Capgemini. La macchina del fango
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Il comunicato a firma Fim-Cisl Nazionale diffuso ieri in Capgemini altro non è che un triste elenco di falsità condite da livore e disprezzo, un’aggressione inaccettabile ai delegati della Fiom e quindi ai tanti lavoratori ed iscritti rappresentati in Capgemini, oltre che un attacco alla stessa Fiom Cgil in quanto organizzazione sindacale.
Un comportamento, questo si tutto ideologico, volto solamente a tentare di riconquistare, con ogni mezzo, il ruolo di sindacato di riferimento dell’azienda che la Fim-Cisl ha avuto nel recente passato in Capgemini e che oggi fatica ad esercitare dopo aver perso quasi tutte le ultime elezioni delle RSU anche in conseguenza di un contratto integrativo siglato in barba al parere contrario della grande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori, oltre che dei soliti estremisti della Fiom.
Fatte le dovute premesse, veniamo brevemente a rispondere alle accuse che nel merito la Fim-Cisl rivolge alla delegazione sindacale Fiom:
• È quanto meno curioso che dovessero essere la Fiom e i suoi delegati a sollecitare l’ultrattività e quindi la proroga di un contratto integrativo che non hanno firmato! I firmatari, Azienda e Fim-Cisl in primis, avrebbero dovuto ben sapere che il contratto (ed il relativo premio di risultato) era scaduto al 31 dicembre 2016 e che quindi sarebbe stato necessario intervenire l’anno scorso con un accordo di proroga per garantire la detassazione del premio relativo all’anno 2017, premio che per questo ad oggi non è stato ancora erogato.
• Il comunicato sul tema in questione emesso nei giorni scorsi dal Coordinamento delle Rsu di Capgemini democraticamente a maggioranza (con la condivisione quindi di delegati anche di altre sigle sindacali oltre che di quelli della Fiom) ha avuto il solo obiettivo di dare una prima spiegazione ai tantissimi colleghi che giustamente chiedevano conto della mancata erogazione del premio di risultato a fine aprile.
• La piattaforma unitaria per il rinnovo dell’integrativo è stata consegnata all’azienda a luglio 2017, dopo un articolato e partecipato lavoro di elaborazione che ha visto coinvolti tutti i rappresentanti e tutte le Organizzazioni Sindacali, compresa la Fim Cisl, piattaforma approvata a larghissima maggioranza con il referendum delle lavoratrici e dei lavoratori di Capgemini. Evidentemente per la Fim-Cisl la democrazia è una inutile perdita di tempo, ma per la Fiom resta un valore irrinunciabile.
• Il raddoppio dei permessi sindacali (per altro conquista utile per consentire ai delegati di avere più tempo a disposizione per l’esercizio della loro funzione di rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori) fa parte di un accordo sulle relazioni sindacali che l’azienda ha chiesto venisse raggiunto tra le parti prima di iniziare la discussione su tutti i restanti temi dell’integrativo. Accordo che la Fim-Cisl è stata per altro disponibile, come d’abitudine, a firmare già nella prima versione proposta dall’azienda e che solo grazie alla tenacia della delegazione Fiom si è potuto migliorare integrando tutte le dovute garanzie ed agibilità per le Rsu (comprese quelle della Fim) e quindi per i lavoratori. Accordo finale che la Fim-Cisl ha ovviamente sottoscritto, ma se oggi decidesse di non utilizzarne più le previste agibilità sindacali, comprese quindi le ore di permesso retribuito per i suoi delegati, saremmo lieti che ci venisse comunicato.
Nonostante quindi sia evidente a chi ascrivere la responsabilità della mancata detassazione del premio di risultato 2017 e dell’eventuale decisione da parte aziendale di non applicare più il contratto integrativo scaduto lo scorso 31 dicembre 2016, la Fiom e i suoi delegati hanno tenuto un comportamento responsabile ed invece che denigrare gli altri delegati e le relative Organizzazioni Sindacali, hanno partecipato lo scorso 8 maggio al Coordinamento nazionale unitario delle RSU e OO.SS. nel quale hanno condiviso con tutti una proposta comune sia sul premio di risultato che sul tema dello smartworking da sottoporre all’azienda unitariamente nell’incontro previsto per domani 11 maggio.
Per tutta risposta il 9 maggio arriva il comunicato della Fim-Cisl (per altro datato 8 maggio e quindi già pronto nel cassetto!) con il quale viene dato il via a questa indegna campagna di diffamazione della Fiom e dei suoi delegati in Capgemini.
Per la Fiom l’unità sindacale dei lavoratori resta un valore, ma il comportamento assunto dalla Fim Cisl rischia di comprometterla definitivamente in Capgemini, con tutte le possibili e non auspicabili conseguenze del caso che saranno valutate in base a quanto accadrà in occasione dei prossimi appuntamenti di confronto sindacale.
La tanto decantata responsabilità della rappresentanza per la Fiom consiste nel dare voce alle lavoratrici e ai lavoratori e nel valorizzare il ruolo delle RSU affinché tutti siano protagonisti attivi delle decisioni che li riguardano e il cui parere dovrebbe essere sempre vincolante per tutte le Organizzazioni Sindacali.
A tal proposito ricordiamo ancora una volta che la piattaforma unitaria per il rinnovo dell’integrativo è stata approvata dalla maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori di Capgemini e che a quel mandato tutte le Organizzazioni e Rappresentanze Sindacali devono attenersi nel confronto in corso con l’azienda.
Confronto che va portato avanti senza distogliere tempo ed energie in inutili ed autoreferenziali polemiche tra delegazioni sindacali, ma nel solo comune interesse di conquistare migliori condizioni di lavoro, sia dal punto di vista economico che normativo, per le lavoratrici ed i lavoratori di Capgemini.
Fiom-Cgil nazionale
Roma, 10 maggio 2018