In tutto il mondo i salari crescono sempre di meno. Nel 2017, l'aumento medio, depurato dall'inflazione, è stato dell'1,8%, sei decimali sotto l'anno precedente, lontanissimi dal massimo aumento del secolo in corso, raggiunto nel 2013 con il 2,7% . Si tratta del peggior risultato dal 2008 (l'anno in cui è scoppiata la grande crisi), quando l'aumento medio fu dell'1,5%; e le previsioni per il 2018 non sembrano invertire questo trend negativo.
I dati sono stati resi noti dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), che segnala in particolare la gravità del caso europeo. Nel vecchio continente l'aumento dei salari reali è stato appena superiore allo zero (+0,1), mentre nel 2016 era dell'1,3% e nel 2015 dell'1,5%. A pesare sono state soprattutto le deboli crescite di Germania (+0,9) e Francia (+0,1) e la diminuzione dei salari reali in Spagna e Italia.
Nel caso spagnolo l'Oil rileva un diminuzione dei salari reali dell'1,8%, il peggior calo degli ultimi cinque anni. Per l'Italia il calo medio del 2017 è stato dello 0,7%.
Negli ultimi cinque anni, in Europa, i salari reali sono diminuiti in cinque paesi: Grecia meno 3,1%, Italia meno 0,6%, Gran Bretagna meno 0,5% e Spagna meno 0,3%. Al contrario, in questi cinque paesi, il Pil è comunque cresciuto, seppure di poco: in media, più 0,7%. Da segnalare che queste tendenze negative sono “trascinate” soprattutto dall'aumento delle differenziazioni salariali di genere che penalizzano pesantemente le donne che rispetto agli uomini guadagnano sempre di meno: nei paesi dell'Ue il divario è arrivato al 16,2%, in crescita rispetto a cinque anni fa quando era al 12,5%.