Fca il 27 maggio ha comunicato la volontà di raggiungere un’intesa per la fusione con il gruppo Renault che è in alleanza con Nissan. Tutto accade senza nemmeno l'avvio di un confronto consultivo e informativo in Italia.
Sono molti gli interrogativi che una operazione come questa apre per i lavoratori, dalla ricerca e sviluppo, dai reparti produttivi fino alla componentistica.
La proprietà ha indicato i principali vantaggi che l'operazione determinerebbe: fusione al 50% tra azionisti Fca e al 50% Renault; la nascita del 3° gruppo mondiale; nessuna chiusura degli stabilimenti; 5 miliardi di sinergie che si aggiungerebbero a quelle già esistenti tra Renault, Nissan e Mitsubishi ed infine vantaggi in termini di dividendo per gli azionisti.
Messa così, nella migliore delle ipotesi, il comunicato ci dice che per i lavoratori non ci sarà la chiusura di interi stabilimenti, ma dopo anni di cassa integrazione e bassi investimenti per raggiungere obiettivi finanziari non sarebbe dovuta arrivare la piena occupazione? Il primo problema è che oggi è impossibile fare previsioni, per questo è indispensabile un percorso istituzionale nella sede di Governo per sottoscrivere impegni utili a garantire l'occupazione, la ricerca e sviluppo e la produzione dopo la fusione.
La Fiom ha chiesto agli altri sindacati, che pur nelle differenze, è indispensabile superare le divisioni per unirsi nelle assemblee con i lavoratori e per tenere un confronto su un tavolo nazionale che coinvolga tutti: sindacati, aziende e governo. È ora il tempo giusto per chiedere e ottenere garanzie.
Non si può chiedere ai lavoratori senso di responsabilità e nel mentre assistere al fatto che l'amministratore delegato per «motivi personali» decida di vendere parte delle proprie azioni Fca all'indomani dell'annuncio di fusione.
La Fiom è consapevole della necessità di avere un gruppo globale per aumentare la presenza di mercato, (per questo la presenza di Nissan per il mercato asiatico è importante) e per capacità di investimento in ricerca e sviluppo su auto ecologiche, self-drive, piattaforme della mobilità, ma qualsiasi scelta deve servire a tutelare e valorizzare i 180mila dipendenti dell'automotive.
Per poter tutelare l'automotive è indispensabile che il piano di investimenti di Fca sia accelerato e accompagnato dalla certezza degli ammortizzatori sociali a partire dal «polo torinese», Pomigliano e Nola, insieme agli stabilimenti dei motori diesel di Pratola Serra e Cento. È indispensabile che parta nel secondo semestre del 2019 l'ibridizzazione e l'elettrificazione dei modelli 500, Maserati, Alfa e Jeep perché sia rispettata la partenza nel 2020.
I lavoratori degli stabilimenti italiani stanno pagando da anni un prezzo altissimo in termini di salario e occupazione: la fusione non può creare valore solo per gli azionisti, che riceveranno l'ennesima cedola, ma per la piena occupazione dei lavoratori.
ANCHE PER QUESTE RAGIONI, VENERDÌ 14 GIUGNO SARÀ SCIOPERO GENERALE UNITARIO DI TUTTI I METALMECCANICI CON TRE GRANDI MANIFESTAZIONI A MILANO, FIRENZE E NAPOLI.