Lunedì, 25 Novembre 2024

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Ilva, Lukoil e automobile, industria a rischio. Il governo deve ascoltarci

Mentre i lavoratori della raffineria Lukoil di Priolo (3mila, con l’indotto) scioperavano, ieri, i sindacati hanno visto i ministri delle Imprese e dell’Ambiente, Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin.

Con quali risultati?

«Scarsi - risponde il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma - tanto è vero che il tavolo è stato riaggiornato. Il fatto è che in questo caso, come in altri, il governo insegue le emergenze senza una strategia».

Voi cosa proponete?

«Basta vedere cosa ha fatto la Germania per la sua raffineria Lukoil, pubblicizzando lo stabilimento».

La solita Fiom statalista?

«Non è statalismo, ma pragmatismo, come accade in Francia e in Germania. L’ideologia non serve. Serve salvare lo stabilimento e il lavoro».

Lunedì scioperano i lavoratori dell’Ilva. Perché?

«La situazione è drammatica. Da troppo tempo va avanti uno scaricabarile tra governo e azienda. Nell’accordo sulla cassa integrazione, che noi non firmammo, si prevedeva una produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio nel 2022. Ma non si arriverà a 3 milioni, con conseguenze negative sulla manutenzione degli impianti e sulla cig».

Anche qui volete la nazionalizzazione?

«È già previsto che gestione e governance di Ilva diventino pubbliche. Ma bisogna accelerare, perché è evidente che il socio privato Mittal non sta facendo il suo dovere».

Ilva e Lukoil sono solo alcune delle vertenze aperte. La Fiom ne ha discusso nel comitato centrale, proponendo alle confederazioni e agli sindacati di categoria la mobilitazione e un primo sciopero. Contro chi?

«C’è un panorama industriale che vede il moltiplicarsi delle crisi, vecchie e nuove come GKN e Wartsila. Noi scioperiamo per rimettere i metalmeccanici al centro della transizione per il futuro industriale del Paese. Nel settore dell’elettrodomestico, Whirlpool ha annunciato la vendita dell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) ed Electrolux una ristrutturazione che investirà 4mila dipendenti nel mondo, di cui una parte in Europa e in Italia. Nell’automotive, a fronte di una capacità produttiva di 2 milioni di veicoli l’anno, continuiamo a stare sotto le 500mila auto mentre sullo stabilimento per le batterie a Termoli, annunciato da Stellantis, ancora non c’è stato un confronto. Succede tutto questo ma l’industria non è all’ordine del giorno del governo. Mentre, dove c’è da lavorare esiste un problema demografico e di mancanza di lavoratori specializzati».

Quindi volete uno sciopero contro il governo?

«Anche. Non solo manca una politica industriale, ma non c’è nemmeno una risposta sulla questione salariale. Noi chiediamo un taglio del cuneo fiscale che vada tutto a vantaggio dei lavoratori, ma per ora è stato annunciato solo un aumento del tetto sui fringe benefit facendo credere che ci siano 3mila euro a disposizione per tutti i lavoratori mentre riguarda solo quella minoranza alle dipendenze di aziende dove si fa la contrattazione di secondo livello».

Nemmeno la manovra in arrivo vi piace?

«Se sto alle indiscrezioni di questi giorni, sono portato a concludere che oggi se paghi le tasse sei un problema per lo Stato. Voglio dire: a un lavoratore dipendente, che paga tutte le imposte con la trattenuta in busta paga, non si riesce a tagliare le tasse mentre a un lavoratore autonomo si aumenta la soglia di fatturato per beneficiare della flat tax. Per non parlare delle nuove sanatorie fiscali».

 

Intervista di Enrico Marro a Michele De Palma pubblicata sul "Corriere della Sera" del 19 novembre 2022

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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