Mi chiamo José, sono un lavoratore metalmeccanico delegato Fiom, arrivato in Italia dal Perù.
Durante la mia vita ho avuto esperienze di militanza nella sinistra, a partire da quando ero ragazzo e frequentavo l'università in Perù. Ricordo ancora quando, durante le lezioni, giovani attivisti dei movimenti politici entravano in aula e chiedevano ai professori di poter parlare dieci minuti a noi studenti.
Io e mio fratello condividevamo gli ideali e i valori tipici della sinistra ma una volta laureati abbiamo preso strade diverse: mentre lui diventava imprenditore e fondava una piccola società, io diventavo ingegnere ed entravo a lavorare in un grande stabilimento della Electrolux all'interno del quale molti lavoratori erano iscritti al sindacato ma questo non aveva un reale potere contrattuale, anche perché la controparte delegava le relazioni sindacali a un direttore del personale che non si voleva confrontare con i lavoratori e con chi li rappresentava. Poi questo signore se ne andò e fui chiamato io a sostituirlo; fui il primo dirigente che provò ad avere un ruolo concertativo con il sindacato, entrando spesso in conflitto con me stesso poiché era molto faticoso riuscire a svolgere il mio incarico professionale senza andare contro quelle idee e valori che avevo assimilato da giovane e che ancora vivevano dentro di me. Ricordo con affetto e anche un pò di nostalgia le discussioni appassionate che facevo con mio fratello a causa di questo...
Poi sono arrivato in Italia e qui ho incontrato la Fiom-Cgil quando nell'azienda dove lavoravo, la CR Electronic, abbiamo avuto difficoltà talmente grandi da portarla fino al fallimento. Nonostante l'epilogo tristissimo mi è piaciuta l'esperienza che ho vissuto da delegato, tanto che quando sono entrato alla Bertolotti SpA, azienda dove lavoro tutt'oggi, mi sono candidato nuovamente con la Fiom e l'ho fatta diventare il primo sindacato della mia azienda. Da allora in Bertolotti siamo cresciuti tanto come numero di addetti ma tutte le volte che dobbiamo rinnovare le Rsu i miei colleghi mi chiedono di ricandidarmi; avere il consenso e la fiducia dei lavoratori è una grande soddisfazione e ne sono felice, contemporaneamente però stimolo gli altri, specialmente i compagni più giovani, a candidarsi con me perché la “cultura sindacale” non va solo condivisa ma anche tramandata. Sono invece un po' deluso dalla politica degli ultimi anni che non mette il lavoro al primo posto, non lo considera un elemento fondativo e di rilancio per l'economia del paese, ma anzi quando interviene e modifica le norme in merito, lo fa peggiorando sempre le condizioni dei lavoratori.
L'esperienza sindacale mi ha arricchito tanto, anche perché è la naturale conseguenza di quello che io sono. Mio padre aveva idee diverse dalle mie, ma io gli assomiglio nella propensione che ho a parlare e costruire relazioni con gli altri a tutti i livelli; io ascolto volentieri le persone e loro me e così porto avanti anche il lavoro di delegato con passione, costanza e cura. Nella Fiom ho trovato un'identità personale che diventa collettiva, perciò i miei valori diventano i nostri valori e finalmente io posso farli vivere tutti i giorni con lo stesso entusiasmo e la stessa speranza di quando ero un giovane studente. Insomma per me vivere la Fiom è un po' tornare ragazzo e un po' tornare a casa, in Perù.
*Rsu Fiom Bortolotti, Incisa (Firenze)