Lunedì, 25 Novembre 2024

Leonardo. Una fabbrica ancora per aria

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Il 14 febbraio scorso si è svolto presso la sede nazionale della Fiom l'incontro dell'Esecutivo nazionale Leonardo.

Il confronto con i responsabili delle varie Divisioni ha consentito di socializzare e mettere a fuoco alcune difficoltà che attraversa il Gruppo in questa fase delicatissima, sia sul piano industriale che politico e geopolitico più generale.

A pochi mesi dalla scadenza del mandato affidato all'attuale Amministratore Delegato e a qualche settimana dalla sentenza di primo grado che lo ha interessato, il Governo continua a tacere, scegliendo irresponsabilmente di inchiodare il più grande gruppo metalmeccanico a controllo pubblico (e la più grande industria nazionale nei settori dell’alta tecnologia) ad una situazione di stallo pericolosa, soprattutto dentro gli attuari scenari geopolitici quanto mai confusi e instabili.

Brexit, la sterzata neoprotezionistica della gestione Trump, gli esiti potenzialmente destabilizzanti delle prossime elezioni in importanti paesi europei (pensiamo alla scelta di un Piano di difesa europeo che aveva registrato un forte protagonismo dei vertici dell'allora Finmeccanica), le mire francesi sul sistema industriale con le possibili conseguenze nella gestione delle alleanze, disegnano una macro architettura economico-istituzionale, con i relativi risvolti a livello nazionale, completamente diversa da quella nella quale la gestione Moretti ha iniziato a muoversi.

Purtroppo come avevamo denunciato anche attraverso il convegno dell’ottobre 2015 sulle politiche industriali e con l’analisi critica del piano industriale svolta nel libro “La fabbrica per aria”, la fase del risanamento (l’unica ad essere stata di fatto attuata) non accompagnata dai necessari investimenti ha portato Leonardo ad avere difficoltà che risultano ancora più pesanti in un contesto complicato come quello attuale.

La fine dell'alleanza con l’americana Raytheon costruita ad hoc per partecipare alla gara “T-X” negli Stati Uniti per 350 aerei addestratori dell'aeronautica militare, il disimpegno dalla Joint Venture Superjet e la tensione crescente con il partner russo Sukhoi, il sostanziale fallimento dell'operazione Atitech, la volontà di procedere ancora con le dismissioni per sostenere il programma ATR, sono il segnale di un arretramento rispetto alle ambizioni coltivate inizialmente (e mai messe in atto) in termini di politica delle alleanze.

Tale politica che avrebbe dovuto riequilibrare in senso espansivo (acquisizione/consolidamento di capacità produttiva e programmi) gli effetti del piano di ristrutturazione avviato per ragioni di forte indebitamento finanziario, con il suo corredo di costi occupazionali, soprattutto nel mondo dei lavoratori dell'indotto. Proprio la assenza di garanzie e la chiara volontà di ridurre i costi senza investire, ci hanno portato infatti a non sottoscrivere gli articoli 47 all'inizio della trattativa sul Contratto integrativo di secondo livello.

Oggi il combinato disposto tra la ristrutturazione in atto e le sopraggiunte difficoltà di mercato, domestico e internazionale, le notizie sulle commesse acquisite ma soprattutto quelle rilevanti perse in corso d'opera, alimentano un clima di preoccupazione negli stabilimenti, in alcuni dei quali si prefigura seriamente il rischio della mancata copertura della capacità produttiva.

Anche alla luce di questo quadro intricato il silenzio del Governo espone Leonardo al rischio di scarsa affidabilità nel confronto sui mercati con i competitors del settore, e ingenera confusione anche sul versante della gestione interna.

Un periodo di incertezza che, a prescindere dalle criticità in essere ma che a maggior ragione in questo quadro, Leonardo non si può permettere e che rischia di complicare in modo determinante la situazione aziendale.

A fronte di un contratto integrativo che contempla parti esigibili, ovvero orari e flessibilità, e parti ancora in fase di implementazione (il sistema di welfare) che avrebbero dovuto riequilibrare nel senso della maggiore sostenibilità quanto sacrificato dai lavoratori di alcune Divisioni, il fatto che alcuni HR, la dove esistono accordi di sito giunti alla prova della prima applicazione, si avventurino in interpretazioni che complicano le relazioni sindacali, contribuisce ad alimentare il malessere generale.

A questo si aggiunge una gestione inadeguata e caotica delle esternalizzazioni non sempre accompagnate ad operazioni di natura industriale.

Su tutti questi aspetti e non solo (formazione, uscite Legge Fornero, appalti e indotto, stabilizzazione dei lavoratori somministrati, Welfare, HR evolution e sistema premiante etc.) dovremo procedere ad una verifica di merito.

Inoltre lo slittamento ai primi di marzo dell'Osservatorio Strategico e a fine marzo degli incontri di Divisione, con la visibilità sui carichi di lavoro, per addetti diretti e indotto, e sugli investimenti previsti nel prossimo triennio, rafforza la nostra preoccupazione sulla gestione di questa lunga transizione che porterà il Governo a sciogliere il nodo sul futuro Amministratore Delegato del Gruppo.

A conclusione dell'incontro dell’esecutivo Fiom Leonardo abbiamo condiviso la necessità di riconvocarci come struttura nazionale ed Esecutivo dopo l'Osservatorio Strategico per una valutazione su quanto emergerà in quella sede.

Nei giorni immediatamente successivi si terrà una riunione con l'Esecutivo, tutte le strutture territoriali interessate e la Delegazione trattante Fiom per socializzare quanto accaduto nel frattempo e condividere un orientamento sullo stato dell'arte e sulle iniziative da intraprendere.

 

Fiom nazionale/Esecutivo nazionale Leonardo

 

Roma, 17 febbraio 2017

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La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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