Lo scorso novembre GE ha finalizzato un piano da 8,5 miliardi di euro per l’acquisto di Alstom Power, la sua maggior acquisizione di tutti i tempi. L’operazione era stata subordinata dall’antitrust all’impegno di cedere la produzione delle grandi turbine e della parte gas ad Ansaldo energia come poi avvenuto il 26 febbraio.
L’acquisizione, salutata dalla cronaca e dagli azionisti con entusiasmo, tuttavia ha prima lasciato nell’incertezza i lavoratori rispetto ai piani industriali e alla tenuta occupazionale, e confermato poi i peggiori timori dopo gli annunci di gennaio.
Il 12 gennaio 2016 infatti GE dopo aver concluso l’affare ha annunciato un piano di esuberi che coinvolge 6.500 posti di lavoro in Europa.
Un programma di taglio di costi lineare, che rimette sulle spalle dei lavoratori i costi di una strategia finanziaria a breve termine, che guarda solo agli interessi degli azionisti e non prende in considerazione lavoratori e strategia industriale.
L’Italia, al momento, paga il prezzo dell’acquisizione con un taglio di 236 posti di lavoro in due anni (211 nel 2016 e 25 nel 2017) come conseguenza dell’annunciata chiusura del sito di Sesto San Giovanni ex-Alstom Power.
Nei tavoli di confronto europeo, l’azienda aveva avuto dapprima toni rassicuranti ma negli organismi ufficiali di informazione e consultazione in Europa, il dialogo si è già interrotto, con i rappresentanti dei lavoratori costretti ad abbandonare il tavolo di discussione dopo le reiterate violazioni degli accordi da parte aziendale. Nonostante gli impegni presi ad inizio processo GE ha infatti fornito informazioni parziali e a volte inconsistenti. Più grave ancora l’azienda è andata avanti in molti paesi con la riorganizzazione da subito, senza mettere in condizione il sindacato e le due società di consulenza - a cui i lavoratori hanno diritto di chiedere supporto nell’analisi delle informazioni - di poter svolgere la propria funzione.
L’informazione lacunosa, la consultazione disattesa e molti i paesi in cui GE è passata direttamente all’azione con spostamenti, riorganizzazioni e licenziamenti come denunciato anche in Italia.
I lavoratori in tutta Europa hanno chiesto l’intervento delle autorità europee e nazionali perché vengano tenuti in considerazione i rischi sociali del piano implementato da GE e perché la società ne risponda facendosene carico e trovando soluzioni alternative ai licenziamenti e alle chiusure. In Italia i lavoratori si sono mobilitati da subito e hanno interessato da prima le autorità locali fino a portare la vertenza sul tavolo del Ministero per lo Sviluppo Economico.
Adesso le vertenze europee incrociano insieme le braccia: l’8 Aprile infatti è stata indetta una giornata d’azione europea per convincere l’azienda ad impegnarsi nella salvaguardia dei posti di lavoro, nel mantenimento delle capacità industriali e perché avvii un dialogo sociale effettivo.
I lavoratori GE Italia opponendosi fermamente ai tagli occupazionali e alla chiusura dei siti hanno deciso quindi di tenere il prossimo 8 aprile manifestazioni davanti alla sede GE Alstom di Sesto S. Giovanni e di Firenze, e di inviare una loro delegazione a Parigi quando si terrà una manifestazione europea in difesa dell’occupazione e della dignità dei lavoratori GE. Insieme ai coordinatori nazionali e le RSU Fim - Fiom - Uilm di GE, promuoveranno il 6 aprile a Firenze una conferenza stampa per illustrare le ragioni della loro mobilitazione.
Fim, Fiom, Uilm nazionali
Roma, 30 marzo 2016