I prossimi 11 e 12 maggio avrà inizio un importante percorso formativo per le delegate e i delegati della Fiom della Provincia di Ferrara nell’ambito del Progetto di formazione predisposto dalla Fiom nazionale.
La formazione ha rappresentato uno dei punti centrali della discussione dell’ultimo Congresso della Fiom e in una logica di congresso permanente – inteso come applicazione della linea politica condivisa, perché i congressi in realtà dovrebbero iniziare attraverso le azioni il giorno dopo la conclusione dei suoi atti formali – deve essere vissuta come pratica politica della nostra organizzazione.
È necessario che si riparta dall’analisi, dallo studio, dalla conoscenza, dal confronto per comprendere i fenomeni sociali, politici e sindacali, per avere una visione critica e poter elaborare e formulare un punto di vista autonomo nello svolgimento dell’azione sindacale quotidiana nel rapporto con le lavoratrici e i lavoratori.
L’analisi della dimensione generale deve necessariamente intrecciarsi con i livelli specifici, ma non in una logica di aziendalizzazione o corporativizzazione dell’azione, bensì in una di identificazione di quel comune filo conduttore che lega ogni realtà produttiva e lavorativa e che permette di far riesplodere le contraddizioni tra capitale, lavoro, e oggi anche ambiente, per elaborare strategie che portino a lavorare per un nuovo modello in termini di progresso della società e del lavoro.
Tutto questo passa dal comprendere e lottare per cambiare e migliorare le condizioni di lavoro e le condizioni sociali.
Per dei dirigenti sindacali questo passa attraverso la formazione, interpretata ed agita, appunto, come pratica politica.
È con questo spirito che approcciamo a livello ferrarese il percorso formativo, con la partecipazione di delegate e delegati che per la loro eterogeneità di esperienza sindacale e lavorativa sapranno arricchire il dibattito e il confronto.
Un territorio, quello ferrarese, di confine, che pur essendo in Emilia Romagna si colloca al di fuori della Via Emilia e della zona portuale. Un territorio senza una vocazione industriale definita, che vede la presenza di aziende molto eterogenee per produzioni (dall’automotive alla carpenteria pesante, dall’elettrodomestico al packaging, arrivando all’appalto manutentivo all’interno del polo chimico) e per tipologia di società presenti (da grandi multinazionali come Stellantis, Thyssenkrupp, Toyota, Zf a importanti aziende “familiari” che occupano centinaia di lavoratrici e lavoratori, come Fava, Officine Barbieri, Poppi e For). Un territorio che sotto il profilo sindacale vede un’importante esperienza contrattuale, in molte aziende iniziata sin dagli anni ‘60 e ‘70, affrontando aspetti salariali, di diritti e di organizzazione del lavoro.
Questa complessità si radica in una Provincia caratterizzata da significative differenze culturali e sociali che percorrono una ideale linea che va dal mare fino all’incastro tra le province di Bologna e Modena, passando per il comune capoluogo. Un territorio secondo in Italia per abbandono scolastico e per decrescita demografica.
Un territorio, quindi, che sicuramente necessita di costruire una forte coscienza, visione critica e appartenenza alla Fiom da parte di delegate e delegati che hanno la responsabilità di contribuire a far cresce l’analisi e la consapevolezza del ruolo dell’azione sindacale in un contesto sociale mutato rispetto al passato, che ha visto, tra l’altro, l’affermazione della Lega come primo partito in ogni comune della Provincia.
In conclusione, la formazione che avrà inizio nel rapporto con la struttura nazionale dovrà rappresentare solo il primo momento di un nuovo percorso di crescita e costruzione collettiva, perché le lavoratrici e i lavoratori e il territorio di Ferrara tutto hanno bisogno dell’autonomo e critico pensiero della Fiom.