In questi giorni grazie al Ddl Cirinnà si fa un gran parlare, sia sugli organi di informazione che fra le persone, del fatto che in un Paese civile come il nostro i diritti debbano essere riconosciuti ed esigibili, come segno di modernità e progresso.
Essere circondati da una feconda discussione sui diritti mi riempie il cuore. Sentir parlare nei bar, sugli autobus, al supermercato, di argomenti che riguardano l'emancipazione dell'essere umano mi fa sentire orgoglioso di vivere questo periodo.
Sarebbe bello però che questo dibattito sui diritti fosse permanente e trasversale e ci vedesse tutti interessati sia quando ne rivendichiamo di nuovi e legittimi, come avviene oggi per le unioni civili, sia quando lottiamo per riconquistare quelli che invece ci sono stati tolti, come avvenuto con il Jobs Act.
Lo dico perché mentre vi è questo gran dibattere sui diritti, è calato invece un muro di silenzio su quello che come Cgil stiamo facendo, ovvero tenere tantissime assemblee nei luoghi di lavoro per presentare alle lavoratrici ed ai lavoratori la proposta di legge di iniziativa popolare sulla “Carta dei diritti universali del lavoro”.
Come Fiom di Firenze abbiamo già svolto oltre 150 assemblee nella nostra provincia e altre migliaia si stanno svolgendo in tutto il Paese, ma di questo non vi è traccia né sulle televisioni, né sui giornali. Eppure quello che andiamo a proporre è un nuovo sistema universale dei diritti sul lavoro che riguarda tutte le tipologie di lavoratori, precari e non, a prescindere anche dal genere e dall'orientamento sessuale. Riguarda tutti i lavoratori in quanto persone, esseri umani.
Attraverso la Carta dei diritti proponiamo di affrontare i cambiamenti che interessano il mondo del lavoro riscrivendo in essa dei diritti nuovi, proprio per cancellare e ridurre vecchie e nuove disuguaglianze, cancellando le discriminazioni e le divisioni che vi sono fra lavoratori, ripristinando ed estendendo a tutti il reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Chiediamo semplicemente un nuovo e più moderno Statuto dei lavoratori nel quale siano sanciti i diritti costituzionali garantiti a tutti i lavoratori perché pensiamo che un lavoro senza diritti non è un lavoro ma solo una merce a cui viene attribuito solo un valore economico che non soddisfa il bisogno di realizzazione e di emancipazione della persona nella società.
A me la distinzione fra diritti civili e sociali non appassiona, i diritti non hanno appellativi, non hanno sesso o genere, sono diritti punto e basta. Mi piacerebbe che fossero considerati semplicemente diritti umani, perché di questo si tratta.
C'è un film bellissimo del 2014 “Pride”, in cui il protagonista, un attivista per i diritti degli omosessuali in Gran Bretagna, decide di sostenere, partecipandovi, la lotta dei minatori gallesi contro la chiusura delle miniere. Ebbene ad un certo punto del film lui dice: “La lotta che faccio per avere il mio diritto a essere riconosciuto come essere umano a prescindere dai miei orientamenti sessuali, è la stessa di quei lavoratori che giù nel Galles lottano per i diritti sul lavoro e quindi, non sempre basta difendersi, qualche volta bisogna attaccare per andare avanti e questo è quello che faremo!”
Per la conquista dei diritti e la difesa degli stessi, credo che anche in Italia siano maturi i tempi per chiedere democraticamente nuovi diritti per tutti e tutte.
Segretario generale Fiom Firenze