Il 5 ottobre 2016 Valter Sanches, del sindacato brasiliano Cnm/Cut, è stato eletto segretario generale di IndustriAll Global Union. Sanches, metalmeccanico e una vita da attivista sindacale, guiderà IndustriAll per i prossimi quattro anni.
Puoi parlarci un po' della tua formazione in Brasile?
Sono nato nel sud del Brasile, a Paraná, in campagna. Quando avevo sei anni, la mia famiglia, come molte in Brasile, si è dovuta trasferire a San Paolo dopo il terribile gelo che colpì l'agricoltura nel corso degli anni 60'. La maggior parte delle persone persero tutto, e noi pure. Come molti brasiliani ho iniziato a lavorare a 16 anni. Un anno dopo, sono entrato in una fabbrica di ingegneria meccanica come lavoratore meccanico. Nel 1985, quando avevo 21 anni, mi sono trasferito alla Rolls Royce come tecnico, per poi passare alla Mercedes-Benz come ingegnere di produzione.
Quando e perché sei stato coinvolto in attività sindacali?
Sono diventato membro di un sindacato non appena ho iniziato a lavorare in fabbrica, avevo 17 anni. Vivevamo sotto dittatura e così sentii un forte bisogno di lottare contro l'ingiustizia e la mancanza di libertà che vi erano allora, così come vi erano i problemi economici. Alla fine della dittatura sono seguiti, in successione, una serie di governi neo-liberali che hanno portato un sacco di problemi ai lavoratori, così, farsi coinvolgere dal sindacato è venuto naturale.
La prima posizione elettiva che ho ricoperto è stata per la commissione interna della salute e sicurezza, che è obbligatoria ai sensi della legislazione brasiliana. Sono stato poi eletto nel Consiglio d'Azienda della Mercedes-Benz nel 1992 e in seguito rieletto un sacco di volte.
Hai una laurea in geografia presso l'Università di San Paolo – in che modo hai sfruttato questa competenza ?
Quando avevo 20 anni, era raro per un operaio andare all'università; era una società orientata in maniera alquanto ristretta. C'era un grande collo di bottiglia e pochi posti vacanti per i milioni di persone che volevano andare all'università. In Brasile, è molto comune, per le persone come me, seguire un corso scolastico di notte e lavorare di giorno. Ed è questo quello che ho fatto. Non ero sicuro se volevo lavorare in una fabbrica per il resto della mia vita o se volevo fare qualcosa nel campo della ricerca e della geografia.
Tuttavia, la militanza era nel mio sangue così ho pensato che, anche se stavo mettendo in secondo piano la mia carriera, sarei stato più utile se fossi rimasto in fabbrica e mi fossi impegnato nelle lotte sindacali per i diritti dei lavoratori e per la giustizia sociale. Ho ottenuto una posizione nazionale in Cnt/Cut nel 2003 e poi, sempre lì, ho avuto ancora molti altri incarichi tra cui: segretario generale e, alla fine, segretario internazionale.
Come descriveresti la tua carriera sindacale finora?
Per tutta la mia vita ho sfondato barriere. Sono stato il primo brasiliano nel comitato aziendale mondiale; ero nel gruppo di lavoro che ha negoziato il nostro accordo quadro globale a Daimler (casa madre di Mercedes Benz) nel 2002; e poi sono stato il primo brasiliano, e lo sono ancora, l'unico non-tedesco nel consiglio di sorveglianza Daimler. Ed ora sono il primo segretario generale di una federazione sindacale internazionale proveniete dal Sud del mondo, nella storia della IndustriAll e delle organizzazioni che la hanno preceduta.
Perché è rilevante per IndustriAll avere un leader dal Sud del mondo?
Naturalmente ogni affiliato vuole avere qualcuno che sia ben qualificato, democratico, e che sia in costante rapporto con loro, questi sono i principali requisiti. Ma essere del Sud significa portare altre esperienze. In passato, la maggior parte dei responsabili dei sindacati mondiali erano o provenienti dall'Europa o dal Nord America. Non che essi non abbiano la dovuta sensibilità riguardo ai paesi in via di sviluppo, ma è e può essere un'esperienza addizionale quando si vive in quelle condizioni nella realtà - in un ambiente molto antisindacale, sotto dittature o governi neo-liberali, sotto severa repressione, o ancora, in condizioni di lavoro precarie guidate dalle multinazionali e dalle loro catene di fornitura.
