Domenica, 24 Novembre 2024

Il sindacato di fronte alle strategie globali delle case automobilistiche Citta del Messico 7-8 luglio 2015 -Seminario Internazionale di IndustriAll Global Union

Promosso da IndustriAll GU in collaborazione con la fondazione Friedrich Ebert si è tenuto a Città dl Messico il 7 e 8 luglio un seminario internazionale sulle strategie globali delle case automobilistiche, analizzando in  particolare la situazione in Messico sia sul versante produttivo che su quello  delle  libertà sindacali. E proprio il rafforzamento della cooperazione dei sindacati internazionali con i sindacati messicani era  uno degli obiettivi principali del seminario.
In allegato il report curato da Federico Bellono (Segretario Generale Fiom Torino) che ha partecipato al seminario per la Fiom.

 


 

Al seminario di Città del Messico, organizzato da IndustriAll Global Union, hanno partecipato soprattutto sindacalisti messicani, canadesi, tedeschi e giapponesi, oltre ovviamente al sottoscritto, con il limite, nel mio caso, di non avere di fronte nessun interlocutore di impianti Fca, salvo un ricercatore italiano che da tempo sta seguendo uno dei casi più emblematici di repressione dei lavoratori, relativo proprio ad uno stabilimento Teksid.

Era presente anche un ricercatore americano che lavora a stretto contatto con la Uaw. Il tema del confronto ha riguardato la situazione sindacale del paese,molto particolare e difficile, e la possibilità di incidere a livello internazionale anche attraverso una pressione sulle multinazionali presenti in Messico, attraverso i sindacati dei paesi di provenienza delle multinazionali stesse.

Alcune comunicazioni hanno preliminarmente inquadrato la situazione industriale e il modello produttivo, che in parte spiegano anche il modello sindacale.

Molti dati di contesto consentono di parlare di "miracolo" messicano, a quale prezzo poi lo vediamo, ma i dati sono davvero impressionanti: con 3,6 milioni di veicoli (tra auto e veicoli commerciali) - che si prevede diventino 5,1 nel 2020 - il Messico è il 7° produttore mondiale, il 4° in quanto esportatore di componenti. Copre il 21% della produzione dell'area Nafta, a fronte del 69% degli Usa e il 10 del Canada: nel 2011 queste percentuali erano rispettivamente del 13, 72 e 14%. L'84% della produzione è destinata all'esportazione, mentre ben il 57% delle auto vendute in Messico è d'importazione: proprio il mercato interno molto debole costituisce uno degli elementi di debolezza del sistema, così come l'eccessiva dipendenza dagli Usa e più in generale dalle multinazionali. E, non ultimo, la condizione dei lavoratori: i salari sono più bassi non solo rispetto al Brasile, ma anche rispetto alla Cina!Alla Teksid, per esempio la paga mensile raggiunge i 250 euro al mese, e si avvicina ai 350/400 solo lavorando in straordinario 7 gg su 7 o fino a 12 ore al giorno, dato che già normalmente l'orario è di 48 ore alla settimana per 6 giorni. C'è poi una differenza spesso abissale tra case produttrici e componentisti: per esempio in un'area dove la Ford paga 3,6 $ al giorno, ci sono componentisti che ne pagano 1,4. Proprio l'introduzione del Nafta, cioè l'accordo di libero scambio tra Usa, Canada e Messico, ha generato il fenomeno delle "maquilladoras", cioè delle fabbriche che sono nate, spesso come delocalizzazioni da Usa e Canada, nel nord del paese, al confine con California e Texas, a cui poi si sono aggiunti produttori di tutti gli altri paesi: Germania, Giappone e Corea soprattutto, senza dimenticare componentisti importanti come Bosch o Lear. Anche internamente c'è stato uno spostamento dall'area della capitale alle regioni del nord, grazie anche a grandi incentivi alle impresa.

La giungla contrattuale è il dato più evidente: ci sono contratti differenti per ogni azienda, anche tra impianti diversi dello stesso produttore. Mediamente i costruttori tedeschi sono contrattualmente tra i "migliori", la Mazda è quella che ha i salari più bassi. È diffuso il lavoro precario In questo contesto meglio si comprende la realtà sindacale di un paese dove la corruzione agisce a tutti i livelli, e i cartelli dei narcos, che controllano anche militarmente buona parte del paese, collusi con la politica e gli apparati dello stato, non si occupano solo di traffico di droga verso gli States, ma anche di altri business come l'immigrazione negli Usa dal Messico e da tutta l'America Centrale. E anche di lavoro.

