Il Recovery fund deve accompagnare e incentivare la trasformazione della filiera italiana dell’auto e della mobilità. «Alimentare la domanda è utile, ma l’Italia non può diventare solo un centro di spesa: deve anzitutto restare un centro industriale, e possibilmente per le produzioni più avanzate», spiega a MF-Milano Finanza Michele De Palma, segretario nazionale e responsabile automotive Fiom-Cgil.
Ieri De Palma ha incontrato il neo-ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, per un confronto sul Piano di ripresa e resilienza (Pnrr). Se per quanto riguarda la mobilità pubblica i progetti sembrano già abbastanza delineati, il governo deve ancora stabilire le priorità di investimento per l’evoluzione di quella privata. A tale scopo, secondo De Palma, sarebbe opportuno che Giovannini, il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, convocassero per un confronto i sindacati e i vertici della prima azienda automotive in Italia: Stellantis.
«In questi mesi si decide non solo la ripartizione delle risorse pubbliche del Pnrr, ma anche l’allocazione degli investimenti previsti nel primo piano industriale della casa nata dalla fusione fra Fca e Psa», osserva, «la coincidenza rende indispensabile l’instaurazione di un dialogo fra governo e azienda per portare in Italia la parte innovativa e non povera della produzione e per capire anche come dovrà ».
Carlos Tavares, ceo di Stellantis, ha annunciato che il piano arriverà non prima di fine 2021, ma per De Palma il confronto sulle scelte deve essere preventivo. «Vorremmo capire prima come saranno distribuite le produzioni e quali saranno destinate agli stabilimenti italiani e non ricevere un piano già scritto, prendere o lasciare», sottolinea», «bisogna in particolare affrontare il tema della ricerca e sviluppo: è cruciale che rimanga in Italia la testa pensante dell’azienda, ossia i luoghi dove si progettano i nuovi modelli e si sviluppano le tecnologie per l’auto del futuro come batterie e software».
Queste indicazioni saranno fondamentali anche per orientare le politiche attive del lavoro, un altro dei pilastri dell’azione di governo. «Il confronto sul piano industriale deve andare di pari passo con quello sul piano occupazionale: occorrerà formare le persone alle nuove tecnologie dell’auto, ma per farlo dobbiamo prima sapere cosa produrremo in Italia».
De Palma lamenta però che sul piano industriale l’azienda è stata sinora reticente. «Ci preoccupa la mancanza di comunicazione da parte del management di Stellantis», avverte, «Tavares ha parlato dei costi industriali eccessivi degli stabilimenti italiani, ma non ha specificato a quali costi si riferisca né come intenda ridurli».
Secondo il segretario Fiom-Cgil, sul punto non si può prescindere dall’analisi dei volumi produttivi. «In Italia abbiamo un potenziale produttivo di un milione e mezzo di vetture», precisa, «è inutile ricordare che negli ultimi anni siamo rimasti costantemente sotto questa soglia, e di molto».
Inoltre, «il prolungamento della cassa integrazione a Melfi è preoccupante perché sinora è stato lo stabilimento che ha garantito la continuità produttiva e occupazionale», conclude De Palma, «se il governo non decide in fretta sull’auto l’Italia rischia di perdere una parte importante della sua industria».
Del resto, ieri lo stesso ministro Giorgetti ha riconosciuto che sull’automotive «stiamo giocando una partita decisiva: dobbiamo elaborare una strategia difensiva sul punto perché altrimenti mentre discutiamo della transizione ecologica rischiamo di ritrovarci senza una filiera dell’auto in Italia».
Intervista pubblicata su MF-Milano Finanza del 18 marzo 2021