Il 18 marzo 2025 presso la sede di Confindustria Verona, insieme all’Unità di Crisi della Regione Veneto, è stato raggiunto un accordo tra le parti sindacali e l’azienda in merito alla comunicazione di chiusura dello stabilimento di Valeggio sul Mincio in cui operano 45 lavoratori e lavoratrici, annunciata dalla società tramite posta certificata il 3 febbraio scorso.
Per affrontare la crisi occupazionale, è stato concordato l'utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) fino al 31 dicembre 2025. Durante questo periodo, non saranno effettuati o minacciati licenziamenti, salvo in caso di esplicita volontà del dipendente e sua non opposizione. In quest'ultimo caso, è previsto un adeguato incentivo all'esodo, commisurato all'anzianità di servizio del dipendente. Nel corso di questi 9 mesi di CIGS si promuoveranno azioni per la possibile reindustrializzazione del sito produttivo e si realizzeranno percorsi specifici relativi alle politiche attive per il lavoro con la collaborazione della Regione Veneto, finalizzati alla riqualificazione dei dipendenti in esubero con una dovuta valutazione e formazione nella prospettiva di un potenziale ricollocamento occupazionale.
“È stato raggiunto il miglior accordo possibile, data la situazione, per cercare di tutelare al meglio i lavoratori coinvolti dalla scellerata decisione della società, prettamente di carattere finanziario, di voler cessare l’attività a Verona. Con l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale si evitano licenziamenti unilaterali fino alla fine dell’anno, prevedendo durante tale periodo la possibilità di reindustrializzare il sito e di riqualificare le persone per garantire una continuità occupazionale.” Ha dichiarato Martino Braccioforte, segretario generale della Fiom di Verona, continuando a nome di tutta la segreteria provinciale: “Resta comunque forte il rammarico di vedere l’ennesima multinazionale che decide, nonostante i buoni risultati economici di bilancio realizzati negli ultimi anni proprio qui nel nostro territorio grazie alle nostre maestranze, di delocalizzare altrove la produzione per massimizzare il proprio profitto e la propria marginalità, senza la benché minima traccia di responsabilità sociale nei confronti dei propri dipendenti e del territorio. Serve urgentemente una norma anti delocalizzazione realizzata dal Governo, che con i dovuti interventi legislativi eluda ulteriori fughe improvvise di aziende. Se il Governo non decide di prendere celermente seri provvedimenti in merito, si continuerà ad assistere inermi al lento smantellamento del nostro tessuto industriale”.