Lo scorso 11 novembre la direzione aziendale ci ha esposto nel dettaglio la sua "ricetta" particolare per la rivisitazione della contrattazione integrativa di tutti i lavoratori e le lavoratrici Vitrociset.
I punti salienti sono:
-
un nuovo premio di risultato legato per lo più a risultati di area o settore riconosciuto solo dopo 24 mesi;
-
la trasformazione della 14ma in quota fissa mensile per i dipendenti in forza, azzerata per i neoassunti;
-
l'allungamento della pausa pranzo a un'ora prelevando dalle ore di Par dei lavoratori;
-
l'aumento della quota a carico del dipendente aderente alla sanità integrativa. Per i neoassunti riconosciuta dopo i 24 mesi e con prestazioni inferiori.
Il tutto in un quadro di doppio regime salariale e normativo tra neoassunti e dipendenti già in essere.
Crediamo che dopo la disdetta si debba discutere con l'azienda ponendo subito due condizioni: no al doppio regime e no al peggioramento delle attuali condizioni contrattuali.
Il doppio regime non è solo un elemento di ingiustizia, così facendo i lavoratori più costosi diventerebbero in breve tempo un peso a fronte della possibilità di assumere a costi molto inferiori. Si usano i giovani, i precari per rendere tutto il lavoro precario e ricattabile. Crediamo che tutte le organizzazioni sindacali debbano assumere questa posizione.
Il tentativo dell'azienda è esplicito: usare il passaggio di proprietà e il clima generale per ridurre il costo del lavoro. Il piano di investimenti è, infatti, del tutto aleatorio se non confermato dalla nuova proprietà, mentre il taglio delle retribuzioni è assolutamente immediato e concreto.
Proponiamo a tutti di arrivare al prossimo incontro con una posizione unitaria costruita nelle assemblee, con il mandato dei lavoratori e delle lavoratrici. Coloro cioè che sono direttamente interessati alla contrattazione. Infine sarebbe utile riflettere tutti insieme sulle ragioni che portano un'azienda che nel 2013 ha dichiarato 28 milioni di euro di utili a pretendere un'operazione così cruenta sulla pelle di chi quel risultato ha prodotto.
Per quanto ci riguarda non c'è alcuna giustificazione per questa scelta se non forse il tentativo di accrescere il valore dell’azienda nella vendita facendolo pagare a chi lavora.
Fiom nazionale
Roma, 14 novembre 2014