Ancora notte fonda per i lavoratori ex Fiat di Termini Imerese. Nonostante gli impegni presi dal governo per la reindustrializzazione dell'area, la situazione non si sblocca e gli incontri di verifica continuano a essere prima indetti e poi rinviati. L'ultimo rinvio è stato quello del 14 settembre, quando doveva tenersi un tavolo che il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Claudio DeVincenti aveva annunciato di fronte alle proteste dei lavoratori di Termini arrivati ad agosto a Roma per manifestare davanti alla direzione del Pd. In quell'occasione De Vincenti aveva definito l'appuntamento del 14 settembre “decisivo”. Talmente decisivo che è stato rinviato a data da destinarsi.
Ma questo rinvio è solo l'ultimo atto, in ordine di tempo, di una lunga via Crucis. Iniziata con l'annuncio di disfarsi della fabbrica d'automobili siciliana da parte di Marchionne nel lontano gennaio del 2010, culminata con la chiusura dello stabilimento nel novembre 2011 e proseguita con anni di cassa integrazione, proroghe, annunci più o meno veri di nuovi compratori, fino all'accordo con Blutec per l'acquisizione dell'area, un nuovo progetto industriale e il riassorbimento dei lavoratori.
Quando il 23 dicembre 2014 la Fiat ha trasferito i 700 lavoratori, in Cig, a Blutec Gruppo Stola – con tanto di accordo ministeriale – per Termini Imerese si chiudeva “l’era Fiat”, confidando nell'avvio di una nuova storia industriale. Invece in questi nove mesi Blutec non ha realizzato nessuno degli atti previsti nell'accordo ministeriale, tranne l’avvio dei corsi di formazione finanziati dalla regione Sicilia.
Per questo oggi siamo in una situazione di totale stallo. Il tempo passa, il progetto industriale è fermo, mentre si avvicina la scadenza della cassa integrazione prevista per 30 settembre. Il Ministero del lavoro ha vincolato la proroga della Cig alla presentazione da parte di Blutec di un piano di ricapitalizzazione (18 milioni di euro) che a tutt'oggi non c'è. E i lavoratori vedono sempre più sfumare anche questa soluzione. Drammatica la situazione dei lavoratori dell’indotto, cui scadono le coperture dei vari ammortizzatori sociali rimasti. Sono 700 i lavoratori ex Fiat in Cigs (scadenza 30 settembre); 164 dipendenti di imprese dell'indotto (BnSud, Ssa, Manital, Aica) hanno esaurito la loro cassa integrazione lo scorso 31 maggio, altri 195 (Lear, Clerprem, Pellegrini) sono già stati licenziati e sono in mobilità ordinaria.
Se entro il 30 settembre non si consolida l’accordo con la stessa Blutec (o altri soggetti) il primo ottobre prossimo tutti i lavoratori verranno licenziati e trascinati nel vuoto dal fallimento della reindustrializzazione dell’area Termitana. Pur essendo non più suoi dipendenti diretti, Fca ha una responsabilità non marginale su questa situazione. E non solo per motivi “storici”, ma soprattutto perché le aziende investite della soluzione per Termini Imerese – dalla precedente ipotesi-Grifa all'attuale Blutec - fanno parte dell’enorme galassia dei suoi diretti fornitori e/o controllate.