La pandemia ha accentuato una crisi già presente nel settore. L’automotive è attraversato da tempo da cambiamenti di mercato e di innovazione tecnologica del prodotto (elettrificazione, assistenza alla guida, servizi della mobilità).
La Fiom con le delegate e i delegati delle aziende del settore automotive ha consolidato negli ultimi anni analisi, proposte e iniziative per investire nel cambiamento della mobilità e della sua produzione. Sono indispensabili coraggio, visione e risorse per un Piano Strategico. Per realizzarlo è necessario mettere al centro le competenze di enti di ricerca, lavoro nel settore e «fare sistema». La Fiom ha già condiviso con la Cgil l'apertura di un percorso che con questa iniziativa si pone l'obiettivo di convergere con le altre categorie interessate, oltre che con i sindacati metalmeccanici in Italia e in Europa, per una transizione giusta ambientalmente e socialmente. La Fiom, dal livello locale al livello nazionale, promuoverà iniziative per coinvolgere le istituzioni nell'individuazione delle azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi. La Fiom si è impegnata, insieme a Fim e Uilm e a Federmeccanica nell'ambito dell'osservatorio previsto dal Ccnl, a individuare proposte per la salvaguardia e promozione dell'industria e dell'occupazione nell'automotive.
È necessario partire dalla realtà. Il piano industriale di FCA del 2018 non ha raggiunto l’obiettivo della piena occupazione per l’assenza di investimenti per nuovi modelli innovativi: la conseguenza per i lavoratori è stato un costante aumento dell’uso degli ammortizzatori sociali fino ad arrivare a fermate collettive - con una grave perdita in termini di salario e di ratei (ferie, permessi, premio) in particolare per le lavoratrici e i lavoratori «fragili» (con ridotta capacità lavorativa), in tutti i siti produttivi, negli enti centrali e nelle aziende della componentistica.
Dall'elaborazione di dati Inps, infatti, registriamo che nel 2019 erano oltre 26 milioni le ore di cassa integrazione, ma il dato allarmante è che fino a novembre del 2021 le ore di cassa integrazione sono raddoppiate, arrivando a quasi 60 milioni. Il confronto con il 2019, anno prima della pandemia, fotografa una situazione di netto declino: nel 2021 la produzione nel settore ha perso il 9,4% e le immatricolazioni sono diminuite di circa il 24%. Unico elemento in controtendenza è l’investimento previsto a Reggio Emilia di insediamento di un nuovo produttore cinese di auto elettriche di lusso.
La crisi dei semiconduttori e delle forniture sta portando ad un ulteriore aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali, anche in quegli stabilimenti che non hanno mai sofferto (Sevel) o che avevano un prospettiva produttiva (Melfi). A livello europeo tutti i produttori di mobilità stanno affrontando la crisi con fermi produttivi e ricorso a strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori.
La trasformazione del settore vede il protagonismo di alcuni Paesi europei (Francia, Germania e Spagna) che attraverso piani di politica industriale stanno accompagnando le aziende e i lavoratori nel cambiamento, anche attraverso il ritorno delle produzioni ad alto valore aggiunto da altri Paesi.
Il Green Deal europeo indica la strada da seguire per realizzare questa profonda trasformazione. Tutti i 27 Stati membri hanno assunto l'impegno di fare dell'Ue il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Per raggiungere questo traguardo si sono impegnati a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Il Governo italiano da un lato ha condiviso gli obiettivi del documento della COP26 e del Green Deal, per l’abbattimento delle emissioni, ma nel PNRR non è previsto alcun intervento specifico sull’automotive e ora con la Legge di Bilancio è stata persa l’occasione di mettere in campo i primi strumenti di sostegno al settore.
Per questo l’apertura di un percorso condiviso Mise e ministero del Lavoro, a cui aggiungere Mite e Mit per un piano di transizione dell’automotive, è non più rinviabile e un’occasione importante di politica industriale per il nostro Paese, pertanto è necessario che il tavolo sull’auto sia permanente. Gli obiettivi del confronto dovranno essere condivisi tra le parti in un accordo quadro di governance delle politiche e del processo di transizione industriale.
Riteniamo indispensabile che tale intesa, ove fosse raggiunta, sia partecipata dalle lavoratrici e lavoratori attraverso la loro diretta consultazione
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