"Ricostruire il Brasile in modo sostenibile e umanizzato con lavoro dignitoso, sovranità e reddito", questo è il tema che ha animato l'11° Congresso della CNM/CUT dal 9 al 11 maggio scorsi, al quale la Fiom ha partecipato con una delegazione.
Alle spalle la fallimentare esperienza bolsonarista e la riconquistata Presidenza Lula come prospettiva per il futuro.
È stato l'ultimo Congresso del carismatico presidente Paulo Cayres che ha passato il testimone a Loricardo de Oliveira, già segretario generale nazionale dei metallurgici della CUT e coordinatore di questo 11° Congresso.
Gli anni drammatici del bolsonarismo impongono un nuovo corso con al centro il compito urgente di rafforzare e ricostruire le strutture connettive della democrazia brasiliana per riprendere il cammino dello sviluppo attraverso la distribuzione del reddito, il rispetto delle differenze, la lotta per la vita e la dignità del lavoro.
"Negli ultimi sei anni, la società brasiliana, la classe operaia nel suo complesso, ha affrontato e resistito a una distruzione dell'ambiente, al disprezzo per le politiche pubbliche, agli attacchi alla legislazione del lavoro, alla persecuzione dei movimenti sociali e alla revoca dei diritti, all'incompetenza, alle omissioni e all'impreparazione nell’affrontare la pandemia del Covid 19, che ha provocato migliaia e migliaia di vittime. Molti metalmeccanici, leader sindacali della nostra base sono morti anch'essi prematuramente per mancanza di vaccino. A tutte le compagne e tutti i compagni che sono morti a causa del Covid, il nostro rispetto, la nostra gratitudine e l'impegno a continuare a far risuonare le loro voci.
Non ci arrenderemo! (...) la vittoria e l'insediamento del presidente Lula sono state le prime tappe di una battaglia che sarà lunga e difficile, perché ci troviamo di fronte a un'estrema destra che si è organizzata, a un Congresso conservatore e a una comunità imprenditoriale che, in parte, resiste al cambiamento come si è visto nel finanziamento delle manifestazioni golpiste. È una situazione che richiederà molti negoziati, mobilitazione e unità della classe operaia", scrivono Cayres e de Oliveira presentando il documento politico congressuale, che si articola in diverse sezioni, dalla situazione internazionale alla politica ed economia nazionale, dalle politiche organizzative al piano di lotta per conquistare nuovi diritti, reddito, rafforzamento della rappresentanza sindacale e una politica industriale sostenibile con occupazione contrattualizzata, stabile e di qualità.
Di estremo interesse la discussione sulle questioni internazionali e latinoamericane e quelle relative alla politica industriale che si sono svolte in due specifiche sessioni, con contributi di esperti, rappresentanti delle istituzioni, delegazioni sindacali internazionali.
Dal punto di vista geopolitico è stato analizzato il fallimento del sistema di governance globale che, con le sue strutture antidemocratiche e diseguali, consegna nelle mani di solo otto grandi potenze il controllo degli organi decisivi dell'Onu. La "guerra della Nato contro la Russia in Ucraina" e le continue tensioni Usa-Cina sono la cartina di tornasole che l'attuale sistema di relazioni internazionali deve essere sostituito.
L'aspetto positivo è che in America latina, anche in presenza di instabilità, si sono verificati spostamenti a sinistra nei governi in alcuni Paesi importanti che permettono di intravedere possibilità di un nuovo bilanciamento dei poteri nello scenario globale.
In questo senso sono andati i risultati elettorali in Messico, Argentina, Perù, Bolivia, Cile, Colombia e naturalmente in Brasile, che, insieme alle esperienze di Cuba e Venezuela, presentano una possibilità concreta per la creazione di una proposta alternativa nella politica internazionale da opporre alle forze storicamente egemoniche. C'è la consapevolezza che le forze conservatrici continentali e internazionali non staranno a guardare e tenteranno di destabilizzare l’attuale quadro politico utilizzando la propaganda sui mass-media ‒ sotto il pieno controllo dei potentati economici ‒ e attraverso meccanismi antidemocratici. Per questo la priorità è mobilitare le lavoratrici e i lavoratori in difesa della sovranità, della solidarietà e del pluralismo e libertà di informazione.
I casi del Perù e dell'invasione della Piazza delle Tre Potenze a Brasilia, lo scorso 8 gennaio, meritano un'attenzione particolare da parte del Movimento sindacale internazionale, che deve farsi trovare pronto a intraprendere una forte azione di difesa dei processi democratici sostanziali e non solo formali.
La vittoria di Lula alle elezioni del 2022 è un segnale di questa volontà di cambiamento che parte dalla società brasiliana e che si intreccia con la speranza di un nuova stagione nelle relazioni internazionali sotto l'insegna della pace e del multilateralismo.
In tal senso è opportuno operare per un rinvigorimento di importanti strutture "contro-egemoniche", come quella dei BRICS, che dovrebbe essere rafforzata con l'ingresso dell'Argentina e di altri Paesi, come la Comunità degli Stati dell'America latina e dei Caraibi, e come il Mercosur, ecc.
In questo contesto il ruolo dei sindacati, a livello internazionale, è importantissimo.
È necessario infatti seguire da vicino l'agenda dei negoziati dell'Omc. È considerato fondamentale difendere e promuovere gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, attraverso lo sviluppo industriale.
In questo senso rappresenta un’assoluta novità e un segnale molto importante l'invito rivolto da Lula alle principali centrali sindacali di accompagnarlo nel recente viaggio in Cina, segno evidente che i rapporti economici tra il Brasile e il gigante asiatico sono fondamentali per il proprio sviluppo tecnologico e industriale, con la volontà che questo debba realizzarsi coinvolgendo il sindacato, nel rispetto e nella promozione della dignità e della qualità del lavoro.
Le sfide sono molte e tra queste anche quella della Just Transition, dove è chiaro che l'agenda è dominata da interessi delle grandi Corporations e dei Fondi di investimento. Per questo è indispensabile il protagonismo e la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori.
La ripresa della crescita economica e industriale dovrà svilupparsi attraverso un piano nazionale di sviluppo, articolato sia con forti investimenti diretti da parte dello Stato sia con il contributo del settore privato.
La nuova politica industriale rappresenta una grande sfida nella quale il sindacato dovrà mettere in campo tutta la propria forza per sconfiggere le forti resistenze conservatrici ancora presenti nella società e nella struttura economica brasiliana. Di questo c’è grande consapevolezza tra le delegate e i delegati metalmeccanici dell’11° Congresso.
Ancora una volta sarà la classe lavoratrice brasiliana, con le sue lotte a determinare lo sviluppo del Paese: “A luta faz a lei. A luta continua!”.