Nella consueta conferenza con gli analisti il management di FCA ha reso pubblici i risultati positivi per gli azionisti del gruppo. Dalla trimestrale emerge che nell’area EMEA, in cui la maggior parte della produzione è in Italia, i risultati continuano ad essere negativi mentre il “segno più” complessivo è determinato dal Nord America.
Il quadro che si è andato consolidando negli anni non può che essere preoccupante. I risultati negativi in Italia possono riassumersi nel ritardo sugli investimenti sulla progettazione e industrializzazione di modelli elettrici e ibridi, la mancanza di nuovi modelli necessari a completare l’offerta. Questi punti, insieme alla pandemia, rischiano di pesare sul futuro.
I lanci dei modelli 500 elettrica, Maserati, Panda e Jeep Ibride sono state un primo passo importante ma permangono, nonostante gli incentivi pubblici alle vendite, criticità sull’occupazione nel prossimo futuro.
La transizione degli stabilimenti di motori diesel di Cento e Pratola Serra è un punto essenziale su cui confrontarsi.
Il completamento con la messa in produzione del Tonale a Pomigliano, ma soprattutto Torino e Cassino i cui stabilimenti per andare a regime hanno la necessità di nuove produzioni è il piano di confronto su cui basare un piano di garanzia occupazionale.
Per tutelare occupazione e salario, ridotto in questi anni dal peso degli ammortizzatori sociali, nonché un fondamentale settore industriale bisogna intervenire con urgenza sul settore su cui l’assenza del Governo è inaccettabile.
Con FCA è necessario avviare un confronto unitario sulle garanzie per i lavoratori dei centri di ricerca e sviluppo ed industriali, assemblaggio e componentistica.
La Fiom ha valutato la decisione della proprietà di avviare la fusione con PSA come una occasione. Una occasione che si conferma solo se garantisce occupazione e investimenti.