FCA: TUTTI AL LAVORO?
Il 27 maggio presso l'Unione degli Industriali di Torino si è tenuto l'incontro tra la Direzione aziendale del Gruppo FCA e la Fiom, purtroppo forse l'unico incontro, dell'azienda sul piano industriale presentato a Detroit dall'Amministratore Delegato.
Avremmo voluto tenere un incontro con le altre organizzazioni sindacali per affrontare con i delegati dai vari stabilimenti i problemi, le preoccupazioni, le incertezze occupazionali e di prospettiva industriale, ma è evidente che la necessità di un incontro con la Direzione aziendale era avvertita solo dalla Fiom.
E' incredibile ma né altri sindacati, né Governo, né le altre Istituzioni, sono interessate a sapere quali nuovi modelli, con quali e quanti investimenti, in quali stabilimenti ed in che tempi si realizza il piano. In altri Paesi europei e del mondo non sarebbe mai potuto accadere che nessuno chieda conto alla più grande multinazionale di confrontarsi su punti strategici e di garantire impegni e accordi utili a salvaguardare l'occupazione.
I numeri snocciolati durante l'incontro non poggiano sulle certezze di cui i lavoratori e le lavoratrici hanno bisogno.
In verità, escluse le fabbriche in produzione del "polo del lusso" (Grugliasco e Modena), dove ci sarebbe bisogno di negoziare una migliore organizzazione del lavoro, nelle altre i lavoratori subiscono milioni di ore di cassa integrazione all'anno.
Nessun chiarimento sull'allocazione dei modelli in Italia e che impatto avrebbero sull'occupazione, ma i dati ci dicono che negli anni la produzione per l'Europa di auto si è man mano spostata dall'Italia ad altri Paesi europei, ma che il mercato principale di vendita rimane l'Italia. Il piano globale della FCA arriva quando in Italia molti modelli in produzione sono a fine corsa. I nuovi modelli annunciati a Detroit (senza fissare una data di inizio delle produzioni) che dovessero arrivare negli stabilimenti di Mirafiori e Cassino andrebbero di fatto a sostituire quelle in produzione. Mentre permangono tutte le preoccupazioni per saturare Pomigliano e Melfi, visto che con la riorganizzazione e l'aumento dei ritmi produttivi non è garantita per tutti l'occupazione dato l'utilizzo di ammortizzatori sociali.
Non essendoci certezze sui modelli questo si ripercuote sull'indotto e la componentistica. Esclusi gli stabilimenti Magneti Marelli che lavorano anche con altre case automobilistiche, per quelli della plastica permane una situazione insostenibile, mentre per gli stabilimenti dei motori, esclusa la VM di Cento, non vi sono novità. Pratola Serra e Termoli senza nuovi prodotti potrebbero vedere peggiorare la condizione odierna.
Secondo l'Azienda i nuovi modelli Maserati, la Jeep Renegade, il rilancio del marchio Alfa, mentre del marchio Lancia nessuna traccia, insieme alle produzioni dei veicoli commerciali leggeri della Val di Sangro sarebbero il cuore della ripresa produttiva in Italia.
La verità è che senza un accordo tra l’Azienda, le Istituzioni e le organizzazioni sindacali su tempi, modelli e elencazione delle produzioni sul piano, si determineranno incertezze sul futuro occupazionale e produttivo.
Ad oggi, l’unica certezza è che fino al 2018 ci sarà ancora cassa integrazione e un aumento dei ritmi e dei carichi produttivi.
C’è bisogno di una svolta; la Direzione di Fca “giochi” a carte scoperte, con investimenti certi per nuove motorizzazioni e modelli che rilancino le produzioni in Italia e garantiscano l’occupazione.
30 maggio 2014