con l'obiettivo di migliorare la qualità del lavoro e la quantità degli occupati.
La Fiom ritiene che i profitti raggiunti siano il frutto del lavoro, pertanto debbano essere reinvestiti nella innovazione e nel miglioramento delle condizioni di lavoro e salariali di chi questo risultato ha contribuito in grande parte a raggiungerlo.
Fiom nazionale
Roma, 6 settembre 2017