«II governo ci dice, io resto a casa, e regolamenta ogni cosa, addirittura se e quando si può portare a spasso il cane. Benissimo, giusto così. Ma ora pretendiamo che prescriva regole anche su come si deve stare nei posti di lavoro: perché gli operai non sono cittadini per ventiquattro ore meno otto. Non è tollerabile che vedano la loro vita di tutti i giorni protetta e garantita da tante norme, ma una volta superati i cancelli della fabbrica si trovino in una terra di nessuno».
Francesca Re David è la leader nazionale dei metalmeccanici della Fiom-Cgil e sta vivendo probabilmente le ore più difficili della sua "missione" di sindacalista. Nelle fabbriche italiane dilagano gli scioperi perché gli operai si sentono figli di un dio minore, costretti a lavorare senza le tutele riconosciute a tutti gli altri cittadini. Come in trappola. «Ci sono tante aziende virtuose che si stanno comportando correttamente, condividendo con i dipendenti e con i sindacati decisioni così importanti per la vita di ognuno - racconta Re David -. Ma ce ne sono altrettante che procedono unilateralmente, senza rispetto».
Il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, giudica "irresponsabili" gli scioperi proclamati in queste ore.
«Invito Bonometti e chi ragiona come lui a farsi un giro in autobus per andare in fabbrica e a lavorare nelle linee produttive dove la distanza tra le persone è di pochi centimetri. Poi parli. Ripeto, serve più rispetto per i lavoratori che stanno tenendo in piedi il Paese. E a chi sciopera perché nella sua azienda non è garantita la sicurezza, dico di stare tranquillo: ha la copertura anche del sindacato a livello nazionale».
La Fiom, insieme a Fim-Cisl e Uilm, chiede di fermare tutte le fabbriche metalmeccaniche fino al 22 marzo. Non crede sia uno stop controproducente in un momento come questo?
«Assolutamente no. C'è grande difficoltà nell'applicazione delle misure sanitarie nei luoghi di lavoro e quindi una fermata momentanea della produzione, con la copertura di ammortizzatori sociali e strumenti contrattuali, consentirà di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro».
Il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, dice che se nelle fabbriche non si può mantenere la distanza di un metro tra i lavoratori, vanno utilizzate le mascherine.
«Ma le mascherine dove sono? Il governo si assuma la responsabilità di stabilire quali sono le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. Non è possibile che le prescrizioni normative riguardino quasi esclusivamente i cittadini-utenti e non i lavoratori. E' scandaloso che gli operai rischino sanzioni disciplinari o addirittura il licenziamento se rifiutano protezioni sanitarie inadeguate. Oppure che gli imprenditori mettano unilateralmente in ferie i dipendenti. Succede perché il governo ha delegato alle aziende le decisioni».
Non teme che misure di emergenza possano poi essere difficili da smontare una volta tornati alla normalità? Magari a danno proprio dei lavoratori...
«Sia gli ammortizzatori sociali che gli strumenti contrattuali vanno concordati. Peraltro, mixando cassa integrazione e turni di lavoro, sarà più facile mandare avanti la produzione in questo periodo di crisi»
Qual è la situazione del contagio di Covid-19 nelle fabbriche italiane?
«I dati che abbiamo rispecchiano la tendenza di tutta la popolazione. Quindi il maggior numero di casi positivi al coronavirus sono nelle aziende di Lombardia e Veneto. E consideri che quando c'è un episodio, viene messa in quarantena l'intera fabbrica. Stanno spuntando casi anche nel resto d'Italia, soprattutto in Campania e nel sud».
II premier Conte ha convocato per oggi una video-conferenza con le parti sociali. Cosa chiederà il sindacato?
«Un'assunzione di responsabilità da parte del governo, in linea con i sacrosanti passi fatti fino ad oggi».