Si è svolta ieri, mercoledì 4 febbraio 2015 a Roma, l'assemblea nazionale dei delegati Fiom del Gruppo Finmeccanica per discutere del piano industriale presentato dall'AD Mauro Moretti a Fim, Fiom e Uilm nazionali il 30 gennaio scorso.
Il piano si articola in diverse linee di intervento, a partire dalla trasformazione da Holding Finanziaria ad azienda unica industriale della stessa Finmeccanica. L'Azienda ha annunciato il proseguimento del processo di risanamento dei parametri finanziari già avviato nei mesi scorsi, con particolare riferimento alla riduzione dell'indebitamento netto, al recupero di liquidità, al consolidamento del Patrimonio e al positivo ritorno finanziario degli investimenti.
Ha inoltre confermato che subito dopo l'approvazione dei bilanci (marzo), riprenderà il percorso di trasformazione delle società controllate al 100% in divisioni del nuovo soggetto industriale, nonché un generalizzato intervento riorganizzativo delle attività di ingegneria, della Supply chain, delle strutture orizzontali di supporto e della rete di fornitura, orientato alla riduzione di costi specifici e di costi orari, nonché all'aumento di efficienza e profittabilità in tutti i settori, in tutti i programmi e per tutto il portafoglio prodotti per i quali l'azienda annuncia una riduzione decisa, incrementando sulla parte rimanente gli investimenti.
A questo proposito, il piano conferma il processo di cessione del settore ferroviario, considerato non strategico per le prospettive del nuovo assetto industriale di Finmeccanica.
Sulle JV e sulle partecipazioni di Finmeccanica, l'AD ha annunciato l'intenzione di acquisirne il controllo strategico e che, laddove tale obiettivo non fosse raggiunto, verranno valutate alternative.
Nel corso del dibattito si sono evidenziate molte criticità negative: la cessione del settore ferroviario si configura come un'operazione finalizzata a fare Cassa anche alla luce del ritorno dello stesso settore, ed in particolare di Ansaldo Breda, a margini industriali positivi e utili di bilancio, nonché a carichi di lavoro che garantiscono la saturazione nel medio periodo.
In questo scenario la Fiom conferma la sua contrarietà a tale cessione ritenendo che, al contrario, nell'interesse dell'apparato industriale nazionale e dell'intera economia, il settore vada mantenuto e rafforzato, anche nell'ambito di una specifica politica industriale che il Governo deve definire per il settore dei trasporti.
Manca qualsiasi informazione sui dettagli operativi del piano nei singoli settori. Sono previsti interventi finalizzati ad una generalizzata riduzione dei costi ma nulla si è chiarito sulle eventuali conseguenze di tali interventi, in particolare sugli assetti occupazionali, sulla salvaguardia dei siti e sulle condizioni di lavoro.
Dal piano inoltre emerge la totale assenza di risorse finanziarie per gli investimenti e per le eventuali acquisizioni di quote di controllo delle partecipate. Tali risorse dovrebbero essere generate, secondo Finmeccanica, dai risparmi ottenuti attraverso la realizzazione del piano stesso (non sono previsti interventi di ricapitalizzazione né aumenti di capitale).
Ci sembra questa una criticità rilevante poiché Finmeccanica, impegnata in un settore estremamente avanzato tecnologicamente, ha bisogno di ingenti investimenti in ricerca e sviluppo, sui prodotti e per gestire il sistema di alleanze internazionali.
Tutto ciò in assenza di una visibile e coerente strategia industriale complessiva e in presenza, al contrario, di contraddizioni tra le diverse priorità annunciate e la situazione reale, ad oggi, delle strutture produttive e delle scelte industriali in atto (ad esempio da un lato si ritiene l'alta velocità indispensabile, dall'altro si abbandona il settore ferroviario).
In questo quadro di incognite e incertezze, le aziende del gruppo stanno avviando in maniera unilaterale processi riorganizzativi connessi alla realizzazione del piano come, ad esempio, sta avvenendo con l'annuncio della chiusura della sede di Napoli e la mancanza di attività su Scanzano per la Telespazio, con l'intenzione di cedere ad Atitech lo stabilimento Alenia di Capodichino, con l'esternalizzazione di importanti fasi del processo produttivo in Alenia Grottaglie.
A fronte di tutto ciò, l'assemblea nazionale e la Fiom nazionale, congiuntamente alle strutture territoriali, ritengono necessario che, così come concordato nell'incontro tenuto venerdì scorso dalle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm e l'amministratore delegato Mauro Moretti, si tengano entro il mese di febbraio i confronti con tutti i tavoli aziendali - a partire da AnsaldoBreda dentro cui va trovata una prospettiva anche per l'Imesi - con la presenza di Finmeccanica, per un approfondimento sugli obiettivi produttivi, i carichi di lavoro e i processi di efficientamento delle singole aziende, in coerenza con le linee strategiche annunciate.
Al termine di questi confronti la Fiom proporrà a Fim e Uilm di tenere assemblee in tutti i luoghi di lavoro del Gruppo per informare le lavoratrici e i lavoratori. Alla fine di questo percorso sarà riconvocata l'Assemblea dei delegati, per assumere le decisioni conseguenti.
Nel frattempo, al fine di allargare la conoscenza e la consapevolezza delle criticità del piano e delle modalità con le quali l'azienda intende realizzarlo, come Fiom convocheremo riunioni dei delegati di tutte le aziende del gruppo a livello dei territori e delle Regioni dove Finmeccanica è presente.
Dalla discussione di oggi è emersa inoltre la richiesta che, riguardo al piano industriale del Gruppo, il Parlamento ascolti, dopo aver sentito l'amministratore delegato, anche il punto di vista delle organizzazioni sindacali. Per questo la Fiom richiederà un'audizione alle Commissioni industria della Camera e del Senato.
L'assemblea nazionale, la Fiom nazionale e le strutture Fiom territoriali hanno infine sottolineato che, in ogni caso, non accetteranno la chiusura di nessuno dei siti produttivi né la perdita di posti di lavoro.
FIOM-CGIL NAZIONALE
Roma, 5 febbraio 2015