Lunedì, 25 Novembre 2024

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IndustriAll, un sindacato globale a congresso

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IndustriAll Global Union La federazione sindacale internazionale dell'industria costituita nel 2012 dalla fusione delle tre federazioni internazionale dei metalmeccanici, chimici e tessili, ha tenuto il suo 2° congresso a Rio del Janeiro dal 4 al 7 di ottobre.

Al congresso hanno partecipato 1.500 delegati da oltre cento paesi in rappresentanza di 50 milioni di lavoratori. Dall'Italia erano presenti delagazioni di Fiom, Filctem, Fim, Femca, Uilm e Uiltec.

La delegazione Fiom era composta dal segretario generale Maurizio Landini, dalla presidente del Comitato centrale Francesca Re David e dal responsabile dell'ufficio internazionale Stefano Maruca.

Maurizio Landini è stato eletto nel nuovo Comitato esecutivo in rappresentanza dei sindacati italiani per per il primo periodo di una rotazione concordata fra tutte e sei le ooss italiane, che si avvicenderanno nel Comitato esecutivo nell'arco della valenza congressuale.

Con questo congresso IndustriAll consolida la integrazione delle tre federazioni costitutive, approvando alcune significative modifiche allo statuto ed eleggendo un nuovo gruppo dirigente, in gran parte rinnovato rispetto a quello di 4 anni fa, confermando solo un componente la leadership della global union (presidente, segretario generale e segretari generali aggiunti), oltre a 6 vicepresidenti indicati da ciascuna delle sei aree regionali (Europa, Nord e Sud America, Africa, Mena, Asia-Pacifico) in cui si articola la global union.

Il nuovo presidente è il tedesco Jorg Hoffman (Ig Metall) mentre il nuovo segretario generale è il brasiliano dei metalmeccanici Cut Valter Sanches.

L'elezione di Valter, primo segretario generale non europeo, considerando anche la precedente esperienza della Fism la federazione internazionale dei soli metalmeccanici, è la principale novità nel nuovo assetto del gruppo dirigente, che vede come segretari generali aggiunti, il turco Kemal Ozkan (l'unico confermato nel ruolo rispetto al congresso precedente) il norvegese Atle Hoie e la Anglo-Australiana Jenny Holdcroft.

L'elezione avvenuta alla unanimità, e in blocco, di presidente, segretario generale e segretari generali aggiunti, non deve far pensare ad una votazione scontata o di routine. Se il consenso sul nome del presidente era unanime e formalizzato da molti mesi, la scelta del nuovo segretario e dei tre aggiunti è stata in discussione fino alla immediata vigilia del congresso, con tre candidati al ruolo di segretario e 7 a quello di aggiunto, tanto che l'accordo sul pacchetto dei 4 ruoli apicali è stato definito e formalizzato solo a Rio.

Oltre a questioni di linea politica e del ruolo generale che dovrebbe svolgere la Federazione internazionale, la discussione si è dovuta misurare con la necessità di una soluzione che tenesse conto degli equilibri di settore, geografici e di genere.

In termini di impostazione politica del lavoro della federazione internazionale la candidatura di Valter Sanches (sostenuta anche dalla Fiom) rifletteva la opinione di molti affiliati sulla necessità di operare un cambiamento nella direzione di una relazione maggiore della attività di IndustriAll con l'azione delle OOSS affiliate in materia di contrattazione collettiva e di sostegno alla organizzazione del sindacato nei luoghi di lavoro.

Una critica emersa nella fase preparatoria dei documenti congressuali è stata quella di una attività di IndustriAll eccessivamente caratterizzata da campagne di opinione, molto spesso tramite media e social network, che si sovrapponevano più che integrarsi e sostenere l'azione delle organizzazioni affiliate. Un modo di agire che da molti è stato definito più da Ong che da un sindacato. Da qui la spinta a lavorare in più diretto coordinamento con le organizzazioni sindacali affiliate e con la loro azione nel proprio paese e/o settore.

La questione della rappresentanza di genere negli organismi elettivi e nel futuro gruppo dirigente è stata la questione su cui più si è discusso nel votare le modifiche allo statuto, e in più di un caso il congresso è stato chiamato a votare su opzioni alternative. L'obiettivo del 40% di donne negli organismi dirigenti da realizzare entro il prossimo congresso del 2020 è stato il punto di intesa raggiunto, e adottato come elemento qualificante del nuovo statuto, anche se la composizione dei 6 Vicepresidenti eletti, fra cui è presente una sola donna, evidenzia le difficoltà e le contraddizioni che esprimono su questa materia le organizzazioni sindacali affiliate a IndustriAll.

Il congresso ha approvato il piano di azione 2017-2020 per il raggiungimento dei 5 obiettivi fondanti di IndustriALL (1.Difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori; 2. Creazione del potere sindacale; 3. Confronto con il capitale globale; 4. Lotta al lavoro precario; 5. Promozione di una politica industriale sostenibile) e una Risoluzione Politica che individua i principi fondamentali e le priorità della iniziativa di IndustriAll per il prossimo mandato congressuale, riassumibili nei seguenti punti:

  • lotta alle disuguaglianze sociali e di reddito, promuovendo l'aumento del salario minimo legale e individuando nell'allargamento del diritto e dell'esercizio della contrattazione collettiva, di settore e aziendale, lo strumento fondamentale per una più equa distribuzione della ricchezza e per la dignità del lavoro;

  • lotta per uguali diritti e migliori condizioni di lavoro lungo tutta la catena del valore; richiamando la responsabilità diretta delle multinazionali per il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori e il riconoscimento di un salario dignitoso in tutte le imprese delle catene di produzione da esse controllate;

