L’Assemblea generale del Comitato centrale della Fiom-Cgil, riunita il 9 novembre 2022, approva la relazione, le conclusioni e assume i contributi venuti dal dibattito.
Nel settore metalmeccanico, alle vertenze aperte da molti anni se ne sommano di nuove, con un impatto sull’occupazione che continua a essere drammatico. L’attesa, ripresa dopo gli anni dell’emergenza pandemica, è stata soffocata dalle conseguenze economiche della guerra in Ucraina con effetti negativi sulle condizioni di vita e di lavoro in tutto il continente europeo.
In Europa le istituzioni politiche e monetarie non stanno agendo con gli strumenti e le azioni necessarie a garantire un piano energetico, industriale e occupazionale utile a impedire la recessione. Il ritorno ai nazionalismi danneggia in primo luogo le lavoratrici e i lavoratori, aumenta la competizione tra gli Stati e indebolisce la solidarietà tra i popoli.
L’Italia rischia di essere stretta tra aumento dell’inflazione, processi di deindustrializzazione, scarsità e al tempo stesso alto costo dell’energia, mancanza di un piano straordinario contro la pandemia economica ancora in corso.
La condizione salariale delle lavoratrici e dei lavoratori sta subendo un ulteriore peggioramento a causa di un’inflazione che non raggiungeva i livelli attuali dai primi anni Ottanta e di una crisi occupazionale che tra i giovani vede un quarto della popolazione senza lavoro.
Da qualche settimana si è insediato il nuovo governo, risultato della maggioranza uscita dalle elezioni politiche dello scorso settembre. I primi provvedimenti sembrano andare in una direzione precisa, di restringimento degli spazi di democrazia e di libertà del dissenso, vedi il decreto “anti- raduni” e il decreto “migranti”. Una storia che tende a ripetersi, con l’accanimento verso le parti più deboli della società, con il tentativo di superare il reddito di cittadinanza, e verso uomini, donne e bambini che scappano dalla guerra e dalle povertà, a cui viene negata la possibilità di essere accolti in sicurezza e definiti vergognosamente “carico residuale”.
In questa fase di grande tensione economica e sociale, per il caro-vita e il caro-bollette, la vera urgenza è quella di aprire un confronto sulle crisi industriali, salariali e occupazionali. Ma ad oggi nessuna convocazione ci è arrivata né dal ministero delle Imprese, né da quello del Lavoro; l’impressione è che il governo non abbia ancora compreso l’urgenza e la drammaticità della situazione di un Paese verso la recessione.
Inoltre, la scarsità delle risorse messe a disposizione e le prime indiscrezioni sui provvedimenti che saranno inseriti nella prossima legge di bilancio per i lavoratori e l’industria sono lontane dalle reali necessità. Anche per questi motivi è necessario rimettere al centro il lavoro e l’industria per condizionare l’agenda governativa e orientare il futuro economico e sociale del paese. In tal senso nei prossimi giorni insieme a Fim e Uilm chiederemo un incontro al Governo.
Tutto questo rende sempre più urgente individuare soluzioni ai temi che sono stati alla base della piattaforma della manifestazione dell’8 ottobre scorso, a partire dalla necessità di aumentare i salari e difendere i redditi da lavoro e da pensione dall’inflazione, rafforzando la contrattazione e riformando il fisco. Allo stesso tempo occorre contrastare la precarietà e stabilizzare il lavoro, ridurre gli orari, estendere al sistema degli appalti le tutele dei contratti nazionali, fermare la strage degli omicidi sul lavoro e, infine, lavorare ad un nuovo Stato sociale, con politiche inclusive e di piena integrazione per i migranti, a partire dal superamento della legge Bossi-Fini.
Dal punto di vista contrattuale, in questi ultimi giorni sono stati raggiunti alcuni importanti obiettivi: si moltiplicano gli accordi di secondo livello e le presentazioni di piattaforme sia nei grandi gruppi nazionali che nei territori, esempi sono l’accordo integrativo per il gruppo Fincantieri e l’apertura del confronto per la contrattazione collettiva nei gruppi Stellantis, Cnhi, Iveco e Ferrari su cui è necessario praticare la riunificazione delle condizioni contrattuali e salariali dei metalmeccanici. Medesimo obiettivo sarà perseguito dalla Fiom al tavolo contrattuale unitario con Marelli per il superamento del Ccsl e il passaggio al Ccnl.
Ma è necessario anche estendere la contrattazione di secondo livello, per incidere il più possibile sulle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dai temi dell’orario e del salario.
A conferma dell’importanza del ruolo del contratto collettivo nazionale di lavoro l’Assemblea generale dà mandato alla Segreteria nazionale di lavorare alla presentazione unitaria della piattaforma per il rinnovo del contratto degli artigiani mentre valuta negativamente e chiede il superamento dell’intesa Confindustria-Ugl sul medesimo perimetro industriale, che determina un vero e proprio dumping contrattuale e rischia di indebolire i diritti dei lavoratori del settore. È ora di impedire la proliferazione dei contratti nazionali e la sovrapposizione dei campi di applicazione, anche attraverso una legge sulla rappresentanza che misuri l’effettiva rappresentatività delle organizzazioni sindacali e metta in capo ai lavoratori, con il voto, la validazione dei Ccnl e degli accordi integrativi.
