I lavoratori di Fca, Cnhi, Magneti Marelli e della componentistica hanno mille buone ragioni per aderire allo sciopero generale unitario dei metalmeccanici indetto da Fim, Fiom e Uilm per il 14 giugno. Prima fra tutte è certamente il futuro del loro lavoro.
Il settore dell'automotive è infatti attraversato da una crisi senza precedenti che si sta ripercuotendo negativamente sulla già difficile condizione dei lavoratori con pesanti conseguenze negative su salario e occupazione.
La cassa integrazione cresce in tutti gli stabilimenti di assemblaggio, dal «polo Maserati» di Grugliasco, Mirafiori e Modena allo stabilimento Alfa di Cassino e anche a Pomigliano e Nola fino a Melfi; ma a rimanere chiusi ci sono anche gli uffici degli Enti di ricerca e centrali. L'effetto domino è su tutte le aziende della componentistica, da Pratola Serra a Cento che producono motori diesel, alla Bosch di Bari. Ma a rallentare non sono soltanto le aziende che lavorano prevalentemente per Fca - come Tiberina, Proma, Gkn Lear, prive di nuove commesse per l’assenza di nuovi modelli - ma anche le aziende che lavorano per le multinazionali dell’auto.
Mentre i primi a pagare costo prezzo della crisi sono già ora i lavoratori precari cui non vengono rinnovati i contratti a tempo determinato o in somministrazione.
Di fronte a tutto questo il 14 giugno non è solo indispensabile svuotare gli stabilimenti per dare un segnale chiaro alle imprese che nel frattempo hanno raggiunto i loro risultati finanziari, ma è altrettanto importante scendere in piazza per riportare all'attenzione dell'opinione pubblica e del governo la condizione dei lavoratori dell'automotive e le loro proposte: un tavolo nazionale sindacati, imprese e governo sull'automotive; investimenti pubblici e privati per l'innovazione ecologica della mobilità e l'occupazione; percorsi di formazione dei lavoratori per la riconversione industriale; la creazione di una rete per la ricerca e sviluppo tra sindacati, governo università e imprese; la garanzia degli ammortizzatori sociali per il mantenimento dell'occupazione; la rigenerazione del settore garantendo il diritto alla pensione ai lavoratori usurati e nuova occupazione per i giovani Per denunciare l’attuale situazione, per costruire il futuro e garantire il lavoro, il 14 giugno è necessario scioperare e partecipare alle tre grandi manifestazioni di Milano, Firenze e Napoli: sarà il primo passo unitario per costruire una vertenza nazionale dell’automotive.
Ne abbiamo bisogno.