Articolo di Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil
I lavoratori della Wartsila, diretti e dell'indotto, scenderanno oggi in piazza a Trieste, insieme ad altri lavoratori pubblici e privati, a movimenti, associazioni e realtà sociali per contrastare la scelta della multinazionale finlandese di dismettere la produzione di motori e tagliare oltre 700 posti di lavoro. Si tratta di una decisione scellerata quella di Wartsila, non legata a motivazioni economiche e di mercato dato che la multinazionale non è in crisi e ha ottenuto, al contrario in questi anni, ingenti profitti, almeno 68 milioni dal 2016. Ciò comporterebbe la distruzione di un patrimonio industriale qualificato e innovativo, parte integrante dell’economia del territorio e del Paese, e la perdita di quelle competenze professionali e il know how di operai, tecnici ed impiegati su cui si è fondato il successo aziendale e l'immagine industriale della città.
Mai come in questa fase, che sempre più si caratterizzata come una economia di guerra, con l'aumento dei costi energetici e delle materie prime, da una elevata inflazione che intacca i salari e il potere d'acquisto delle retribuzioni, si rende necessario difendere l'industria e l'occupazione nel Paese. Ciò vale per tutti i settori industriali, dalla siderurgia, all'automotive, dall'elettrodomestico e alle telecomunicazioni, come dimostra la vertenza dei lavoratori della Flextronics, fino alla navalmeccanica, il settore su cui opera Wartsila con produzione di eccellenza nella filiera della produzione di motori per la cantieristica navale.
Anche per questo, per difendere l'industria e le eccellenze del Paese, occorre impedire con un forte intervento del governo che la presenza di gruppi multinazionali nel nostro Paese si risolva con l'abbandono e la distruzione di attività industriali a danno dei lavoratori, dell'economia e dei territori. Così come occorre rilanciare gli investimenti pubblici e le politiche industriali per innovare il sistema produttivo e rendere socialmente compatibile il processo di transizione tecnologica e ambientale delle produzioni.
In questo senso la vertenza di Wartsila è anche un banco di prova per il governo, quello attuale e quello che si determinerà con le prossime elezioni, perchè si tratta di garantire la continuità delle produzioni e di salvaguardare l'occupazione, diretta e dell'indotto, con o senza la multinazionale, usando tutti i poteri e le leve di cui il governo dispone. In questa direzione si devono muovere le stesse istituzioni locali, la Regione Friuli Venezia Giulia e l'amministrazione comunale, di cui abbiamo apprezzato le prese di posizione e di condanna della scelta di Warstila e la vicinanza ai lavoratori in lotta.
Di questo discuteremo nell'incontro convocato al Mise per il prossimo 7 settembre, che dovrà focalizzarsi sul ritiro dei licenziamenti e sul tema della continuità produttiva e occupazionale del sito di Trieste, su come non disperdere una produzione sostenibile ed innovativa, così importante per l'economia triestina del Paese all'interno della filiera della cantieristica navale.
La città di Trieste si unisce perciò alle lavoratrici e ai lavoratori perchè il lavoro è dignità. Per quanto ci riguarda non ci fermeremo fino a quando, insieme alle Istituzioni, non garantiremo la continuità produttiva ed occupazionale del sito triestino.
I Piccolo - Trieste, 3 settembre 2022