Il Comitato centrale della Fiom-Cgil, riunitosi in data 15 luglio 2020, approva la relazione e le conclusioni della Segretaria Generale Francesca Re David e assume i contributi venuti dal dibattito e dall’intervento della Vice Segretaria Nazionale della Cgil Gianna Fracassi.
L’irrompere della pandemia da Covid-19, l’emergenza sanitaria che ne è derivata, sta determinando effetti drammatici nelle economie, nei sistemi produttivi, nelle società, in tutto il mondo.
La crescente interconnessione delle strutture produttive dei diversi paesi ha reso le catene globali del valore, canali privilegiati lungo cui si è propagato e si sta propagando il virus della recessione.
La manifattura mondiale è sottoposta ad uno shock senza precedenti, tanto sul lato dell’offerta, quanto sul lato della domanda. Tuttavia gli effetti non si distribuiscono uniformemente.
Il nostro sistema produttivo rivela tutta la sua specifica fragilità strutturale e il Pil del nostro Paese crolla, in previsione nel 2020, dell’11,5%.
Il ricorso alla cassa integrazione ha toccato ad Aprile e Maggio livelli inimmaginabili: 832 milioni di ore ad Aprile, 849 milioni di ore a Maggio. Come termine di confronto si consideri che nel 2009, all’inizio della Grande Crisi, nell’intero anno furono autorizzate 916 milioni di ore.
Ciò significa che oltre 5 milioni di lavoratori in Cassa a “zero ore” hanno avuto una perdita di reddito di circa 960 euro pro capite tra Aprile e Maggio.
Il Comitato Centrale della Fiom-Cgil ribadisce l’urgenza della proroga del regime di cassa per Covid-19 e del blocco dei licenziamenti, l’apertura di un tavolo negoziale per una riforma organica degli ammortizzatori sociali di cui siano evidenti come obiettivi sia la natura universalistica, sia la necessità di una revisione dei massimali e di una loro rivalutazione, nonché il rapporto con il sistema degli orari e con la formazione: obiettivi da sostenere, se necessario, con la mobilitazione unitaria.
Insieme al tema degli ammortizzatori sociali è indispensabile disporre rapidamente di un quadro certo degli strumenti e delle risorse disponibili per un intervento sulle politiche industriali.
La congiuntura drammatica che coinvolge l’insieme dell’industria metalmeccanica in settori fondamentali come l’automotive e la mobilità in generale, la siderurgia, l’elettrodomestico, la filiera energetica (ai cui approfondimenti di settore rimandiamo) e le crisi dei Grandi Gruppi, non possono essere portate a soluzione senza un’idea di insieme, di quale debba e possa essere il ruolo dell’industria metalmeccanica e della manifattura in generale nel futuro modello di sviluppo, dell’Italia e dell’Europa, come abbiamo sostenuto anche con la manifestazione nazionale del 25 giugno scorso a Piazza del Popolo insieme a Fim e Uilm.
Per queste ragioni il Comitato Centrale della Fiom-Cgil ribadisce la necessità che il Ministero dello Sviluppo Economico e in generale il Governo, apra un negoziato vero con le parti sociali con la convocazione dei tavoli di settore corrispondendo, peraltro, a impegni solennemente assunti in Parlamento.
Non è sufficiente sia pure necessario e indispensabile, poter contare su un trasferimento di risorse anche ingente: serve una regia pubblica, in grado di selezionare e indicare priorità, orientare investimenti e, in certi casi, di entrare direttamente nelle compagini societarie che gestiscono asset strategici per il Paese: infrastrutture digitali strategiche, tecnologie abilitanti fondamentali, Aerospazio, energia, mobilità sostenibile, materiali avanzati.
Ogni euro di risorse pubbliche investito deve essere vincolato a obblighi di sostenibilità ambientale delle produzioni, di promozione di una transizione energetica e digitale giusta, di valutazione di impatto e di vincolo occupazionale, di formazione, di qualificazione e di riqualificazione dei lavoratori coinvolti. E ciò non può non partire dai Grandi Gruppi “pubblici” (da Leonardo a Fincantieri, da Eni ad Enel, da Rfi ad Aspi), da investimenti coerenti che intreccino domanda e offerta nelle filiere della siderurgia, in quella dell’energia, della mobilità: questioni che puntualmente proporremo a Settembre nell’iniziativa sulle politiche industriali.
In questo quadro i lavoratori metalmeccanici e Fim Fiom Uilm sono impegnati in un difficile rinnovo contrattuale, in tutti i comparti in cui si articola la nostra rappresentanza: Federmeccanica-Assistal, Unionmeccanica Confapi, Cooperative, Orafi e Argentieri.
Le dichiarazioni di principio di Federmeccanica, di voler rinnovare il Contratto, non trovano al momento una traduzione concreta in termini di disponibilità ad affrontare le priorità della piattaforma sindacale.
L’esigenza di una verifica sull’andamento dei diversi settori nei mesi di marzo e Aprile interessati dal lockdown non può essere assunta a riferimento di uno scenario generale in cui non si distinguono settori che nell’emergenza da Covid-19 sono anche cresciuti: il biomedicale e tutto ciò che è connesso allo sviluppo della tecnologia sanitaria e digitale, ha avuto ed avrà nei prossimi mesi uno sviluppo consistente.
Il Comitato Centrale della Fiom-Cgil riafferma come centrali e ineludibili della trattativa con Federmeccanica insieme ai temi della difesa dell’occupazione, degli orari e dell’organizzazione del lavoro, i temi del salario, della salute e sicurezza e della formazione anche in un quadro profondamente segnato dall’emergenza da Covid-19.
Il Comitato Centrale della Fiom-Cgil ritiene indispensabile riprendere, nelle condizioni date e consentite da norme e protocolli sulla sicurezza, l’iniziativa e l’agibilità sindacale “in presenza”, in assemblea. Il prezioso lavoro “da remoto” di questi mesi non può sostituire il rapporto diretto con le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici. Anche per costruire le condizioni di una mobilitazione che sostenga le ragioni e le proposte che stiamo avanzando e che la fragilità del quadro politico istituzionale e gli orientamenti e le pretese di una Confindustria neo-oscurantista rendono ogni giorno più necessaria: un’iniziativa di mobilitazione e di lotta unitaria dei metalmeccanici e delle Confederazioni, nei territori, nei settori, nel paese per mettere al centro dell’uscita dalla crisi il lavoro e i suoi diritti.
Documento conclusivo del Comitato centrale Fiom-Cgil, approvato con 3 astensioni
Roma, 15 luglio 2020