Le metalmeccaniche e i metalmeccanici stanno vivendo una condizione economica e sociale molto delicata.
Sono anni che il nostro Paese vede ridursi la base produttiva e nell'attuale fase di grandi trasformazioni e di processi di transizione ecologica, digitale, energetica e tecnologica, sono mancati da parte della politica e dei governi gli orientamenti e le scelte sui temi del lavoro e dell'industria metalmeccanica.
Per il nostro settore sono sempre più urgenti interventi di politica industriale che ancora non si vedono da parte del governo attuale e senza i quali si rischiano di peggiorare la condizione economica, industriale e sociale del Paese, già caratterizzate da prospettive di particolare incertezza. È necessario rimettere al centro il lavoro nell'industria metalmeccanica e impiantistica.
La transizione ecologica e digitale si fa con le lavoratrici e i lavoratori, altrimenti si rischia di aggravare la loro condizione già appesantita da pandemia, crisi, instabilità geopolitica e da un'inflazione a livelli record, che erode il potere di acquisto dei salari. Negli ultimi decenni interi settori produttivi sono sostanzialmente spariti dal nostro Paese.
Oggi, questa dinamica non si è arrestata e rischia di compromettere settori vitali per la nostra economia come: la siderurgia, l’elettrodomestico, l’automotive, l’istallazione di impianti.
Proprio in alcuni di questi settori stiamo vivendo delle crisi strutturali che interessano anche il territorio veneziano e per alcune delle quali sono aperti dei tavoli di confronto al Mimit.
L’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, con sede anche a Marghera anche se qui in parte residuale, vive comunque le criticità che interessano tutto il settore dell’acciaio compresi le scelte sbagliate operate negli ultimi anni e la mancanza di investimenti.
La Speedline di Santa Maria di Sala, seppur alla ricerca di una soluzione, sta vivendo una delle crisi più importanti del nostro territorio. Una situazione creata dalle scelte scellerate del gruppo svizzero di delocalizzare le produzioni all’estero per chiudere lo stabilimento veneziano, licenziare 600 lavoratori e impoverire il tessuto industriale del territorio.
Superjet International, che sta ancora vivendo l’articolata vicenda legata al conflitto Russo - Ucraino e alle sanzioni ad esso collegate. Una situazione particolarmente complessa in cui a pagare sembrano essere solo i lavoratori che da più di un anno attendono una soluzione.
Niche Fusina Rolled Products (ex SLIM) dopo il salvataggio dell’azienda e di tutti i lavoratori occupati ad oggi persistono forti difficoltà di carichi di lavoro a causa di un mercato Europeo influenzato dal conflitto in atto (Russia/Ucraina) e dall’eccesso di offerta dai paesi asiatici.
Porto Marghera: assistiamo da diversi anni al disimpegno e mancati investimenti su tutta l’area industriale a scapito di lavorazioni povere e di altra natura che nulla hanno a che fare con la vocazione manifatturiera che tanto ha dato al tessuto economico del territorio.
Le aziende metalmeccaniche devono essere al centro del rilancio di quest’area, coinvolgendo l’ENI e tutte le istituzioni territoriali e nazionali affinché gli investimenti siano certi e credibili.
Nel Veneto Orientale abbiamo dovuto registrare la chiusura della DL Radiators, a seguito della decisione del gruppo De Longhi di spostare le produzioni altrove.
Sempre in quell’area permane la crisi della Peg Perego, che si sta gestendo con ammortizzatori sociali e uscite volontarie ormai da diversi anni senza che si riesca ad intravedere una discontinuità e la messa in sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici.
Questi solo per citare gli ambiti nei quali le scelte sbagliate, l'assenza di strategia, di prospettiva e, soprattutto, l'assenza di un ruolo guida dei vari Governi che si sono succeduti, hanno determinato l'imbocco di una pericolosa china discendente. Il mercato, se lasciato solo a governarsi, produce un impoverimento del tessuto produttivo e guadagni sempre più grandi per pochi.
La necessità è quella di politiche industriali chiare, a partire dai tavoli di crisi aperti.
Serviranno strategie industriali che impediscano delocalizzazioni, acquisizioni finalizzate esclusivamente a creare valore e dividendi agli azionisti che spessa producano desertificazione industriale dei territori.
Per il rilancio dell'industria bisogna investire in formazione da promuovere lungo tutta la carriera lavorativa per aggiornare le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori, necessarie per affrontare i processi di innovazione tecnologica.
Il Governo deve aprire un vero confronto con le imprese e i sindacati per co-progettare il futuro dell'industria metalmeccanica in Italia, puntando a sostenere, accompagnare e aumentare l'occupazione, tutelare il salario, migliorare le condizioni di lavoro, ridurre l'impatto ambientale, promuovere modelli di partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese e il miglioramento di salute e sicurezza.
Fim, Fiom e Uilm hanno un'idea chiara di ciò che è necessario per affrontare questa fase storica molto delicata e vogliono essere ascoltate e coinvolte nelle scelte.
Per questi motivi i metalmeccanici veneziani si mobiliteranno con uno sciopero di 4 ore venerdì 7 luglio, alla fine di ogni turno di lavoro, con presidi e volantinaggio in tutte le aziende.
Segreterie Provinciali Fim Fiom e Uilm di Venezia