Martedì, 05 Novembre 2024

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«II Recovery non basta II Governo ci convinca a investire sull’Italia» Intervista a Riccardo Realfonzo

L'intervista. Riccardo Realfonzo. Il neo presidente del fondo pensione Cometa (metalmeccanici) propone un meccanismo per garantire rendimenti in linea con il Tfr. La previdenza complementare gestisce 200 miliardi di euro

«Il Recovery Plan non è la soluzione di tutti i problemi. Per spingere la crescita, bisogna convincere i fondi pensione italiani a sostenere investimenti diretti nell'economia del Paese. E non per spirito di patria ma perché, ed è la mia proposta, c'è un meccanismo di garanzia: se i rendimenti di questi investimenti fossero più bassi di quelli del Tfr, la differenza la dovrebbe colmare lo Stato eventualmente attraverso Cassa depositi e prestiti».

È la proposta lanciata da Riccardo Realfonzo, economista, preside della facoltà di economia dell'Università del Sannio ma soprattutto nuovo presidente (eletto ieri di Cometa, il più grande fondo pensione negoziale italiano per patrimonio: gestisce i 13 miliardi dei metalmeceanici (440 iscritti).

Secondo lei quindi sono insufficienti le proposte avanzate fino ad oggi per spingere fondi pensione a investire nell'economia italiana?
La previdenza complementare può contare su 200 miliardi di euro, oltre il 10% del Pil nazionale. Di questi, soltanto 4 miliardi arrivano alle imprese italiane, 30 miliardi finiscono nel debito pubblico e tutto il resto va all'estero. Purtroppo il sistema di fondi di private equity e private debt in Italia non è molto avanzato. Ci vuole altro.

Propone dunque questo meccanismo di garanzia?
Certo, che scatterebbe soltanto se i rendimenti fossero più bassi del Tfr, vero punto di riferimento per i risultati dei fondi pensione.

Ma non si crea un azzardo morale per gestori e i consigli di amministrazione dei fondi? Anche se va male tanto paga lo Stato?
No, perché vi sono meccanismi che lo evitano. Nel caso di Cometa, dove ero presente anche nei precedenti cda, abbiamo inserito delle clausole nei mandati ai gestori: se non raggiungono determinati risultati, il fondo può bloccare ulteriori conferimenti o far decadere il mandato.

Chi appoggia la sua proposta?
Sicuramente la Fiom Cgil.

Lei è un economista. È d'accordo con le banche centrali, Fed e Bce, che considerano la fiammata dell'inflazione un fenomeno transitorio?
Penso che parlare di inflazione per l'area europea sia assolutamente prematuro. Siamo ben lontani dall'obiettivo della Bce del 2 per cento. Credo invece che questo aumento dei prezzi sia un fenomeno, al momento, legato soltanto agli Usa.

Lei ha ricordato che era già presente nei precedenti cda di Cometa. Cambierà qualcosa ora nel fondo e in particolare nella strategia di investimento?
A inizio 2022 termineranno i mandati dei gestori. Ho intenzione di avviare subito audizioni con esperti e gestori per aggiornare la strategia del 2016.

Può chiarirci il punto?
Nel 2016 abbiamo abbandonato la vecchia strategia che prevedeva un'asset allocation molto rigida. Ai gestori in sostanza è stata data maggiore discrezionalità e la possibilità di investire in modo attivo in multiasset. Una modalità d'investimento che tendiamo a confermare. Bisognerà fare una riflessione, però, sul vincolo forte a livello di volatilità ex post che ha un po' limitato le performance. La massima tutela dei risparmi dei lavoratori resterà la nostra stella polare.

Sostenibilità. È uno dei temi più importanti anche sul versante investimenti. I fondi pensione italiani sembrano però un po' ai margini rispetto all'attivismo dei cugini nordeuropei. Non crede?
Il fondo Cometa già in passato ha fatto da traino a iniziative importanti sul versante degli investimenti socialmente responsabili e rafforzeremo tale strada.

Perché un giovane dovrebbe iscriversi a un fondo pensione che investe in aziende fossili e trovarsi fra 30-40 anni su un pianeta invivibile?
Per quanto riguarda Cometa, posso dire che implementeremo le strategie Esg. Non solo. Verificheremo in modo rigoroso se il nostro portafoglio sia esposto ad aziende coinvolte, in base ad elementi comprovati, in controversie sociali e ambientali. Inoltre, aumenteremo l'attività di engagement insieme ad altri investitori istituzionali.

Resta il problema della bassa adesione ai fondi pensione. Plus24, il settimanale di risparmio e investimenti del Sole240re, ha fatto una serie di proposte per convincere i giovani ad aderire. Che ne pensa?
Ho letto le dieci proposte e le trovo interessanti anche se più che al contributo delle famiglie penso a un intervento dello Stato. Ci sono i giovani precari che non aderiscono ai fondi pensione e ci sono i lavoratori che potrebbero uscirne nei prossimi mesi con lo sblocco dei licenziamenti. Ecco perché è importante un meccanismo di garanzia che spinga i fondi pensione a investire nel tessuto industriale nazionale per sostenere la crescita. Le risorse del Recovery Pian non consentiranno di tornare ai livelli del Pil 2019 nemmeno entro il 2025.

Un'ultima domanda sul Comune di Napoli a rischio default. Lei è stato assessore al Bilancio nella prima giunta De Magistris nel 2011 ma andò via dopo appena un anno. Perché?
Perché all'epoca non si vollero fare le riforme radicali che proponevo, dalla riorganizzazione degli uffici e delle partecipate alla lotta all'evasìone fiscale. Si decise di continuare con lo status quo ed ora se ne vedono i risultati.

 

FONTE SOLE 24 ORE- 27 MAGGIO 2021

Vitaliano D'Angerio (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

 

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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