Quali sfide sono state affrontate con IndustriAll e i suoi affiliati?
Sono stato un sindacalista per la maggior parte della mia vita e penso che ci sono molte sfide/cambiamenti in tutto il mondo da affrontare. Sono stato coinvolto nel lavoro di solidarietà internazionale per gran parte del mio tempo nel mio sindacato, così, ho deciso di raccogliere la sfida nel cercare di portare nuove soluzioni, cambiamenti. Credo che il nostro piano d'azione, basato su cinque obiettivi strategici, individua molte delle nostre sfide, oltretutto, gli obiettivi sono tutti interconnessi. Ma quando vediamo questi terribili incidenti nell'industria della demolizione navale, dell'estrazione mineraria o dell'abbigliamento, vediamo il volto più crudele della avidità aziendale.
Il lavoro precario è una sfida importante. Anche in Germania, con le migliori condizioni di lavoro di tutto il mondo, il capitale trova il modo di introdurre il lavoro precario sotto forma di lavoro in appalto e lavoro interinale. Dobbiamo costruire sindacati più forti per combattere il lavoro precario, altrimenti ci saranno molte perdite posti di lavoro in alcuni paesi che non determineranno la creazione di posti di lavoro di qualità altrove. Quindi dobbiamo aiutare i sindacati a diventare più forti, per costruire un senso d'appartenenza, per ottenere una migliore formazione per i lavoratori al fine di poter fargli svolgere il proprio lavoro al meglio.
Dobbiamo agire tramite la solidarietà ogni volta che uno di noi è sotto attacco. Prima di tutto, siamo nel bel mezzo di un'enorme evoluzione tecnologica (Industry 4,0) che interesserà, e già ora colpisce, tutta l'industria. In un prossimo futuro, interi settori spariranno. Altri sorgeranno ma probabilmente genereranno molti meno posti di lavoro. È per questo che dobbiamo lottare per delle politiche industriali sostenibili nei vari paesi e nelle varie regioni. Dobbiamo sviluppare sindacati forti quanto più possibile, così da poter pretendere che i governi ci riconoscano un ruolo negoziale per determinare buone politiche industriali e resistere al potere delle imprese transnazionali.
Perdite posti di lavoro. Come pensi che IndustriAll ha bisogno di svilupparsi per i prossimi quattro anni?
Dobbiamo apportare alcuni miglioramenti nelle nostre strutture, nelle nostre regioni e nell'intero lavoro di IndustriALL in modo da poter servire meglio i nostri affiliati. Nell'ultimo periodo, IndustriALL ha realizzato un sacco di cose buone e ha fatto molte campagne di successo. L'Accordo sulla Sicurezza degli edifici e le misure antincendio in Bangladesh è stato un grande successo, impostando una struttura giuridicamente vincolante per ispezionare e aiutare più di 1.600 fabbriche d'abbigliamento nel paese. La campagna Rio Tinto ha riunito gli affiliati dalle proprie operazioni in tutto il mondo, chiedendo che il colosso minerario s'impegni in un dialogo con i sindacati. Anche se abbiamo ancora molto lavoro da fare, la campagna di Rio Tinto ha costretto l'azienda a fare cambiamenti reali, a sostituire alcuni manager antisindacali e aprire la porta ai nostri affiliati al fine d'organizzare molti dei loro cantieri.
Vorrei dire che le nostre numerose reti sindacali nelle imprese multinazionali sono un altro importante risultato. Tuttavia possiamo e dobbiamo comunicare e consultarci meglio con gli affiliati quando si affronta un problema che li riguarda e trarre beneficio dai loro input. Fondamentalmente, abbiamo bisogno di usare la forza che possediamo nelle nostre reti sindacali e nei nostri accordi quadro a livello globale per rendere le compagnie multinazionali responsabili per le loro catene di fornitura. Noi abbiamo anche bisogno d'aiutare i sindacati che si occupano dei lavoratori delle imprese delle catene di fornitura, dove in realtà si trova la maggior parte del lavoro precario.
*da “Global Worker” magazine di IndustriALL Global Union