  • lotta per la democrazia e la pace contro il terrorismo; come dimostrato dall'esperienza tunisina, premio Nobel del 2015, i sindacati possono svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione di società democratiche e pacifiche;

  • solidarietà con i rifugiati, riconoscendo il diritto d'asilo come un diritto umano fondamentale che richiede una risposta sulla base di umanità, solidarietà e inclusione, denunciando e battendosi contro ogni forma di violenza e sfruttamento verso le persone in fuga da guerre e miseria;

  • contrasto ai trattati commerciali internazionali che non includano come principi fondamentali il rispetto del lavoro della persona e dell'ambiente, mettendo l'interesse delle imprese al di sopra della legge e dell'interesse pubblico;

  • promozione della giustizia fiscale e di servizi pubblici di qualità;

  • promozione di una politica energetica e industriale sostenibile, guardando con attenzione al futuro prospettato dai processi di digitalizzazione definiti come industria 4.0 ;

Approvate inoltre risoluzione urgenti in solidarietà alla lotta dei sindacati affiliati in Corea e in Colombia, e una risoluzione sulla situazione politica e sociale in Brasile che esprime sostegno ai sindacati brasiliani nel difendere diritti e conquiste sociali degli ultimi dieci anni e una forte e piena solidarietà al presidente Lula, vittima di una campagna di diffamazione mediatica e di intimidazione politica, e oggetto di una azione giudiziaria con accuse di corruzione prive di solide argomentazioni e riscontri oggettivi.

La situazione brasiliana è ovviamente entrata nella dinamica congressuale, intrecciata con quello che si sta muovendo in tutta l'america latina, dove governi di centrodestra promuovono politiche liberiste che rimettono in discussione diritti del lavoro e conquiste sociali della precedente stagione politica.

Il momento più forte di questo intreccio è stato senza dubbio l'intervento fatto da Lula nel corso della cerimonia di apertura del congresso. Intervento con cui Lula ha rivendicato con orgoglio i risultati per il paese e per le classi più povere realizzati dai i governi suoi e di Dilma.

Lula ha stigmatizza la destituzione di Dilma come un vero e proprio golpe realizzato per via parlamentare e giudiziaria, con il sostegno determinante del mondo dei media, in Brasile tutti in mano alla elite della proprietà terriera e industriale, Lula non ha però messo la propria difesa dalle accuse giudiziarie, che pure rischiano di portarlo in prigione, come una questione centrale della sua riflessione sulla situazione politica. Altri dirigenti della Cut a partire dal presidente dei metalmeccanici Paulo Cayres sono intervenuti in tal senso, con toni molto forti e anche con qualche eccesso retorico e apologetico, giustificabili dal grande affetto e dalla vera e propria ammirazione di cui Lula gode ancora fra i membri del suo sindacato. Purtroppo anche se giravano sondaggi che davano la popolarità di Lula ancora al 62 % non possiamo che constatare un clima politico in Brasile affatto diverso da quello che aveva portato “un metalmeccanico” alla presidenza della repubblica. Le elezioni amministrative che si sono tenute in Brasile, Domenica 2 ottobre sono state un disastro per il Pt e i partiti tradizionali della sinistra. Le poche eccezioni che hanno avuto buoni risultati sono nuove formazioni o liste civiche che hanno raccolto i temi della giustizia sociale della democrazia popolare e dei diritti del lavoro, ma senza le facce delle formazioni politiche tradizionali della sinistra brasiliana.

A proposito del Brasile, in coda ai lavori del congresso, come delegazioni Fiom e Filctem abbiamo avuto un incontro con i dirigenti locali del “Frente Brasil Popular” una sigla che raccoglie un ampio arco di forze della sinistra sociale, politica e sindacale brasiliana che si propone di costruire una alleanza democratica in grado rappresentare la gran parte del popolo brasiliano che intende di difendere le conquiste sociali e democratiche dell'ultimo decennio, con anche l'obiettivo di riuscire ad avere un candidato credibile per le elezioni presidenziali del 2018. Sicuramente una discussione interessante, e una opportunità per capire meglio la situazione del paese e cosa si muove nel campo della opposizione popolare alla restaurazione sociale della destra “golpista” del governo Temer,

Avremo modo di tornare con più spazio sulle vicende brasiliane in altre occasioni, ancheperchè mi pare piuttosto evidente che quello che sta succedendo e succederà in Brasile e nei principali paesi dell'America latina non è questione solo locale e merita attenzione e discussione anche da parte del sindacato italiano ed internazionale. Per parte nostra come Fiom, siamo e saremo impegnati in questa discussione insieme e a fianco dei lavoratori brasiliani e dei nostri compagni fraterni della Cnm Cut .

Concludo questo breve report sul congresso di IndustriALL con le parole del neoletto Segretario Generale Valter Sanches a commento dello slogan ufficiale del congresso, A Luta Continua: “IndustriAll è pronta a proseguire nella lotta perché ovunque ne mondo i diritti dei lavoratori sono sotto attacco. Noi intensificheremo l'azione per fermare il lavoro precario e per combattere l'avidità delle Imprese, altrettanto saremo impegnati per cambiare un modello economico che concentra la ricchezza in pochissime mani. IndustriAll ha di che essere orgogliosa per i suoi primi quattro anni di attività, ora la sfida è quella di utilizzare la propria struttura e il supporto dei sindacati più grandi per aiutare quelle ooss che più ne hanno bisogno, in particolare nei paesi del Sud-est asiatico, l'Africa e l'America Latina”

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La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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