L’industria metalmeccanica oggi è a rischio, sostengono i sindacati. Dei 70 mila lavoratori interessati dai tavoli di crisi aperti al ministero delle Imprese 50 mila sono metalmeccanici, e poi ci sono i 70 mila posti a rischio nel settore dell’automotive a causa della transizione ecologica. “La situazione nel nostro campo è disomogenea – spiega il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma – Abbiamo infatti delle crisi aziendali nei settori principali che si sono consolidate nel corso del tempo, a partire da quella dell’automotive, che ovunque è il principale settore industriale, e dove noi siamo passati dal produrre anche 1.800.000 vetture nelle punte più alte della nostra storia industriale alle 500 mila di oggi; fino ad arrivare alla questione della siderurgia, con vertenze aperte che vanno dall’ex Ilva fino a Piombino, due gruppi che sono in una situazione assolutamente critica”.
La lista dei guai prosegue con l’elettrodomestico: il settore del bianco, spiega De Palma, “dopo che è stato attraversato da una ristrutturazione durissima nel corso degli anni oggi vive una situazione oggettiva di incertezza di instabilità legata al fatto che sia Whirlpool che Electrolux potrebbero cambiare proprietà”. E poi ci sono le tlc, dove grazie al Pnrr si sta investendo senza però che questo produca ricadute positive sull’occupazione e sui diritti.
Sul settore dell'automotive, che da noi conta ben 2400 imprese con 280 mila occupati, in particolare, oggi incidono due processi: da un lato la forte contrazione dei volumi produttivi che si è registrata nel corso degli anni e dall’altra la transizione ecologica del settore. Problemi che riguardano anche la siderurgia, perché senza investimenti non c'è la possibilità di poter costruire una transizione green degli impianti. Secondo De Palma, il tema vero, è che in Italia “non so se per scelta, per mancanza di strumenti o per volontà politica, ma comunque l’una è più grave dell’altra, il governo non riesce ad affrontare questi problemi col rischio nel frattempo di trovarci di fronte alla dismissione di una parte del nostro sistema industriale”. Secondo il segretario della Fiom “per avere una transizione occorre programmare, serve investire, non serve discutere su come allungare le scadenze di uno o due anni, perché così si crea solo un’illusione, si crede di prendere tempo ma in realtà se ne perde in una fase invece in cui invece c’è bisogno di recuperare in fretta il divario con gli altri paesi industriali”.
Oggi al Mimit sono previsti tre incontri in sequenza proprio su automotive, elettrodomestici ed ex Ilva. Per De Palma questi tavoli devono produrre accordi – sostiene - Abbiamo bisogno di fatti concreti: non ci interessa trasformare i tavoli negoziali in teatri di posa”. Anche per questo i sindacati dei metalmeccanici hanno proclamato per il 7 ed il 10 luglio 4 ore di sciopero di tutta la categoria. Scioperi che non a caso De Palma ha definito “di avvertimento”. Perché giunti a questo punto i sindacati vogliono portare a casa fatti concreti: vogliono contrattare strategie e politiche industriali, prevedere nuovi investimenti e salvaguardare tutti i nostri settori strategici, rigenerare l’occupazione con l’ingresso dei giovani e investire sulla qualità del lavoro e sui rapporti stabili. E in sostanza “rimettere al centro del nostro sistema industriale il lavoro metalmeccanico”.