Giovedì, 21 Novembre 2024

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L`Ilva si salva solo se torna sotto il controllo statale

Per mesi abbiamo assistito ad un continuo rimpallo di responsabilità tra le due parti, pubblica e privata, della proprietà dell’ex Ilva. Tutto ciò ha portato solo ad un processo di disfacimento dell’azienda e degli impianti, esponendo i lavoratori a rischi. Ora basta». Il segretario della Fiom-Cgil, Michele De Palma, insieme ai numeri uno di Fim-Cisl, Roberto Benaglia, e di Uilm, Rocco Palombella, lunedì si presenterà a Palazzo Chigi.

 

Avete chiesto voi un incontro?

«Sì, in mancanza di una convocazione ci presenteremo lo stesso. Meloni deve prendersi la responsabilità diretta di tre dossier fondamentali: siderurgia, automotive ed energia».

Sull’ex Ilva siamo ai veti incrociati tra socio privato, gli indiani di Acelor Mittal, e il pubblico, Invitalia. Assemblea rinviata al 22 dicembre. Cosa deve fare il governo?

«Deve uscire da una condizione di ostaggio. Non c’è chiarezza da parte dell’azienda, se non il ricatto di mandare in spegnimento il penultimo altoforno. E basta con il rimpallo tra i ministri. Invitalia e privati hanno obblighi rispetto al contratto del 2018. È chiara però la volontà di Mittal di non voler rispettare gli investimenti previsti per raggiungere la produzione e fare gli interventi per la transizione verso l’acciaio green. Sui 42 impianti Ue l’unico non in transizione è Taranto».

Il governo ha colpe?

«Io direi i governi. Meloni ora può salvare un patrimonio umano e industriale riprendendo la maggioranza del gruppo tramite Invitalia. Non è nostro interesse fare propaganda, siamo per la concretezza. La premier segua l’esempio di Scholz in Germania che incontra i sindacati per discutere di acciaio, auto, riduzione dell’orario di lavoro ed energia. Abbassiamo la cortina, confrontiamoci».

Per Calenda le responsabilità sono pure della Fiom. Cosa ribatte?

«Penso che chi è stato al governo non sia senza peccato e non possa scagliare la prima pietra. È vero che al lunedì mattina, quando sono finite le partite, siamo tutti allenatori formidabili, ma è curioso che chi aveva responsabilità venga a spiegare a noi che cosa si sarebbe dovuto fare per Ilva o per l’auto. Noi sull’acciaio e l’auto, con Marchionne, Manley e Tavares, abbiamo sempre tenuto la stessa posizione. Quando è stata venduta Marelli avevamo proposto di farne il punto di ricomposizione della componentistica del nostro Paese. Non siamo stati ascoltati».

Il tavolo auto non è sufficiente, deve intervenire la premier?

«Ci vuole un upgrade. Oltre al tavolo in corso, Meloni deve confrontarsi con Tavares e il sindacato per definire gli obiettivi: trasformare l’enunciazione di principio, il ritorno ad 1 milione di veicoli, in un accordo di transizione che garantisca occupazione. Quando siamo stati a Poissy abbiamo chiesto la produzione di 1,3 milioni. Il problema è entrare nella trattativa. Stellantis nel primo semestre del 2023 ha fatto un utile di 98,4 miliardi, il 37% in più. Vedo un’azienda che oggettivamente è in salute. Cosa non vedo in salute è la produzione, la ricerca e lo sviluppo in Italia. Condivido le parole di Urso: in Germania la produzione supera del 19% il numero di auto vendute, in Italia con 500 mila vetture fatte siamo ben al di sotto. Così non va».

Stellantis ha preso impegni e fatto investimenti. Cosa non va?

«Le risorse stanziate per l’Italia sono irrisorie rispetto agli investimenti fatti negli altri Paesi. Estendo il ragionamento fatto dall’arcivescovo di Torino, Repole: Stellantis in Italia vuole investire o vuole chiudere? Questo deve chiarire Meloni. Se vuole investire bisogna che ci sia la possibilità di entrare in fabbrica, Ora si esce solo. Non vedo un futuro nell’inviare 15mila mail agli impiegati invitandoli a valutare di lasciare l’azienda. Lo vedrei se Stellantis facesse un accordo con i sindacati per rigenerare il personale in Italia, facendo entrare giovani in fabbrica e nella progettazione».

Urso punta ad attrarre produttori stranieri. Ci crede? «Perché no?

In Germania è arrivata Tesla. In Italia ci sono aree su cui aspettiamo di risolvere problemi del passato, come Termini Imerese e l’ex Irisbus. Noi siamo pronti a fare la nostra parte».

Intervista di Diego Longhin pubblicata su "la Repubblica" del 9 dicembre 2023

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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