È inoltre indispensabile far vivere nella loro applicazione i contratti nazionali con Federmeccanica, Unionmeccanica, Cooperative attraverso il lavoro delle commissioni e con iniziative congiunte come quella del prossimo 10 novembre contro la violenza sulle donne.
Le manifestazioni dell’8 ottobre e del 5 novembre scorsi hanno visto una forte partecipazione delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici, che hanno dato un notevolissimo apporto sia alla mobilitazione confederale “Italia, Europa, ascoltate il lavoro” che alla grande manifestazione di sabato scorso con cui a gran voce la società civile ha chiesto la fine della guerra e un negoziato che porti alla pace.
L’impegno della Fiom alla manifestazione di sabato 5 novembre, come importante e preziosa tappa che ha coalizzato lavoratrici e lavoratori, società civile, associazioni nell’impegno comune contro la guerra e in solidarietà al popolo ucraino e in generale alle persone colpite dai tanti conflitti aperti nel mondo continua: la nostra solidarietà va in particolare alle donne iraniane che lottano per i diritti di tutte e tutti, alle donne afgane sulle quali si sta spegnendo l’attenzione e il supporto della comunità internazionale, al popolo palestinese e a quello curdo in lotta per il riconoscimento della propria autodeterminazione alla cui assemblea nazionale il 19 novembre a Bologna la Fiom parteciperà.
Riteniamo a questo proposito che non possano essere operate distinzioni tra chi scappa da un conflitto, dalla fame e dalla povertà o tra chi semplicemente cerca in Europa un futuro migliore per sé e la propria famiglia e riteniamo inumano e anticostituzionale bloccare le navi umanitarie che hanno il merito di aver salvato vite umane. Le persone vanno accolte e curate senza distinzione alcuna nel rispetto del diritto internazionale.
Per questi motivi la Fiom è al fianco di chi soccorre e si colloca insieme e in mezzo al popolo della pace, crede sia necessario sostenere il prosieguo di questo percorso rinforzando le alleanze a livello territoriale e costruendone a livello europeo ed internazionale, in sinergia con la confederazione e con il sindacato europeo ed internazionale.
È necessario un forte impegno della Fiom a tutti i livelli per favorire un confronto con i lavoratori e le lavoratrici per una nuova democrazia partecipata nei luoghi di lavoro e nella società a partire dall’applicazione dei princìpi della nostra Costituzione.
La Fiom continuerà a promuovere la nascita di sezioni Anpi e a respingere le azioni violente contro le sedi confederali.
Per queste ragioni l’Assemblea generale del Comitato centrale della Fiom-Cgil si impegna a:
- sostenere con la mobilitazione le rivendicazioni a partire dalla campagna condivisa con IndustriAll Europe “Together in Action” per l’aumento dei salari in tutta Europa, consapevoli che la spirale inflazionistica sia uno dei tanti effetti sulle nostre vite della guerra, che è anche commerciale ed energetica;
- affrontare con il nuovo governo le crisi industriali salvaguardando l’occupazione attraverso la contrattazione di politiche di rigenerazione dei settori della mobilità, siderurgico, elettrodomestico, petrolchimico, telecomunicazioni ecc. con precisi vincoli sociali alle risorse del Pnrr per raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica ed energetica, a partire dal Mezzogiorno, riducendo il gap competitivo e infrastrutturale tra Nord e Sud del paese;
-rafforzare l’intervento pubblico in economia, a partire dai settori strategici, anche ampliandoli, attraverso la definizione di risorse straordinarie aggiuntive del Mef, il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti e di Invitalia a cui possono essere aggiunte le risorse dei fondi previdenziali facendo salve le garanzie di rendimento per i lavoratori;
- perseguire l’obiettivo della riduzione della tassazione del salario e la riduzione dei costi energetici;
- ottenere nuovi ammortizzatori sociali e interventi formativi pianificabili nel quinquennio che garantiscano la continuità occupazionale e una maggiore copertura dell’indennità di cassa;
- supportare la contrattazione di secondo livello per estenderla, a partire dalle piccole e medie imprese, con l’obiettivo di “una mensilità in più”;
- sostenere la piattaforma confederale unitaria su pensioni e riforma fiscale;
- ottenere un intervento straordinario per garantire la salute e la sicurezza.
Per tutte queste ragioni, l’Assemblea generale del Comitato centrale dà mandato alla Segreteria nazionale di verificare con i livelli confederali, Fim e Uilm e insieme ai livelli territoriali in assenza di risposte urgenti, la costruzione di iniziative, anche articolate, e un pacchetto di ore di sciopero da effettuarsi in sostegno alle rivendicazioni e alle piattaforme già avanzate al governo e alle controparti.
Assemblea generale del Comitato centrale Fiom-Cgil. Roma, 9 novembre 2022
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Approvato all’unanimità