In questi giorni, dopo vari interventi sugli organi di stampa che hanno coinvolto anche la Fiom territoriale e il suo Segretario Provinciale, come iscritti alla Fiom e delegazione sindacale della Fiom in Ferrari abbiamo deciso di esporci pubblicamente in merito alla concreta eventualità che la sede legale della Ferrari venga spostata in Olanda.
Lo facciamo in prossimità del “Family day”, l'iniziativa con cui Ferrari si avvicina alle famiglie dei suoi dipendenti, perché vogliamo sottolineare che l'assenza di comunicazione e soprattutto di confronto sulle scelte strategiche aziendali provoca dubbi e preoccupazioni tra i dipendenti.
Se è giusto, come lo è senz'altro, che i cittadini di questo territorio esprimano la propria contrarietà alla scelta di delocalizzare la sede legale di Ferrari, è indispensabile che anche la voce dei lavoratori di Maranello esprima le proprie considerazioni su una scelta di FCA che investe Ferrari e impatta sul territorio di Modena. Noi iscritti alla Fiom e rappresentanti della Fiom intendiamo farlo.
Del resto, oltre che dai lavoratori, ci sentiamo paradossalmente legittimati a dire la nostra anche dall'ex-presidente Montezemolo che prima di lasciare l'azienda incontrò in modo unitario tutte le rappresentanze sindacali, inclusa la Fiom. In quell'occasione, tra le altre cose, l'ex Presidente ci spronò a difendere l'azienda e il territorio, dicendo che la Ferrari è dei lavoratori. Per una volta ci sentimmo in accordo con Montezemolo. Pertanto, se sul tema del trasferimento di Ferrari in Olanda gli spazi di discussione con la Ferrari e con Marchionne oggi non esistono, continueremo a ricercarli, dando la nostra disponibilità ad iniziative con la città, e utilizzando anche lo spazio che ci verrà concesso dagli organi di stampa per tentare di far ascoltare in nostro punto di vista e le nostre domande.
Quello che vorremmo dire a Marchionne è che siamo convinti che spostare la sede legale di Ferrari significa logorare in modo irrecuperabile il legame tra azienda, città e lavoratori; significa indebolire l'idea di sviluppo aziendale che si integra in questa zona con l'idea radicata di innovazione, emancipazione, diritti. Si comincia a uccidere qualcosa di vivo e funzionante.
Lasciare Maranello è una scelta preoccupante e sbagliata; lasciare che questo avvenga nel silenzio del governo italiano risulta avvilente.
Vorremmo, inoltre, spiegare a Marchionne che siamo convinti che esiste un'evidente differenza tra un azienda calata come un'astronave sul territorio e che vive avulsa dal contesto sociale e politico circostante, e un'attività produttiva che respira radicata al suo territorio e che fa scelte di espansione, di crescita internazionale collaborando in modo sano e responsabile con le risorse, le conoscenze, le esigenze di tutto ciò che circonda il perimetro aziendale.
I lavoratori della Ferrari in questi ultimi anni hanno sperimentato in varie occasioni la sensazione di un allontanamento della Ferrari dalle sue radici. Per il suo contenuto altamente simbolico, forse l'esperienza che racconta meglio cosa sta diventando Ferrari, l'abbiamo vissuta in modo diretto due anni fa, durante un'assemblea convocata dai sindacati firmatari del ccsl mentre la Fiom era stata estromessa dalla fabbriche del gruppo, Ferrari inclusa; in quella occasione, l'unica in cui è stata data la possibilità ai lavoratori di decidere liberamente, si discusse della possibilità di usufruire della festività di S. Geminiano di Venerdì, e non nella data effettiva infrasettimanale in cui cadeva la festa patronale.
La scelta avrebbe determinato un vantaggio per la Ferrari che avrebbe rallentato la produzione e ottimizzato i costi, e teoricamente avrebbe dato una vantaggio ai dipendenti che avrebbero goduto di un week-end lungo rinunciando all'effettivo giorno della festività infrasettimanale.
I lavoratori all'unanimità votarono contro il ponte lungo, per godere la giornata di ferie nella data dell'effettiva festività.
La questione più significativa dell'aneddoto sta nel fatto che proprio quei lavoratori giovani e per la stragrande maggioranza non modenese fecero una scelta di difesa della tradizione e della convivenza civile.
Quel voto, come tante scelte degli operai non passerà alla storia con la “S” maiuscola. Nonostante ciò, quel voto va citato e ricordato perché in esso, oltre alla rivendicazione della dimensione sociale del lavoratore, ritroviamo un volontà ri-collegamento tra il territorio, la sua cultura e la fabbrica dalle radici modenesi. Quel voto ha dato un chiaro indirizzo etico all'azienda. Più in generale tanti sedicenti esperti dovrebbero riflettere sul fatto che la democrazia nei luoghi di lavoro rappresenta sempre una risorsa sociale aggregante e mai un ostacolo.
Vorremmo chiedere a Marchionne delucidazioni sulle sue dichiarazioni nella convention di fine 2014: in quell'occasione l'attuale presidente, parlò direttamente a tutti i dipendenti, rispondendo a distanza alle affermazioni del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che in un'assemblea in azienda non aveva nascosto agli oltre 800 lavoratori partecipanti, la preoccupazione della Fiom per le conseguenze della quotazione in borsa di Ferrari e l'uscita dell'azienda oltre i confini nazionali.
In quella convention di fine 2014, Marchionne aveva garantito tra gli applausi dei lavoratori che la Ferrari sarebbe rimasta in Italia. Oggi, a distanza di solo 7 mesi, la realtà dei fatti appare diversa.
Vorremmo chiedere a Marchionne di convocare, magari con il coinvolgimento delle istituzioni locali (comune di Maranello, Comune di Modena, Provincia, ecc...) le Rappresentanze sindacali presenti in azienda e le organizzazioni sindacali territoriali firmatarie del ccsl e la Fiom per discutere del trasferimento in Olanda; un incontro in cui sia reso chiaro il futuro di Ferrari; un incontro che desse dignità alla storia delle relazioni sindacali innovative costruite in decenni di confronto in Ferrari e rendesse dignità alla storia del territorio; senza discriminazioni e considerando il fatto che quando ci sono libere elezioni, ancora oggi, in Ferrari e a Modena, la Fiom continua a risultare il sindacato più rappresentativo tra i lavoratori.
Nell'unico incontro avvenuto tra Marchionne e i Dipendenti della Ferrari nella convention di fine anno 2014, l'attuale presidente fece un suggestivo riferimento ad una tribù indigena dell'Africa: gli abitanti di quelle terre remote pare che ancora oggi si salutino con una frase che tradotta dall'idioma locale significherebbe qualcosa come “io ti riconosco” .
Bene, vorremmo dire all'amministratore delegato di FCA che senza le foresta che abitano, i suoni che ascoltano, senza gli alberi che li nutrono e li accolgono, senza un punto di riferimento territoriale che li protegge e li tutela, quelle facce non esistono più, perché non si riconoscono più: sono sradicate; e diventano sfere bianche e senza volto, le stesse che si vedono nelle slide, quando si decide che quell'elemento va eliminato oppure emarginato. Si fa così perché nel manichino virtuale non si coglie più la rappresentanza delle persone in carne ed ossa.
E per questo che diciamo convinti con la città a Marchionne: la Ferrari non si tocca!
Un gruppo di iscritti alla Fiom e la RSA Fiom Ferrari