L’intervista a Francesca Re David sul Corriere della Sera a firma di Claudia Voltattorni.
«Non mi interessa il bon ton dei licenziamenti, mi interessa che i lavoratori non vengano licenziati e che il governo non si limiti a rincorrere le crisi aziendali ma prepari un piano quinquennale affinché le crisi non ci siano». Il messaggio che Francesca Re David, segretaria generale della Fiom-Cgil, vuole mandare al governo è chiaro: «Non ci stiamo ad affrontare di volta in volta i singoli casi di licenziamenti che si presenteranno, ci mobiliteremo prima per proteggere lavoratori e settori importanti della nostra economia».
Il governo ha sbagliato a sbloccare i licenziamenti?
«Noi eravamo contrari fin dall’inizio. Ma anche se era chiaro che il blocco non potesse durare in eterno, andava gestito, serviva la riforma degli ammortizzatori sociali. Invece il governo ha sbloccato, con l’impegno di Confindustria e sindacati a utilizzare tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione».
Nonostante ciò, la Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto (Monza) e la Gkn di Campi Bisenzio (Firenze), entrambe di proprietà di fondi stranieri, hanno annunciato il licenziamento via mail di 574 dipendenti.
«Mi sembra uno schiaffo al governo e a Confindustria. Ma il problema non è solo questo».
Quale è il problema?
«Questi fondi stranieri che mi ricordano l’algoritmo che licenzia in Amazon. Sono la massima espressione di un capitalismo finanziario senza legami con il territorio, che sostituisce i rapporti umani, supera la politica e il compromesso sociale. È molto rischioso per il nostro Paese lasciarli agire in questo modo».
Cosa dovrebbe fare il governo?
Non si possono abbandonare settori fondamentali per la nostra economia. Il nostro è un paese di componentistica, la nostra forza è produrre componenti di qualità per altri, i motori rappresentano il 27% del nostro export. Non si può affrontare il Piano di ripresa e resilienza non preoccupandosi di questi settori, se non si fa niente ora, ci troveremo ad arretrare dove l’Italia ha sempre avuto un ruolo di primo piano».
Di cosa c’è bisogno? Bloccare i licenziamenti evita che le aziende portino il lavoro via dall’Italia?
«Serve un piano quinquennale per tutti quei settori che non sono in crisi ma che sono in fase di riconversione ecologica e riorganizzazione. Servono vincoli per le imprese. Ecco, il governo deve accompagnare le aziende in questa fase, non aiutarle a dismettere, non possiamo continuare a distribuire soldi come è stato fatto in passato senza seguirne il percorso, senza un piano».
Anche Fca ha ricevuto 6 miliardi di prestito agevolato...
«Nell’automotive non c’è crisi, tengo a sottolinearlo, è in corso una riconversione. Ma serve un piano: chiedo al governo un tavolo sull’automotive con Stellantis per farci sapere come intende comportarsi nei prossimi anni. Bene la Gigafactory a Termoli ma per ora è un titolo e niente di più. La nostra componentistica lavora anche per Stellantis e se il gruppo continua a tenere questi volumi così bassi diventa rischioso per tutti».
Quella che chiede è una politica industriale?
«Sono 30 anni che non se ne fa in questo Paese e questo governo mi sembra in continuità con i precedenti. Il resto d’Europa si sta organizzando in vista dei fondi del Pnrr, studiano politiche industriali che riavvicinino le aziende al territorio, noi invece le crisi le rincorriamo».
Domani a Firenze ci sarà il tavolo di Mise e ministero del Lavoro con azienda e parti sociali per Gkn...
«Quella di Gkn è un’operazione molto finanziaria di cui importa molto poco del dopo. Ma il governo deve reagire. Noi pensiamo che servirà una grande mobilitazione».