Alta tensione a Parigi. Moltissimi scioperi sono in corso da diversi giorni in tutto il paese, comprese le centrali nucleari. La giornata nazionale di protesta convocata dalla Cgt ha avuto uno straordinario successo: diverse centinaia di migliaia, manifestanti raccolti fra l’una del pomeriggio e le sette di sera in un lunghissimo e fitto corteo.
L’atmosfera era aggravata dall’uccisione di due dunzioanri di polizia da parte di un adepto dello stato islamico alla periferia di Parigi. Allo stato di eccezione programmato dal governo da tempo, si sono aggiunte le misure di sicurezza per gli Europei di calcio – con gli episodi di violenza dei tifosi inglesi e russi. Insomma, si tratta di un periodo estremamente teso.
I manifestanti mantengono la richiesta di ritirare la legge El-Komri, più o meno simile al nostro Jobs Act, ma il governo rifiuta di portarvi il minimo cambiamento e di riaprire la discussione, compiuta in sede parlamentare. Sono previsti nuovi incontri tra le parti, ma se si mantengono le posizioni odierne non avranno alcun esito, esacerbando il conflitto. Gli obiettivi più discussi dalla manifestazione sono stati la ministra del lavoro El-Komri e il primo ministro Manuel Valls che si dichiarano indisponibili, come il presidente Hollande, a qualsiasi ritocco della legge.
Può darsi che la rigidezza del governo derivi da una direttiva europea; certo, la conflittualità sembra giunta al massimo. E comporta, oltre allo scontro sociale, un acuto scontro politico fra governo e opposizione, che intende far pagare tutti i costi politici e amministrativi alla Cgt, ritenuta la maggior responsabile dell’attuale tensione. Considerando che fra un anno avranno luogo le elezioni politiche del nuovo presidente del consiglio, non si capisce bene quale sia la strategia del governo Hollande; né esso né la Cgt sembrano disposti a venirsi incontro e, per ora, la forza politica più avvantaggiata dalla situazione è il Fronte Nazionale di Marine Le Pen.