Questa mattina la Electrolux di Solaro si è fermata, non perché lo ha deciso la multinazionale svedese, ma perché lo hanno deciso le lavoratrici e i lavoratori aderendo allo sciopero proclamato per contrastare le scelte dei vertici aziendali che mettono a rischio il futuro degli stabilimenti italiani.
In tante (i 912 dipendenti di Solaro sono in maggioranza donne) e tanti, oltre ad incrociare le braccia, sono partiti dalla fabbrica con 5 pullman e hanno partecipato alla manifestazione che si è conclusa sotto la volta di vetro del palazzo della Regione Lombardia.
Con loro in corteo c’erano i delegati della Fiom di altre aziende di Milano e provincia e il Sindaco di Solaro.
Tanto per cambiare, il Governatore della Lombardia si è ben guardato dall’incontrare i rappresentanti dei lavoratori, cosa che invece ha fatto l’Assessore alle attività produttive che, prima “in piazza” e poi nella riunione che si è svolta con la delegazione sindacale, ha dichiarato la sua intenzione di intervenire nei confronti della multinazionale e a livello nazionale perché si attivi un tavolo di settore presso la presidenza del Consiglio.
Ci auguriamo che lo faccia davvero, perché in gioco non ci sono solo i dipendenti della Electrolux e l’indotto, è l’intero comparto degli elettrodomestici che rischia di scomparire: le lavoratrici e i lavoratori di questo sono consapevoli, a differenza di chi avrebbe il dovere di intervenire per evitare che le spregiudicate scelte delle imprese (soprattutto delle multinazionali) trasformino questo territorio e il paese in una immensa area dismessa.
Nei prossimi giorni le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento di Solaro decideranno come articolare le ore di sciopero già proclamate e la mobilitazione.