Premessa
Il XVIII congresso della CGIL e il XXVI della Fiom si tiene in un periodo di forti cambiamenti che impongono analisi, ricerca, apertura e coinvolgimento. La decisione di avere una fase preparatoria che prevede un confronto partecipato ed esteso è occasione importante per costruire la discussione nella Fiom e dare il proprio contributo alla discussione generale.
Il congresso deve servire a valorizzare già nella sua preparazione il ruolo delle/dei delegate/i oltre che delle/i iscritte/i. Un congresso non rituale in cui investire sulla maggiore partecipazione alla vita democratica della CGIL.
Le scelte fatte dalla Fiom, la sua elaborazione, le sue pratiche hanno contribuito a determinare un cambiamento anche nella Cgil, ponendo le premesse per un congresso unitario che riconosca la dialettica come ricerca continua della sintesi. La natura di sindacato generale e confederale è nella nostra storia ed è sempre stata il centro della nostra ricerca, contro ogni logica corporativa e nel tentativo di allargare la coalizione delle lavoratrici e dei lavoratori anche a chi ne è escluso a partire dalla condizione di vita e di lavoro dei migranti ancora oggi privati dello ius soli e del diritto di voto.
La Fiom nel pieno della crisi economica, sociale e politica del Paese ha scelto parole d'ordine chiare: l'apertura, il confronto, la contrattazione collettiva, la riunificazione della rappresentanza attraverso la democrazia. Con questi punti fermi dal 2008 in poi abbiamo affrontato il sistema delle imprese che aveva confermato la strada dei contratti separati. Il punto più grave di questa determinazione è stata la scelta compiuta nel 2011 dal più grande gruppo industriale del Paese, la Fiat, che ha deciso di uscire dal sistema delle relazioni sindacali e dal contratto nazionale e di privare i lavoratori della democrazia cancellando la libertà sindacale. Contemporaneamente, una parte delle imprese ha utilizzato la crisi per tentare di cancellare i diritti raggiunti con la contrattazione, attraverso la disdetta e la rimessa in discussione degli accordi e con il ricatto sul lavoro.
Le manifestazioni e gli scioperi (nazionali e territoriali), la contrattazione nei grandi gruppi e nei territori in difesa dell'occupazione e acquisitiva, la capacità dei delegati e dell'organizzazione nel suo complesso, hanno riaffermato in questi anni che il lavoro non è lavoro senza diritti a partire dalla salute e sicurezza dei lavoratori.
Cgil Cisl Uil hanno deciso di mettere al centro delle manifestazioni del Primo Maggio questo tema per far crescere nel paese la cultura della prevenzione e della salute nei luoghi di lavoro.
Questa importante scelta va preceduta e accompagnata da iniziative di mobilitazioni unitarie diffuse nei territori per contrastare la dilagante sottovalutazione dei rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori e per impedire che la ripresa produttiva in alcune aree e settori del paese si realizzi a scapito della vita stessa dei lavoratori.
La pratica contrattuale insieme alla partecipazione dei metalmeccanici alle mobilitazioni e la pratica democratica per la costruzione dei rapporti unitari, sono serviti alla riconquista del tavolo negoziale e poi del contratto nazionale dei metalmeccanici. A partire dallo scontro in FCA l’obiettivo è stato raggiunto anche perché la vertenza della Fiom è diventata una questione generale che ha interrogato il Paese sulla natura stessa della democrazia. Non a caso a quell’attacco alla democrazia, a partire dai posti di lavoro, la Fiom ha opposto “la via maestra” per la difesa e l’applicazione della Costituzione.
Dal decreto Sacconi al job act l’intervento legislativo ha profondamente devastato il quadro di riferimento della contrattazione e del diritto del lavoro: per la prima volta dagli anni ‘70 ci siamo trovati ad esercitare la nostra funzione senza le tutele fondamentali dello Statuto dei lavoratori, senza Ccnl e senza un quadro di regole condivise nelle relazioni industriali. Abbiamo fatto i conti con la lettera della BCE sulle politiche di austerità, l‘art.8, la riforma del sistema pensionistico, la cancellazione dell'art.18, la messa in discussione delle tutele a partire dalla riduzione delle coperture degli ammortizzatori sociali, gli interventi di decontribuzione sul salario, il Jobs Act. Provvedimenti che hanno minato le tutele individuali e collettive, lo stato sociale universalistico, frammentando ulteriormente i lavoratori e favorendo il proliferare dei contratti, con l’obiettivo dichiarato di “disintermediare” il lavoro in un processo di individualizzazione e solitudine anche per indebolirne la rappresentanza.
La deregolamentazione, la riduzione significativa della prevenzione e dei controlli, il numero crescente di infortuni e morti sul lavoro, l'abbassamento della soglia d'attenzione per lo sfruttamento del lavoro, la ricattabilità dei contratti precari e degli appalti, sono il segno più violento del peggioramento delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori.
In questo scenario di crisi e ristrutturazione del settore manifatturiero, in assenza di significative politiche pubbliche di investimento nei settori strategici, il congresso della CGIL è una tappa fondamentale per consolidare la strada intrapresa dalla Fiom di autonomia e indipendenza dal sistema dei partiti e dalle logiche che oggi dominano la politica. Il congresso è anche una occasione per rimettere al centro del dibattito pubblico il ruolo costituzionale del sindacato.
Quando diciamo che in questo paese c'è un problema democratico, partiamo dal fatto che c'è una crisi della rappresentanza politica ma anche di quella sociale, che non risparmia il sindacato confederale e di categoria.
Per questo motivo la crisi della sinistra storica e quella della rappresentanza diretta dei lavoratori nelle formazioni politiche ci riguarda.
Autonomia e indipendenza non significano indifferenza al sistema politico ed ai rischi che dalla sua crisi derivano anche per l’esercizio autonomo della rappresentanza e rappresentatività del sindacato, che pure ha profonde radici nelle condizioni materiali di vita e di lavoro delle persone.
I referendum per l'abolizione dei provvedimenti del governo in materia di lavoro e il sostegno al “no” per il referendum di modifica costituzionale, fino alla mobilitazione sulla legge di stabilità ed in particolare sulle pensioni sono stati passi decisivi verso la Cgil del futuro a cui è indispensabile dare forza e continuità.
Un congresso unitario è il risultato del riconoscimento di un percorso ma è anche una ricerca continua, con tutti i livelli dell’organizzazione di categoria e confederali, per “fare sindacato” con i lavoratori, i precari, i disoccupati, gli autonomi, rigenerando il senso dell’essere sindacato generale.
L’obiettivo è rafforzare i legami di solidarietà e allargare la coalizione a chi oggi ne è escluso, a partire dalla condizione dei migranti colpiti dagli effetti della Bossi Fini. Riunificare la contrattazione, la rappresentanza contro i processi di corporativizzazione, aziendalizzazione e individualizzazione, per impedire di cambiare la natura del sindacato.
La democrazia, il coinvolgimento delle delegate e dei delegati a partire dalle fasi preparatorie dei negoziati, un ruolo maggiore degli iscritti nella vita delle categorie e della confederazione, il vincolo del voto delle lavoratrici e dei lavoratori sulle piattaforme e sugli accordi, devono essere una reale pratica del cambiamento oltreché il fondamento dell’unità sindacale. È inoltre maturo il tempo per la legge sulla rappresentanza, sostenuta dalla Fiom anche attraverso la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare per dare piena applicazione all’art.39 della costituzione.
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Materiali per il congresso. Il congresso dell’uguaglianza
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