La realtà sindacale è molto frastagliata: esiste una confederazione largamente maggioritaria - la Ctm - che è un po' il corrispettivo del Pri, partito di governo al potere in modo quasi esclusivo da più di cent'anni. La Ctm è molto spesso compromessa con le imprese, con eccezioni positive ma anche situazioni di vero e proprio controllo "mafioso" del sindacato sui lavoratori... Spesso distinguere non è agevole, e anche all'inc di questi due giorni gli inviti sono stati selezionati, ma qualche presenza evidenziava margini di ambiguità e alcune assenze erano probabilmente ingiustificate. Comunque la maggior parte dei presenti erano appartenenti a sindacati indipendenti in conflitto con la Ctm. Io stesso, insieme all'italiano prima citato, ho incontrato nei giorni successivi il legale e i dirigenti sindacali che seguono la vicenda Teksid: si tratta di un sindacato di minatori in radicale conflitto con la Ctm, che ha organizzato nei loro confronti azioni di provocazione e vere e proprie spedizioni punitive. Di questa vicenda esiste un rapporto - al momento disponibile solo in spagnolo - che il ricercatore italiano ha redatto sul campo in forma anonima per ragioni di sicurezza.

L'esercizio dello sciopero presuppone una procedura preventiva con l'azienda. Per questa ragione si distingue la “huelga” (sciopero autorizzato) e “paro” (fermata non autorizzata).

Il problema principale sono i cosiddetti Contratti di Protezione, che coprono praticamente tutte le nuove aziende e sono in crescita. Di che si tratta? Qui la discussione è stata anche tra i messicani molto accesa, perché non si tratta semplicemente di contratti filo-aziendali come potremmo pensare noi, seppur presentino similitudini ravvisabili anche altrove. Occorre aver presente la premessa di contesto (modello industriale, corruzione...) , ma anche la tradizione corporativa del sindacato messicano, finalizzata al controllo dei lavoratori.

Intanto per le nuove aziende il contratto viene concluso prima che l'azienda apra: a quel punto i lavoratori sono tenuti a passare attraverso chi ha firmato x l'assunzione. L'aspetto inquietante è che non si tratta di veri sindacati, a volte sono addirittura singoli boss che esercitano anche il ruolo di legali per l'impresa, e che risultano firmatari di contratti di protezione, e quindi referenti "sindacali", in più imprese. Non bisogna pensare a piccole aziende, uno dei casi di cui si è parlato riguarda la Honda. La stessa situazione è ravvisabile nel caso della Teksid, dove per esempio è presente la clausola che prevede che chi vuole essere assunto deve passare dal sindacato firmatario (in questo caso la Ctm).

Ovviamente non esiste alcuna vita democratica nè trasparenza, spesso i lavoratori non conoscono neanche chi ha firmato il contratto né il contenuto dei contratti stessi, che non sono pubblici. In verità, oltre all'aspetto economico, il ricorso ai Contratti di Protezione serve ad impedire che possano costituirsi sindacati indipendenti: nei fatti chi firma il contratto gode poi di un diritto di esclusiva, e non c'è quindi pluralismo sindacale. Al di là delle quote sindacali, le aziende pagano a questi pseudo sindacati cifre consistenti. D'altronde la stessa

definizione di Contratti di Protezione rimanda esplicitamente all'idea di protezione mafiosa.

Peraltro il tutto avviene con il sostegno, a volte implicito e a volte più evidente, delle autorità locali.

Il confronto si è chiuso con una dichiarazione da parte di tutti i presenti, compresi noi stranieri, che oltre a contenere l'impegno ad una iniziativa internazionale, soprattutto attraverso la pressione sulle multinazionali, definisce alcuni obbiettivi e criteri a cui uniformare l'azione sindacale, senza escludere un processo che porti da un modello basato sul sindacato d'impresa ad una vera Federazione, cosa che la CTM è solo sulla carta.

Quali impegni e obbiettivi: che i rappresentanti sindacali vengano votati così come i contratti collettivi, che il processo decisionale sia trasparente, e che la giustizia sia imparziale. In particolare si è molto insistito per il

voto sui contratti come unico, vero antidoto per evitare contratti fasulli.

Come si vede tutto il mondo è paese, con il fatto però che il Messico ha prodotto autoveicoli nel 2014 quasi dieci volte in più rispetto all'Italia, e il livello di corruzione e violenza è molto radicato.

La strada della collaborazione e pressione in rapporto alle multinazionali, molto spinta dai tedeschi è condivisibile ma altrettanto difficile, anche perché le tendenze generali - come si vede - fanno del Messico un

caso davvero particolare ma con caratteri "macro" ravvisabili a livello globale. Se il modello industriale resta questo - con il sostegno degli stessi governi - sarà difficile imporre un modello sindacale migliore.

Per quanto ci riguarda relativamente ai rapporti con Fca, abbiamo un problema in più, non avendo trovato nessuno che sia riuscito a dirmi più di tanto sull'impianto di Toluca dove producono anche la 500. La vicenda Teksid potrebbe essere invece un buon punto di partenza per stabilire rapporti più costanti e utili con il sindacato dei Mineros, oltre che per dare un segnale a Fiat anche in Italia.

Il fatto che ci sia chi, anche da un ottica di ricerca, ci sta lavorando da tempo rappresenta una condizione favorevole da valorizzare.

 

Federico Bellono, Segretario Generale Fiom Torino

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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