La galassia Stellantis nel Mezzogiorno vale circa 14 mila posti di lavoro e, dunque, è stato cruciale l'incontro tra i sindacati e l'amministratore delegato, il portoghese Carlos Tavares, svoltosi mercoledì scorso, due giorni dopo il suono della campanella che ha segnato l'ingresso in Borsa del groppo Fca Psa, quarto al mondo, e che conta 400mila addetti, 20 marchi, 8,1 milioni di auto vendute nel 2019 (il 2020, annus horribilis per il settore, con perdite di mercato del 24,3% Europa e del 27,9% in Italia). «Per noi è stato molto importante che il ceo abbia incontrato subito i sindacati italiani: come ha detto Maurizio Landini la nascita di Stellantis è un fatto storico per l'industria italiana», commenta Michele De Palma, responsabile automotive di Fiom-Cgil.
Alla vigilia del vostro incontro Tavares aveva indicato tré direttrici di marcia; nuova mobilità, rispetto dei patti per l'occupazione assunti prima della fusione Fca-Psa, crescita responsabile. Ne avete parlato?
«Certo. Già la tempistica dell'incontro è il segno che l'azienda intende affrontare di petto la crisi di mercato, ma anche le trasformazioni indispensabili per il settore, con la creatività e intelligenza delle persone che per Stellantis lavorano. Si, è un fatto storico e lo sarà tanto più se ci saranno le risorse per investire sulle capacità produttive dei lavoratori italiani con tre punti dirimenti: mobilità innovativa, sostenibilità ecologica e sicurezza, che vuoi dire anche servizi legati alle auto; è una sfida per valorizzare le potenzialità degli stabilimenti italiani».
Sull'occupazione cosa vi ha garantito Tavares?
«Ha confermato gli impegni assunti da Fca per una piena occupazione, ma - come dico sempre - i cancelli sono mezzo chiusi, a parte quelli di Termini Imerese sbarrati da anni: cioè sia a Melfi che a Pomigliano d'Arco c'è la cassa integrazione, a Pratola Serra anche, ma temporanea, a causa degli ordinativi cinesi non ancora consegnati. (Questo è un altro terreno di sfida per Stellantis che per garantire l'efficienza deve scegliere tra il taglio dei costi o l'aumento della produzione».
Anche produzioni ad idrogeno e elettriche, dai costi di mercato proibitivi.
«Evidentemente sì, ma per questo serve Io sguardo lungo e come ha detto la segretaria Fiom Francesca Re David è tempo che in fabbriche entrino giovani digitali e sensibili alle questioni dell'ambiente, vero valore aggiunto su cui Stellantis deve investire. Ma c'è un grosso problema di sistema, quello del governo italiano».
In che senso? Il viceministro Antonio Misiani ha detto che non è più un tabù l'ingresso dello Stato in Stellantis, per una quota simile a quella detenuta dalla Francia.
«Tutti i Paesi industrializzati, per il dopo Covid e il futuro dell'industria stanno puntando sull'automotive che significa informatica, elettronica, energia, leghe metalliche e plastiche. L'Italia, invece, va avanti a bonus, con cui non si fanno le politiche industriali».
A proposito di idrogeno ed elettrico, nella riunione con Tavares cosa si è detto a proposito del modello "Tonale" dell'Alfa Romeo di Pomigliano?
«Già il piano Fca prevedeva ibrido ed elettrico per Alfa e Maserati e questo sarà oggetto del piano industriale che Stellantis presenterà entro l'estate. Intanto le commesse per "Tonale" sono state assegnate e quindi il 2021 è salvo. Aggiungo, ritornando al tema di prima, che i francesi sono impegnati a riportare in patria le produzioni che oggi sono all'estero, noi non abbiamo alcuna politica di sostegno m questa direzione».
Non avete interlocuzione con il ministro Stefano Patuanelli?
«Da tempo la chiediamo, ma non ci ha mai risposto. Tuttavia nei recenti interventi in Parlamento Conte ha finalmente accennato ad un possibile confronto sulle tematiche dell'automotive: vedremo».
Per gli impianti meridionali cosa chiedete?
«Noi ribadiamo che nel Sud c'è un grande potenziale, ma deve essere messo in grado di lavorare: questa sarebbe una grande svolta per il Mezzogiorno».
Intervista pubblicata sul "Corriere del Mezzogiorno" del 25 gennaio 2021