In questo numero
Uno vale cento di Francesca Re David
Autunno caldo 1969/2019. Da immigrato e da operaio di Sivio Canapè
Autunno caldo 1969/2019. Le donne, rosorsa e sfida del lavoro di Lia Cigarini
Genova. Fiom e Ig Metall ad alta cooperazione di Fiom Genova
Veneto. La locomotiva in panne di Sara Quartarella
Uno vale cento
La Fiom esiste da quasi 120 anni grazie alle lavoratrici e ai lavoratori che si organizzano in essa per rappresentare i propri interessi e condividere comuni valori. È una partecipazione preziosa e sempre più rara nel mondo d’oggi. Una partecipazione di idee, energie, risorse.
La Fiom vive di questo, non solo idealmente ma anche materialmente, perché è attraverso quell’1% del salario versato al sindacato che i metalmeccanici difendono e cercano di migliorare le proprie condizioni di vita; è con quell’1% che noi possiamo tutelarli, perché rappresenta l’unica nostra fonte di finanziamento, la fonte della nostra libertà e indipendenza dalle aziende, dalle istituzioni, dalla politica.
Ma il tesseramento non è solo un essenziale contributo economico, è molto di più. Perché apre le porte alla partecipazione alla vita del sindacato, la possibilità di essere parte di una comunità e di costruirne l’identità, definendone le scelte, decidendo insieme quel che è necessario e giusto fare. Perché la nostra natura sta nell’origine stessa della parola “sindacato” che letteralmente significa “insieme con giustizia”.
Per continuare ad agire insieme c’è bisogno del contributo attivo delle lavoratrici e dei lavoratori, umano e materiale: questo c’è “dentro” ciascuna tessera della Fiom, soprattutto in anni come quelli che stiamo vivendo, in cui rischiamo tutti di essere divisi e soli; e quindi impotenti, in balia delle decisioni che altri prendono per noi, nelle imprese e nella società.
Perché nessuno da solo ce la può fare. Per questo iscriversi e fare iscrivere alla Fiom i propri compagni di lavoro non è una noiosa incombenza di inizio anno, è un investimento sul proprio futuro.
Fate uno sforzo di fantasia, pensate a come sarebbe il mondo senza il vostro sindacato: niente diritti e contratto nazionale, nessuna possibilità di contrattare salario e condizione in azienda, nessun delegato cui rivolgersi, totale insicurezza nelle fabbriche e negli uffici.
Ognuno da solo davanti all’impresa e al mondo. Che vita sarebbe? Non è immaginabile. Perché da quasi 120 anni i metalmeccanici e la Fiom camminano insieme vivendo del reciproco contributo. E così sarà anche in futuro.
Buon anno a tutte e a tutti.
Francesca Re David